Dall’aggiornamento annuale degli indicatori di benessere dell’Istat emergono importanti differenze tra Nord e Sud e tra città e campagna
Ogni anno l’Istat pubblica l’aggiornamento del sistema degli indicatori del benessere equo e sostenibile dei territori. I 70 indicatori statistici dell’edizione 2022 sono articolati in 11 domini. Ovvero salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, ricerca e creatività, qualità dei servizi. Dai dati raccolti dall’istituto di ricerca nazionale emerge quali sono i territori in Italia dove si vive meglio.
Nord contro Sud e città contro campagna: dove si vive meglio in Italia
L’Istat offre infatti un quadro che aiuta a capire meglio dove si concentrano, a livello geografico, i vantaggi e gli svantaggi di ogni aspetto della vita. Cercando di analizzare anche l’evoluzione nel tempo delle varie aree e le loro peculiarità. Gli indicatori bes sono dunque indispensabili per identificare e capire le diseguaglianze.
Anche quest’anno il dualismo di Nord e Sud e la penalizzazione del Mezzogiorno rimangono chiavi di lettura per molte componenti del documento. Nonostante nuove dinamiche, nate anche per via della pandemia di Covid, nei domini di salute, istruzione, lavoro e benessere economico si notano ancora grandi discrepanze tra le due macro regioni del Paese. E il coronavirus sembrerebbe averne accentuato il divario.
Si vive peggio al Sud, dunque? Non proprio. Altri domini non delineano la stessa polarizzazione geografica. Ma evidenziano invece diversità tra le aree urbane e le aree rurali. In città è più facile accedere alla formazione continua, usufruire di infrastrutture tradizionali e digitali e alle cure mediche senza viaggiare. Nonostante l’alta criminalità predatoria.
Dove si vive meglio in Italia: al Nord l’aspettativa di vita è più alta
Nel 2021 la stima della speranza di vita alla nascita è di 82,4 anni, in rialzo, almeno a livello nazionale, dopo l’anno terribile del Covid. Si vive di più al Nord, mentre al Sud l’aspettativa di vita è di 81,3 anni. In calo rispetto al 2020 di 6 mesi e rispetto al 2019 di ben 13 mesi.
A spiegare il grosso divario in questo contesto è il diverso impatto della pandemia nei vari territori e i diversi modi e tempi con cui il coronavirus ha colpito le diverse parti d’Italia.
Dove si vive meglio in Italia: i dati che riguardano scuola e mobilità post laurea
Il 43,6% che frequentano la terza media non ha un’adeguata competenza numerica. Il dato cala al Nord, arrivando al 35,8%, e al Centro, al 40%, mentre raggiunge il 60% al Sud. Critica la situazione nelle province di Crotone, Agrigento e Palermo, mentre le percentuali più basse si registrano a Sondrio e Belluno. Stanno peggio le ragazze.
Nonostante tutto la partecipazione alla formazione continua, cioè la percentuale di persone tra i 25 e i 64 anni che hanno partecipato ad attività di istruzione e formazione, è più alta a Vibo Valentia, Enna, Brindisi, Cagliari e Ragusa.
Nel 2020 ben 5,4 giovani cittadini italiani laureati ogni 1.000 hanno lasciato l’Italia. Il bilancio con l’estero rimane negativo per tutte le province italiane. Al Centro Nord è però compensato dai flussi migratori interni, che invece penalizzano i territori del Mezzogiorno.
L’indicatore mobilità dei giovani laureati italiani tra i 25 i 39 anni mostra le diverse capacità dei territori di attirare e trattenere capitale umano giovane e qualificato. In tal senso le città del Nord e del Centro sono quelle dove si registrano valori più alti.
Dove si vive meglio in Italia: dove c’è più lavoro e dove più disoccupazione
Nel 2021 il tasso di occupazione della popolazione tra i 20 e i 64 anni non torna ai livelli pre-pandemia nonostante la netta ripresa. In questo caso a essere più penalizzate rimangono le province più colpite dalla prima ondata pandemia, come Padova, Belluno e Bolzano. Ma rimangono in negativo anche Massa Carrara e Fermo.
