I lavori effettuati hanno interessato i giardini, i terrazzamenti panoramici ai piedi della Rocca civica, due ettari di campagna nel cuore della città e gli interni. Per fortuna sono straordinariamente conservati nelle decorazioni, negli arredi, negli oggetti e nelle opere d’arte della collezione di famiglia, che annovera tra i capolavori tre ritratti di Giovanni Battista Moroni (1521 circa-1579/1580): Il Ritratto di Isotta Brembati, quello di Giovanni Gerolamo Grumelli, meglio noto come Il Cavaliere in rosa, e il Ritratto di signora anziana.

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Fonte: @Matteo Cupella 2021 – FAI

Lo Scalone d’onore di Palazzo Moroni a Bergamo

A dire il vero, già il 27 e il 28 giugno del 2020, il FAI aveva aperto i giardini e l’ortaglia come evento eccezionale: un vero e proprio omaggio a Bergamo, una delle città italiane più colpite dal Covid-19, con un’apertura dedicata a tutto il personale sanitario.

Un anno dopo rispetto a questo appuntamento, si sono conclusi i lavori nella parte del palazzo caratterizzata da affreschi seicenteschi – i cui soggetti danno il nome alle sale: la Sala dell’Età dell’oro, la Sala dei Giganti, la Sala di Ercole e la Sala della Gerusalemme liberata – realizzati dal pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli (1604-1656), che sono tra i primi e più pregevoli esempi di pittura barocca in Lombardia.

Alla fine del 2022 è invece partito il restauro delle cinque stanze che finalmente, dal 22 novembre in poi, saranno aperte a tutti: si potranno ammirare sete preziose, ceramiche orientali e francesi, arredi laccati e in stile impero e decorazioni ad affresco che riproducono stucchi a trompe-l’oeil e si alternano a fantasiosi soggetti che prendono ispirazione dal mondo classico ed esotico.

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Fonte: @Barbara Verduci 2023

La Sala Turca all’interno di Palazzo Moroni, bene del FAI a Bergamo

Cosa aspettarsi

Grazie ai vari interventi realizzati – tutti con il sostegno di Regione Lombardia e il contributo di numerose aziende e privati – è ora possibile andare alla scoperta dell’intero piano nobile e di tutto il mezzanino. L’attuale allestimento rispecchia la storia e le modifiche volute nei secoli dalla famiglia Moroni.

Ciò non toglie che i recenti lavori e l’apertura al pubblico abbiano reso necessari alcuni interventi da parte del FAI per adattare gli ambienti alle esigenze del percorso di visita e per riallestire alcune sale parzialmente prive di arredi.

Il riallestimento è ispirato a precisi criteri filologici e museografici fedeli al valore storico e artistico di Palazzo Moroni e, allo stesso tempo, alla volontà di mantenere senza soluzione di continuità l’atmosfera della dimora.

L’intervento più significativo ha riguardato soprattutto la Sala Turca e l’appartamento del Conte del Mezzanino, che sono stati riarredati utilizzando mobili e oggetti provenienti da donazioni, allestiti dal FAI in maniera armoniosa e coerente con lo spirito del luogo e lo stile della casa, in modo da restituire una testimonianza storica scientificamente attendibile e il più possibile fedele all’originale.

Ben oltre 50 pezzi, provenienti dai depositi del FAI, sono stati ricollocati all’interno delle sale: arredi Impero della dimora di Lucca di Roberto Martinelli (2021) e dalla casa di Torino di Gabriele Manfredi (2016), oggetti d’arte francesi e cinesi donati dalla famiglia Zegna (2023), lampade e tappeti recuperati dall’edificio di Pordenone (legato Marilena Busato) (2022), un gruppo di stampe donato da Cristina Bottino, il bel set da toilette in argento di manifattura viennese del 1817, recentemente offerto proprio per Palazzo Moroni da Giuseppe Venturini.

Infine, un importante prestito temporaneo proveniente da Casa e Collezione Laura ha trovato posto nelle sale del Palazzo: si tratta di alcuni oggetti inglesi, francesi e giapponesi e parte della raccolta di pezzi di Cina in bianco e blu di epoca Ming (XVI secolo) e Kangxi (fine XVII – inizio XVIII secolo), provenienti dalle stanze chiuse al pubblico della dimora del FAI a Ospedaletti e quindi ora valorizzati e fruibili.

Fonte: Serena Proietti Colonna