Dossieraggio e politica: ‘Mercoledì e giovedi la Commissione antimafia ascolterà Melillo e Cantone’

 

La vicenda è partita ad agosto 2023, quando venne aperta un’indagine su quella che si ipotizzava sia un’attività di dossieraggio con al centro il finanziere Pasquale Striano, facente parte del gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo delle Sos, le Segnalazioni di operazioni bancarie sospette. Accertamenti partiti da una denuncia del Ministro della Difesa, Guido Crosetto che si sono poi estesi, con “numerose” persone sentite ed una “rilevante quantità” di documenti esaminati. L’evento che ha fatto partire la denuncia di Crosetto è stato un articolo pubblicato sul quotidiano ‘Domani’ a ottobre 2022, dove si affermava che il ministro aveva ricevuto 1,8 milioni di euro da Leonardo, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza.

Striano procedeva a strascico. «Solo per motivi di indagine», ha spiegato inizialmente lui. Abusando del proprio ruolo, secondo la procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone. Anche perché spesso le ricerche partivano da richieste di giornalisti: cinque sono quelli indagati, su un totale di sedici persone sotto inchiesta. Tra di esse anche il sostituto procuratore della Dna, Antonio Laudati, all’epoca dei fatti responsabile della sezione che gestiva le Segnalazioni di operazione sospette (Sos) provenienti dalle banche e dagli istituti finanziari. A Laudati sono contestati 4 episodi. Sui quali si dichiara «assolutamente estraneo», spiega il suo avvocato Andrea Castaldo. Laudati sarà ascoltato nei prossimi giorni perché il suo interrogatorio ha subito uno slittamento.

«Risponderemo a tutte le domande, dimostrando e chiarendo la nostra completa estraneità ai fatti contestati», dice Castaldo. Che aggiunge: «L’attuale vicenda processuale nasce a seguito di una relazione di servizio a firma di Laudati rivolta alla Procura della Repubblica di Roma, nella quale si circostanziavano irregolarità commesse da un ufficiale della Guardia di Finanza». In ogni caso, gli addebiti contestati a Laudati non riguardano personaggi politicamente esposti, spiega Castaldo.

Dalle 66 pagine dell’invito a comparire inviato da Perugia a Striano emergono personaggi noti non solo della politica e dello spettacolo (Striano ha interrogato i database su Fedez), ma anche dello sport, con un particolare interesse sulla Juventus: figurano Andrea Agnelli (su di lui una ricerca nel 2021, quando era presidente della Juventus), Massimiliano Allegri e il calciatore Cristiano Ronaldo.

La procura di Perugia ritiene di avere le prove dello spionaggio di Striano, che cercava informazioni sensibili su politici, imprenditori, uomini della finanza e dello sport: ci sono accessi alle banche dati delle Sos, a quelle tributarie e al sistema interno della Dna che conserva anche documenti giudiziari. I reati contestati sono, a vario titolo, quelli di accesso abusivo a sistemi informatici e banche dati, falso e divulgazione di informazioni riservate.

L’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi. La deputata e moglie di Silvio Berlusconi, Marta Fascina. I ministri Guido Crosetto, Alfredo Urso, Francesco Lollobrigida, Gilberto Pichetto Fratin, Marina Elvira Calderone, i sottosegretari Giovanbattista Fazzolari, Claudio Durigon e Andrea Delmastro. E ancora il deputato Fabio Rampelli, Denis Verdini, l’avvocato Piero Amara, Olivia Paladino, la compagna di Giuseppe Conte, Irene Pivetti, Marco Carrai, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina e l’imprenditore Gaetano Caltagirone. Sono alcuni dei nomi che si leggono nelle carte dell’inchiesta di Perugia sulle attività di accesso illecito alle banche dati e presunto dossieraggio a carico del luogotenente della Finanza Pasquale Striano, fino a qualche mese fa in servizio alla Direzione nazionale antimafia.

