Draghi a due facce

Giovedì la sfuriata, dopo che il suo governo era andato sotto più volte, venerdì bonaccia e sobrietà. Diverso il contesto e i  toni. Nella sua conferenza stampa ha parlato di dialogo e rispetto delle forze politiche e del Parlamento. Difficile gestire una maggioranza eterogenea nata dall’emergenza pandemica e per di più alle prese con la campagna elettorale per le prossime politiche a meno di un anno. Draghi ha tutto il diritto di pretendere dalla sua maggioranza lealtà onde evitare che i provvedimenti presi in Consiglio dei Ministri vengano poi disfatti in Parlamento. Le sfuriate dei Premier ci sono sempre state e tenute nascoste all’ interno del Palazzo perché quando trapelano all’esterno segnano la fine dei governi . Ma non è il caso dell’esecutivo Draghi perché non ci sono alternative come è ben chiaro a tutti, forze politiche e cittadini. Un esecutivo che non può essere logorato quotidianamente per evitare una sorta di paralisi progressiva. Quindi battere i pugni sul tavolo, ogni tanto, può dare frutti buoni. Ma gridare non basta, anzi alla lunga potrebbe fare apparire un Premier impotente e incapace di guidare l’azione di governo. Quindi Draghi sembra essersi reso conto che l’attuale maggioranza di governo va gestita con saggezza politica e non con il pugno di ferro del banchiere. Occorre che le due facce di Draghi combacino. Nello stesso tempo devono coincidere la leadership del Premier e il contributo convergente dei partiti. E’ l’abilità nel gestire i due aspetti che si richiede ad un uomo autorevole come Draghi . Sembra che questa dimensione stia mancando e i partiti di ciò sono consapevoli e per questo perdono tempo ad accapigliarsi su questioni minori. Pur tuttavia non si può certo negare la prerogativa che la Costituzione assegna al Parlamento di modificare i provvedimenti varati dal Governo. Ma una maggioranza che sostiene un esecutivo deve dar  prova di coesione e non apparire scollata e senza fiducia in se stessa. Il fatto che Draghi dopo la sfuriata sia tornato sui suoi passi manifestando apertamente la volontà di un maggior dialogo con le forze politiche che sostengono il suo esecutivo, apre un orizzonte ampio in cui ciascuno può individuare il suo ruolo. Gli interessi in campo sono tanti e rilevanti: attuazione del PNRR e nomine pubbliche a tutti i livelli. L’abilità di un Premier consiste nel tracciare un cammino che non adombri l’azione del governo ma nello stesso tempo stemperi i contrasti con i leader dei partiti.

Andrea Viscardi

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