Dopo il rublo, sta crollando l’euro: i risparmi sono a rischio?

L’euro perde valore, mercoledì 27 aprile ha raggiunto il livello più basso registrato dai mercati in Europa dal 2017. Fino ad ora era riuscito ad andare di pari passo col dollaro (che oggi sta reggendo meglio le tensioni geopolitiche e gli squilibri commerciali). Ma cosa c’entra tutto questo con le minacce di Putin, la guerra che continua a essere combattuta alle porte del territorio Ue e le forniture di gas russo sospese? Secondo gli analisti esperti, la recessione è sempre più vicina. Questo vuol dire che i nostri risparmi sono a rischio?

Dopo il rublo crolla l’euro

Durante la giornata di negoziazione, il valore dell’euro è sceso dell’1,6% mercoledì 27 aprile, registrando il prezzo più debole da aprile 2017. La valuta ha riportato perdite pari a circa il 7% dall’inizio del 2022.

L’euro, utilizzato da 19 paesi in Ue, è stato spinto al ribasso dopo l’aumento dei prezzi del gas europeo, aumentati di quasi il 30% dopo che Gazprom – società che fornisce gas e di proprietà statale russa – ha dichiarato che avrebbe “fermato completamente” la distribuzione in Bulgaria e Polonia, a causa del “mancato pagamento in rubli”. È una decisione questa che fa seguito al decreto firmato dal presidente russo Vladimir Putin, che a marzo ha ordinato ai “paesi ostili” di pagare il gas russo utilizzando la sua valuta ufficiale, sebbene i contratti generalmente richiedessero il pagamento in dollari.

Perché l’Europa è a rischio recessione

L’Europa sta facendo i conti con il continuo aumento dei prezzi dell’energia da settimane ormai. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, a fine febbraio, i costi delle materie prime si sono alzati e il valore di mercato delle stesse è stato sempre più oscillante (ma con una costante tendenza al rialzo) per via delle interruzioni aggravate dal lato dell’offerta, che hanno alimentato e continueranno ad alimentare ulteriormente l’inflazione.

Uno scenario che, purtroppo, non anticipa niente di buono. Secondo il Fondo monetario internazionale, infatti, questa situazione contribuirà a tagliare sempre di più “i redditi delle famiglie e i profitti delle imprese”. Non a caso, l’Organizzazione finanziaria internazionale ha ridotto la sua proiezione di crescita per l’area dell’euro per il 2022 (dal 3,9% fissato a gennaio al 2,8%), affermando che il conflitto avrà “gravi conseguenze economiche per l’Europa”, soprattutto perché scoppiato quando la ripresa dalla pandemia era ancora in fase di avviamento. Il FMI ha anche ridotto le sue previsioni di crescita globale per il 2022 al 3,6%, prima fissate al 4,4%.

Inoltre, secondo gli analisti, se l’embargo russo fosse esteso ad altri Paesi europei, le cose potrebbero addirittura precipitare, spingendo sempre di più l’Europa verso la recessione.

I nostri risparmi sono a rischio?

Quando il rublo ha iniziato a perdere valore, molti russi sono corsi in banca a prelevare i propri risparmi e/o a scambiare gli stessi con valuta estera.

Con l’inflazione alle stelle e la recessione che incombe in Europa, dovremmo fare lo stesso noi? Considerando l’incertezza che contraddistingue il panorama economico in questo momento, è naturale preoccuparsi del proprio futuro. Ma prima di prendere tutti i soldi che abbiamo in banca e metterli sotto il materasso per tenerli al sicuro, forse è meglio valutare quello che è il panorama generale e non farsi prendere dal panico.

Una recessione, secondo il National Bureau of Economic Research, è “un calo significativo dell’attività economica” che si estende a tutta l’economia e dura più di pochi mesi. Questo vuol dire che i nostri risparmi sono a rischio? Non proprio, non ora per lo meno. Durante un periodo di forte crisi come questo, infatti, gli esperti consigliano di concentrarsi maggiormente sulle proprie linee di credito (riducendo i propri debiti, non esagerando con le spese e creando un fondo da usare per le emergenze e magari assicurando il proprio conto corrente).

Con l’inflazione e i prezzi in aumento, è proprio il potere di acquisto (e di credito) a essere in pericolo. E in teoria, quando si lavora, i propri guadagni dovrebbero tenere il passo con i tassi di inflazione, che diminuisce il potere d’acquisto dei risparmi (ovvero del denaro fermo). Per questo gli esperti consigliano di investire.

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