Come un fiore sbocciato tra il mare e il deserto: a dieci anni dalla sua ideazione verrà inaugurato dal principe Mohamed bin Zayed e dal presidente francese, Emmanuel Macron, il Museo del Louvre di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti (Eau), una sorta di faraonica ‘città-museo’ firmata dall’architetto Jean-Nouvel, in vista dell’apertura al pubblico sabato con concerti e spettacoli di artisti del mondo intero.
Costruito sull’isola di Saadiyat, il museo ispirato a una Medina orientale e coperto da un’immensa cupola in acciaio pesante quasi quanto la Torre Eiffel si propone come simbolo di ‘tolleranza’.
Uno scrigno universale – primo del genere nel mondo arabo – che metterà in luce opere di tutte le epoche e civiltà. Tra i pezzi esposti, un Corano del VI/o secolo, una Bibbia gotica e una Torah dello Yemen. Nel quadro del trentennale accordo di partenariato da un miliardo di euro, il Louvre di Parigi ha prestato al cugino del deserto pure il ‘Ritratto di Dama’ – la Belle Ferronière – di Leonardo Da Vinci.
Per garantire la sicurezza e la buona conservazione delle opere in cui le temperature superano spesso i 40 gradi sono state adottate misure eccezionali.
A detta del presidente dell’Authority per il Turismo e la Cultura, Mohamed Khalifa Al Mubarak, il nuovo Louvre d’Arabia è un elemento chiave della strategia culturale del suo Paese nonché dimostrazione di una nazione tollerante e aperta alla diversità. Questo museo è molto più universale del Louvre parigino in quanto porta in sé l’idea di un museo di diversi continenti e diverse civiltà, commenta l’ex ministro francese della Cultura e attuale direttore dell’Institut du Monde Arabe di Parigi, Jack Lang, ritenendolo un “progetto di speranza per l’avvento di un mondo rispettoso delle opinioni altrui e della diversità dinanzi al fanatismo e al terrorismo.
Solo il 5% del museo, con 23 gallerie permanenti, verrà destinato all’arte moderna e contemporanea. Compito del ‘Louvre des sables’ – come lo hanno ribattezzato i francesi per via della vicinanza con il deserto – sarà riflettere i temi universali, lo scambio tra culture, le influenze comuni tra le civiltà, dalla Preistoria fino ai giorni nostri, passando per l’Antico Egitto, la Grecia o la Roma imperiale.
Sotto l’elmo in acciaio di 180 metri di diametro si nascondono 55 edifici bianchi ispirati alle Medine orientali in cui sorgono i dipartimenti e le gallerie. Il puzzle di 7.850 stelle metalliche che compone il soffitto fa filtrare un gioco di luci e ombre ispirato ai suk orientali, una ‘pioggia di luce’, la definisce Jean Nouvel.
Inizialmente stimata a 600 milioni di euro, il costo della struttura è lievitato a causa dei ritardi. In passato, diverse Ong francesi protestarono per la messa in ‘vendita di un marchio’ come il Louvre, mentre Human Rights Watch espresse preoccupazione per le condizioni di lavoro degli operai dell’immenso cantiere, in maggioranza migranti provenienti da paesi poveri.
Il Louvre Abu Dhabi è il primo di tre musei ad aprire le porte sulla cosiddetta Isola della Felicità. Dovrebbero seguire una filiale del Museo Guggenheim firmata da Franck Gehry e lo Zayed National Museum di Norman Foster. Gli Emirati Arabi Uniti realizzano una politica di ‘soft power’ per guadagnare visibilità internazionale come il vicino Qatar particolarmente attivo in campo culturale e sportivo.
A detta di molti, Louvre Abu Dhabi è anche uno straordinario ‘scudo’ geopolitico a protezione del Paese. Frutto di un accordo inter-governativo firmato nel 2007, la costruzione dell’opera è passata per tre presidenti: Jacques Chirac, che l’approvò, Nicolas Sarkozy e Francois Hollande. Ma oggi sotto ai riflettori ci sarà il giovane Emmanuel Macron insieme ovviamente al principe padrone di casa, Mohamed bin Zayed.