Al Sud invece la maggior parte delle province ha recuperato o superato il livello di occupazione pre-pandemia, con segnali molto forti per Frosinone, Enna, Lecce e Nuoro. Importanti eccezioni al Sud sono osservate però a Sassari, Campobasso, Brindisi e Siracusa.
Tra la provincia con il più alto tasso di occupazione, Bolzano (75,8%), e quella con il tasso più basso, Caltanissetta (40,8%), si osserva un distacco di ben 35 punti percentuali. Prima della pandemia era di 40,5 punti.
Dove si vive meglio in Italia: dove sono gli stipendi più alti e per chi
Il benessere economico rispecchia anche la situazione occupazionale. Il reddito medio nazionale è di 20.658,10 euro. Nella provincia di Milano di 29.631,40 euro, ben 2,7 volte quello di Vibo Valentia, di 10.828,90 euro.
I dipendenti uomini guadagnano più delle dipendenti, 23.858,50 euro contro 16.285,40 euro. I gap territoriali e di genere, in questo caso, sono aumentati. Al Sud e in Abruzzo si concentrano tutte le province dove il benessere economico è inferiore.
Si nota però nel 2021 una riduzione nazionale della vulnerabilità delle famiglie indebitate, anche grazie agli interventi del Governo e alla tradizionale propensione al risparmio degli italiani nei tempi di crisi.
Scende infatti il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari, ossia il rapporto percentuale tra le consistenze delle nuove sofferenze (i prestiti a soggetti insolventi o difficili da recuperare in 12 mesi) e lo stock dei prestiti non in sofferenze nell’anno.
Dove si vive meglio in Italia e dove si punta di più sull’accessibilità
Per quanto riguarda le relazioni sociali, l’indicatore sulle scuole accessibili rileva che solo il 33,1% degli edifici scolastici è completamente privo di barriere architettoniche. Solo una scuola su tre possiede dunque ascensori, bagni, porte e scale a norma, oltre che rampe o servoscala dove necessario. Nel Nord la quota sale al 38%, mentre al Sud scende al 27,7%.
Tuttavia si osservano all’interno delle macro aree molte differenze. Nel Nord Ovest ci sono infatti la provincia più virtuosa, Bergamo (56,5%), e quelle con la percentuale più bassa di scuole adatte agli studenti con disabilità, Genova e La Spezia (19,1%).
Dove si vive meglio in Italia: l’indicatore sulle carceri e le istituzioni
Il dominio politica e istituzioni offre un quadro piuttosto variegato. Ad esempio l’indicatore affollamento delle carceri, misurato come rapporto percentuale tra i detenuti presenti negli istituti di detenzione e il totale dei posti disponibili definiti dalla capienza regolamentare. La media in Italia è particolarmente critica, al 106,5%.
Si osservano percentuali molte alte ovunque, dalla provincia di Brindisi (175,4%) a quella Brescia (173,5%), passando per quella di Latina (161%). Il valore medio nazionale segnala per il 2021 un ulteriore peggioramento a livello nazionale, dopo la temporanea mitigazione prodotta dalle misure adottate nella prima fase dell’emergenza da Covid.
Siamo comunque a livelli inferiori rispetto a quelli pre-pandemia, anche se rispetto al 2019 sono più sovraffollate le prigioni di ben 14 province, su cui svettano Crotone e Brindisi.
Dove si vive meglio in Italia: reati e criminalità più alti nelle metropoli
Mediamente in Italia sono denunciati 336,2 reati predatori ogni 100 mila abitanti. Si tratta di furti in abitazione, borseggi e rapine. Il dato ha registrato un forte calo rispetto al periodo pre-pandemico.
Si registrano in particolare furti in abitazione, 180,9 denunce ogni 100 mila abitanti, mentre sono meno frequenti le rapine, 33 ogni 100 mila abitanti. Le denunce di borseggi toccano il minimo a Enna (4,4) e il massimo a Milano (428,5).
L’indicatore conferma che sono meno sicure le città metropolitane del Centro Nord, dove si verificano molti più reati predatori che nel resto d’Italia.
Le città metropolitane del Sud hanno valori sotto la media, nonostante una situazione articolata che comprende le punte di maggiore intensità a Napoli (102,3 denunce ogni 100 mila abitanti) e il dati particolarmente bassi a Messina (14,3) e Reggio Calabria (15,9).