Striano è accusato di aver effettuato centinaia di accessi abusivi agli archivi, in assenza di un qualsiasi input investigativo. Si tratta, però, di una goccia nel mare: nel lunghissimo capo di imputazione, infatti, vengono contestati a Striano circa 800 episodi di intrusione illecita su un totale di 5.000 accessi a database statali da lui fatti dal 2018 fino a qualche mese fa in qualità di funzionario della Dna a capo del “Gruppo Sos”.

La procura di Perugia ritiene di avere le prove dello spionaggio di Striano, che cercava informazioni sensibili su politici, imprenditori, uomini della finanza e dello sport: ci sono accessi alle banche dati delle Sos, a quelle tributarie e al sistema interno della Dna che conserva anche documenti giudiziari. I reati contestati sono, a vario titolo, quelli di accesso abusivo a sistemi informatici e banche dati, falso e divulgazione di informazioni riservate.

Tra le persone oggetto di sorveglianza da parte di Pasquale Striano, un ex comandante del gruppo Sos attualmente coinvolto in indagini per accessi impropri ai database della procura nazionale antimafia, si trovano figure di spicco come Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, insieme a Vittorio Colao e Letizia Moratti.

L’elenco delle personalità scrutinate attraverso il database delle segnalazioni di operazioni sospette potrebbe ancora ampliarsi. Attualmente, circa una quindicina di individui, tra cui il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano e Antonio Laudati, ex sostituto alla procura nazionale antimafia, sono sotto indagine per questo caso. Le indagini condotte dalla procura di Perugia sono ancora nelle fasi iniziali. Questa vicenda è ora sotto l’attenzione delle commissioni parlamentari d’inchiesta e del Consiglio superiore della magistratura, evidenziando la serietà e la portata del caso.

Oltre a Striano, è coinvolto un magistrato e 15 giornalisti, tra cui tre del quotidiano Domani: Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, gli autori del primo articolo sui legami con Crosetto e Leonardo. Questi non sono accusati di diffamazione o falsità, ma di aver condotto indagini giornalistiche basate su documenti autentici ottenuti da fonti giudiziarie, rischiando fino a 5 anni di carcere. Inoltre, emerge che Striano non ha ricevuto denaro da chi potrebbe avergli fornito le informazioni.

I procuratori di Perugia, Raffaele Cantone e Giovanni Melillo dell’Antimafia, hanno espresso il loro desiderio di testimoniare dinanzi al Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura, al presidente della Commissione antimafia e al presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Queste richieste non sono casuali: Cantone guida l’inchiesta in corso, mentre Melillo attualmente presiede la Direzione nazionale antimafia, dove i due indagati chiave, Pasquale Striano e Antonio Laudati, hanno precedentemente operato. Striano, accusato di centinaia di accessi impropri al database delle Segnalazioni di operazioni sospette, e Laudati, ex sostituto procuratore antimafia, sono stati entrambi coinvolti nella ricezione delle segnalazioni operative.

Durante il periodo preso in considerazione, il procuratore capo della Direzione nazionale antimafia era Federico Cafiero de Raho, attualmente membro del Movimento Cinque Stelle. In passato, Cafiero de Raho ha respinto fermamente l’idea di un’unità di dossieraggio interna alla direzione nazionale antimafia. Tuttavia, Melillo e Cantone ritengono ora “necessario” e “urgente” richiedere la loro audizione, ritenendola fondamentale per le valutazioni riservate del Consiglio superiore della magistratura, del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e della Commissione antimafia. Quest’ultima sta già procedendo con l’esame della richiesta, e nelle prossime ore l’ufficio di presidenza, guidato da Chiara Colosimo, si riunirà per valutare la richiesta dei due magistrati.

La Lega sostiene che i dati, soprattutto di cittadini di centrodestra e politici vicini al Carroccio, siano stati oggetto di setacciamento e chiede al Copasir di indagare in modo approfondito “fino alla completa chiarezza sui fatti”, con particolare attenzione alle audizioni dei vertici attuali e passati della Guardia di Finanza e dell’Antimafia. La Lega definisce gli eventi come un attacco alla Repubblica e alla democrazia. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, va oltre e chiede una pronuncia del Consiglio superiore della magistratura sui fatti, oltre a richiedere un’ispezione immediata alla Procura nazionale antimafia, definendo lo scandalo degno di un’indagine parlamentare bicamerale.

Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, che risulta tra i nominativi spiati, commenta dicendo che non è piacevole scoprire che qualcuno sta esaminando la propria vita, anche se non si ha nulla da nascondere. Toti aggiunge che lo spiare le figure istituzionali, politici e personalità di spicco è il risultato di una mentalità malata che si è diffusa nel Paese, basata sull’idea che ci sia sempre qualcosa di oscuro o torbido. Questo, secondo Toti, è il frutto di un odio sociale diffuso e rappresenta una visione distorta della realtà.

Oltre al ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha denunciato la vicenda facendo scattare l’inchiesta, ci sono altri tre esponenti del governo in carica: i ministri delle Imprese Adolfo Urso e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida,  e poi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. E ancora il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, mentre un altro nome sul quale il finanziere avrebbe interrogato i sistemi informatici in cerca di notizie è l’ex sottosegretario leghista Claudio Durigon. L’indagine è partita lo scorso agosto, quando la Procura di Perugia ha iniziato a interessarsi del caso di dossieraggio nei confronti di politici e altri personaggi in vista, emerso dopo una denuncia di Guido Crosetto a seguito di un articolo del Domani che riportava dati sensibili del ministro e accessibili solo a “persone autorizzate”.

Lo scopo? Una macchina del fango con il megafono dei giornali cui arrivavano le notizie riservate. Striano lavorava per il pm antimafia Antonio Laudati, ex procuratore capo a Bari ed ex inquisitore di Silvio Berlusconi nello scandalo delle escort di Tarantini.  Il Giornale dà un’altra interessante notizia: “Nei sei mesi di indagine gli inquirenti guidati da Raffaele Cantone hanno individuato una serie di beneficiari delle notizie carpite da Laudati e dal suo sottufficiale di fiducia. Nell’invito a comparire inviato a Laudati come complice viene indicato solo Striano, mentre nell’invito notificato al finanziere compaiono tutti i nomi dei co-indagati. Tra questi ci sono anche dei giornalisti che avrebbero ricevuto dal finanziere gli atti «succhiati» al sistema della Dna. Gli unici nomi che trapelano (ma potrebbero esservene anche altri) sono tutti in forza al Domani, il quotidiano di proprietà di Carlo De Benedetti: Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia“.

Il Domani difende i cronisti finito nel mirino della Procura di Perugia parlando di attacco al giornalismo di inchiesta e di intimidazione nei confronti di chi attacca il potere. Mentre Il Fatto, riferendo dell’inchiesta, precisa: ‘L’accusa di accesso abusivo è la più pesante: in totale nei quattro capi di imputazione che riguardano Laudati e Striano la procura contesta ben 319 ricerche su nominativi di persone e società. Alcune di queste ricerche riguardano una contestazione specifica per Laudati, ossia quella di aver attivato un dossier per interesse personale’.

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, in merito all’inchiesta ha commentato: “Scopro dalla stampa di oggi di essere finito nell’attività di dossieraggio orchestrata in modo illecito e con illecite finalità da ignobili individui che invece di servire lo Stato lo mettono alla berlina”.  “L’inchiesta di Perugia su questi signori – prosegue – sia implacabile con chi, pagato dai cittadini, approfitta del suo ruolo di responsabilità nelle istituzioni per rovistare nei dati sensibili di 100 persone, la maggior parte di centrodestra, oltretutto neanche lontanamente implicate in indagini giudiziarie. Gli artefici di queste attività siano buttati fuori dalla magistratura e dalla Guardia di Finanza”.

 L’ufficio di presidenza della Commissione antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, ha calendarizzato le audizioni del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo per mercoledì 6 marzo alle ore 16,30, e quella del procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone, per giovedì 7 marzo alle ore 10.

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