Tutto il centrodestra attendeva le parole di Giovanni Melillo, il magistrato a capo della Procura nazionale antimafia all’interno della quale è esploso lo scandalo dossieraggio. Il governo vuole sapere se «c’è un regista» e «un disegno generale» dietro alle migliaia di informazioni che avrebbe raccolto illegalmente il finanziere Pasquale Striano, alcune delle quali finite sui giornali. E Melillo, parlando di fronte alla commissione parlamentare Antimafia, deve ammettere che i «fatti estremamente gravi» emersi finora «paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale». Ci sono «molti elementi – prosegue quindi Melillo – che confliggono con l’idea di un’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele». Insomma, Striano, con ogni probabilità, non avrebbe agito da solo.
“La gravità dei fatti in corso di accertamento è estrema”. Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha lanciato l’allarme durante l’audizione in commissione Antimafia. L’inchiesta di Perugia sul presunto dossieraggio rischia di allargarsi. “Risultano accessi abusivi alle Sos” – le Segnalazioni di operazioni sospette- “avvenuti anche nelle scorse settimane”, ha informato il procuratore, “per mani diverse da quelle attribuite oggi” dai magistrati. Melillo ha dunque fornito elementi ulteriori di gravità, spiegando non tanto tra le righe che Striano non può avere agito da solo. Ha quindi esordito spiegando che la richiesta di essere audito nasce da uno “spirito di sincera collaborazione” tra le istituzioni. E anche per spegnere “le polemiche scomposte fatte per incrinare l’immagine dell’Antimafia e della Banca d’Italia”.
“Le condotte attribuite al sottotenente Striano, al di là degli eventuali accertamenti investigativi, mi paiono difficilmente compatibili con logiche di deviazione individuali”, ha precisato il procuratore nazionale Antimafia. Affermando che si tratta di “una valutazione mia. Ma in passato ho avuto esperienza diretta di dossieraggi abusivi. Non mi pare insomma l’iniziativa di un singolo ufficiale, ipoteticamente infedele: in ogni caso – ha aggiunto Melillo- elemento centrale dell’inchiesta del collega Cantone sarà proprio la definizione della figura e del sistema di relazioni di Striano”.
Melillo durante l’audizione ha voluto difendere il suo ufficio dalle polemiche: “L’ufficio che ho l’onore e la responsabilità di dirigere può dire di avere le carte pienamente in regola. Avendo sviluppato con grande impegno un’azione di profonda trasformazione dei metodi e delle prassi di lavoro, nella piena trasparenza delle scelte e con la condivisione unanime di tutti i procuratori distrettuali. Potrà essere interessante rilevare che nella nostra banca dati c’è solo una ridotta percentuale delle Sos trasmesse da Uif (Unità di informazioni finanziarie). Dal 2018 al 2023” si è trattato del “8-16% di tutte le Sos generate dal sistema finanziario”, ha detto spiegando il meccanismo delle Segnalazioni di operazioni sospette. “Tutte le Sos a noi sono trasmesse, ma criptate, e il meccanismo di protezione criptografica viene meno e la Sos è leggibile solo quando quella Sos si incrocia con i dati presenti nella nostra banca dati e relativi a procedimenti” legati alle indagini antimafia e anti terrorismo. Mentre “le altre restano illeggibili”.
La possibilità di accedere a quelle informazioni è evidentemente «frutto della debolezza dei sistemi digitali che le contengono». I numerosi accessi abusivi riscontrati, sottolinea il procuratore, sono equiparabili a «un’“attacco informatico”. Una vera e propria minaccia interna». I dati che avrebbe raccolto Striano non erano però stati «esfiltrati solo dalla nostra banca-dati, che è ben lontana dall’essere un buco nero, ma anche da altri sistemi, come il “Serpico” dell’Agenzia delle Entrate, che serve a controllare i redditi, e il “Siva”, che serve a controllare operazioni finanziarie anomale». Melillo vuole rendere chiaro che la sua procura non è «un colabrodo», ma è evidente «l’assoluta necessità di un innalzamento dei sistemi di prevenzione e resilienza dagli attacchi informatici». Specie in un momento delicato della vita democratica del Paese come quello che precede le elezioni Europee.
Dall’audizione di Melillo emerge un quadro più che preoccupante. Ed è esattamente quello che il centrodestra si aspettava di sentire. D’altronde, a essere colpita dall’attività di dossieraggio è soprattutto «una determinata area politica, che era quella che andava formando l’attuale maggioranza e il governo», evidenzia Melillo. Il procuratore nazionale aveva chiesto di poter essere ascoltato in Commissione per evitare «strumentalizzazioni», «speculazioni», «disinformazione». Vuole proteggere la sua Procura, ma il centrodestra sa bene che l’inchiesta di Perugia avrà inevitabilmente un peso nella narrazione politica e uno spazio all’interno delle campagne elettorali di questi mesi, come già il caso del comizio del centrodestra in Abruzzo, lunedì scorso, ha dimostrato. E un ulteriore esempio arriva dalle polemiche che nascono durante l’audizione, alla quale partecipa il senatore M5S Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia proprio nel periodo al quale si riferiscono le indagini. «Inopportuno», rinfacciano gli uomini di maggioranza. «Ma è un mio diritto da parlamentare», si difende Cafiero De Raho.
Salvini, mette nel mirino i giornalisti coinvolti nell’inchiesta, perché «si parla di libertà di stampa», ma in questo caso, dice, si tratta di «complicità nella commissione di un reato». Attacchi a cui si unisce il capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri, che chiede di «cambiare i vertici della procura antimafia».
‘Penso che sia molto grave che ci siano stati 800 accessi non legittimi. Su questo bisogna vederci chiaro. Siamo tra quelli che auspicavano la comparizione oggi di Melillo e Cantone per fare piena chiarezza. D’altra parte, però, questa vicenda non deve intaccare in alcun modo la libertà di stampa che è sacrosanta e non vorremmo che fosse strumentalizzata dalle destre per colpire in maniera generalizzata autorità che fanno un lavoro importantissimo, come la Direzione nazionale antimafia o per colpire la stampa. Non sarebbe la prima volta, noi questo non lo accettiamo’. ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein a Chieti Scalo.