Al netto delle città metropolitane, le province con i tassi più elevati rispetto alla media nazionale sono in Emilia Romagna e in Toscana. Tutti i dati confermano che la sicurezza è inferiore nelle città e nelle province prevalentemente urbane.
Fa eccezione Bolzano. Nonostante sia una provincia prevalentemente rurale, conta 107,9 denunce ogni 100 mila abitanti per reati predatori.
Dove si vive meglio in Italia: valorizzazione del territorio e ambiente
La valorizzazione del patrimonio, misurata dalla densità e dalla rilevanza del patrimonio museale, rilevata nel 2021 è ancora in crisi rispetto al 2019. A soffrire sono le città d’arte e i territori con i poli museali più importanti, come Roma, Napoli, Firenze e Milano.
Ci sono diversi indicatori che mostrano i cambiamenti climatici. L’indice di durata dei periodi di caldo, che consente di identificare periodi prolungati e intensi di caldo, mostra che in 67 province su 107 sono state rilevate temperature più alte nel 2021 rispetto alla media. Le anomalie peggiori sono state riscontrate in Puglia.
L’indice dei giorni consecutivi senza pioggia, che invece indica i periodi di siccità, mostra in 54 province valori più alti rispetto alla mediana del periodo compreso tra il 1981 e il 2010. In particolare nel Sud Sardegna e a Cagliari, con uno scarto di oltre 20 giorni.
C’è poi l’indice di precipitazioni molto intense, che rappresenta il numero di giorni dell’anno in cui sono stati rilevati 50 mm di pioggia in una una giornata.
È utile per capire dove è più a rischio l’incolumità delle persone, che potrebbero rimanere vittime di alluvioni o frane. Nella provincia di Lecco sono stati rilevati 2,5 giorni in più della mediana, in ben 54 province variazioni uguali o superiori a 1 giorno.
Dove si vive meglio in Italia: migliorano ovunque i dati su internet veloce
La pandemia ha costretto tutto i mondo a ripensare a modo di lavorare, imparare, interagire. Rendendo necessari interventi sulle infrastrutture digitali.
Nel 2021 il 44,4% delle famiglie ha avuto accesso a reti internet di nuova generazione ad alta capacità FTTP, con una crescita del 14,4% rispetto al 2019 e del 10,7% rispetto al 2020. Si registrano grandi passi avanti per il Centro e il Sud, dove la percentuale delle famiglie con accesso a FTTP sale rispettivamente al 13,6% e all’11,7%
Nella provincia di Prato si registra la percentuale più alta (86,4%), mentre in quella del Sud Sardegna la percentuale più bassa (8,2%). Oltre l’85% delle famiglie rimane esclusa dalla connessione veloce nelle province di Bolzano, Imperia, Lecce, Cosenza, Vibo Valentia, Nuoro e Oristano. Nelle grandi città come Roma e Milano la media è oltre il 70%.
Dove si vive meglio in Italia e dove si ha miglior accesso ai servizi essenziali
Un altro indicatore chiave è l’emigrazione ospedaliera in altre regioni, cioè la percentuale di persone che hanno avuto un ricovero ospedaliero in regime ordinario per eventi acuti fuori dalla propria regione di residenza – non solo per scelta del paziente ma anche per mancanza di figure professionali adeguate.
Il tasso si attesta al 7,3%, in calo rispetto al periodo pre-pandemico proprio per via delle misure anti Covid. Le differenze territoriali, anche in questo caso, sono molto marcate. Circa l’11,4% dei ricoverati residenti nel Sud si è dovuto spostare fuori regione. Al Nord la percentuale è solo del 5,6%.
Tra le province con i livelli più bassi emergono Sondrio, Lecco, Bergamo e Ravenna (meno del 2,5%). I livelli più alti si registrano nelle regioni più piccole, come la provincia di Isernia in Molise (28,2%) e quella di Matera in Basilicata (28,9%). Mediamente i flussi sono più alti nelle province prevalentemente rurali.
Dove si vive meglio in Italia: le conclusioni e gli altri approfondimenti
Insomma, è davvero difficile dire quale sia il luogo migliore in cui vivere in Italia, considerando le grandi differenze tra i singoli territori e le necessità peculiari delle varie famiglie o del singolo.