Una sentenza del Tribunale di Roma ci dice che i dpcm con cui Conte sta governando da quasi da un anno sono atti con cui salta a piè pari il parlamento. Il Tribunale è stato chiamato a esprimersi su un contenzioso in cui è finito un esercizio commerciale da sfrattare per morosità a causa del mancato pagamento canoni per la chiusura imposta dai divieti nell’ambito dell’emergenza coronavirus. Il giudice ha concluso che i dpcm ‘siano viziati da violazioni per difetto di motivazione e da molteplici profili di illegittimità’. Dunque non producono effetti concreti dal punto di vista giurisprudenziale. E sono da annullare. Il giudice spiega inoltre che i decreti con cui è intervenuto il governo non sono di ‘natura normativa’, bensì ‘amministrativa’, e dunque in quanto tali dovrebbero fare riferimento a una legge già esistente.
Il tribunale civile di Roma cita tutti i Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale, Baldassarre, Marini, Cassese. E ancora, spiega come non vi sia alcuna legge ordinaria ‘che attribuisce il potere al Consiglio dei ministri di dichiarare lo stato di emergenza per rischio sanitario’. In breve, i dpcm sono incostituzionali. Nella sentenza si legge anche che ‘hanno imposto una rinnovazione della limitazione dei diritti di libertà’. Invece avrebbero richiesto ‘un ulteriore passaggio in Parlamento diverso’ che come è noto non c’è mai stato. ‘Si tratta pertanto di provvedimenti contrastanti con gli articoli che vanno dal 13 al 22 della Costituzione e con la disciplina dell’art 77 Cost., come rilevato da autorevole dottrina costituzionale’, conclude il giudice.