Dov’è lo Stato?

Crisi ideologica e di valori in corso nel mondo giovanile finiscono per favorire il diffondersi di droga, criminalità e comportamenti di rifiuto sociale. Proprio le generazioni terroristiche sono state uno spunto per allontanare i giovani dall’impegno politico, inculcando in loro il mito del successo da raggiungere presto e con ogni mezzo, inducendoli a convivere e ad adeguarsi a sopraffazione e corruzione. Privandoli in questo modo del sogno di poter cambiare in meglio la società, con le loro lotte e idee. Spesso sono i sogni che aiutano a vivere. Se tutto ciò sia stato il frutto di un disegno politico ben preciso o di una naturale involuzione storica è difficile affermarlo. Resta la frustrazione di quanti per troppi anni sono stati messi nella condizione di votare per chi prometteva loro un posto di lavoro cui avevano diritto o di chi non si è visto riconosciuti diritti fondamentali pur formalmente tutelati addirittura dalla Costituzione, quali quello all’assistenza sanitaria o allo studio gratuito per i meno abbienti. Dalla frustrazione alla scelta di un ripiego in comportamenti smodati quali uso di alcool, di sostanze stupefacenti, ingresso nelle file della criminalità, il passo può essere breve e sono sintomi di un malessere e di un rifiuto giovanile della società in cui si vive. Le responsabilità dello Stato vanno individuate nel non essersi adoperato per garantire a tutti una migliore qualità della vita e la certezza del futuro. Interi quartieri sono stati progettati e realizzati senza che venissero previste aree di verde attrezzato o luoghi di ritrovo dove poter incontrarsi, confrontarsi e svolgere insieme attività culturali e fare sport. Poco o nulla si è fatto per garantire migliori condizioni di studio, per combattere l’evasione scolastica o per adeguare l’offerta di sapere alle esigenze del mercato del lavoro e valorizzare così le capacità dei singoli. La scuola potrebbe far tanto ma gli stessi tagli non fanno altro che aggravare una situazione che necessiterebbe di maggior attenzione. E’ proprio nelle degradate periferie urbane, nelle enormi sacche di disoccupati e sottoccupati che il disagio è più manifesto. L’enorme diffusione della droga e criminalità è anche e soprattutto figlia della crisi delle istituzioni. Uno Stato in cui le tasse non le pagano i più ricchi, ma chi una vita intera lavora, in cui gli autori di efferate stragi e di piani eversivi sembrano godere di potenti protezioni e la cui classe politica per troppi anni si è sforzata di far passare per concessioni quelli che sono diritti inalienabili, non può poi sperare di essere credibile quando si rivolge ai giovani dicendo che drogarsi fa male e chi è un evasore fiscale è un ladro. Non ha l’autorità morale perché possa essere ascoltato. In genere come accade in tutti i campi, a fronte di un intervento pubblico carente fioriscono iniziative da parte del volontariato e privati, in grado di fornire istituti di aiuto e assistenza ai giovani e non specie per chi è caduto in balia della tossicodipendenza. Resta però da sottolineare che lo Stato esiste allo scopo di compiere e mettersi al servizio del bene di tutti i cittadini e il non sapere come compiere il suo dovere lo metterebbe in condizione di non avere più ragione di esistere.

Maria Gravano

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