Dopo il coronavirus niente sarà come prima. Ma c’è spazio per un mondo migliore

Tutti parlano della Fase 2 come un ritorno alla normalità, ma la sensazione è dopo il coronavirus nulla sarà come prima. E in fondo sarebbe un errore sognare un ritorno al passato piuttosto che avanzamento verso il futuro. Perché fare un passo indietro quando si ha la possibilità di fare un passo avanti? Dopo il coronavirus niente sarà come prima. Ma possiamo regalarci un mondo migliore La pandemia che ha travolto il mondo sta lasciando ai governi e alle persone diverse lezioni che devono essere apprese. Alcune pratiche, altre ideologiche, alcune concrete, altre astratte. Un esempio concreto? La speranza è che ad esempio l’Italia approfitti della situazione per rafforzare il sistema sanitario vittima di tanti tagli. I medici e gli infermieri meritano rispetto e meritano un futuro migliore. Tornare indietro sarebbe un errore. Siamo chiamati ad andare avanti. È un dovere morale, un atto dovuto. Anche per onorare le tante persone che hanno perso la vita in queste settimane nere per la storia del Paese.

 Anche la politica potrebbe imparare qualcosa. Gli scontri non si sono mai esauriti, ma per una volta abbiamo potuto apprezzare uno sforzo. Quello di confrontarsi con professionalità anche fuori dagli studi televisivi, anche lontani da una telecamere. Le divergenze restano, ma di fronte a un bene comune si lavora per superarle insieme. La classe politica italiana ha riscoperto un valore che è alla base della democrazia: quello del confronto. E la speranza è che questo possa rimanere ben saldo al centro del Parlamento.

 Ma il cambiamento riguarda tutti. Dopo anni in cui abbiamo abbandonato le interazioni sociali dirette affidandoci ai social network stiamo riscoprendo il valore del contatto, del faccia a faccia della vicinanza. Senza il supporto tecnologico saremmo stati abbandonati, ma da solo non può bastare. La vita reale e quella virtuale possono convivere. Ognuna deve avere un proprio spazio nella vita di ognuno di noi. Non torniamo a chiuderci nelle nostre stanze quando tutto sarà finito. Usciamo, quando sarà possibile farlo.

Anche il mondo del lavoro potrebbe imparare una lezione importante. Lo smart working, il lavoro intelligente, il lavoro da casa non sono parolacce, non sono offese. Sono alternative concrete che, laddove possibile, rappresentano una valida alternativa all’attività in ufficio. Non sempre, non per tutto e non per tutti, ma non possiamo farci sfuggire questa occasione per fare un deciso passo in avanti.

Ma il mondo dovrà fare i conti anche con sfide difficili da gestire. Dopo mesi passati a scoraggiare l’uso delle automobili, i Paesi dovranno fare i conti con la paura anche legittima delle persone che con ogni probabilità eviteranno di spostarsi con i mezzi pubblici. E questo avrà conseguenze sull’inquinamento. Non sarà semplice neanche rilanciare l’attività di ristoranti, discoteche, bar, pub. Dobbiamo crescere non vivere nella paura. Quando vinceremo questa sfida potremmo regalarci un mondo migliore.

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