Draghi al Senato prima del vertice Ue: il messaggio di fiducia

Il premier Mario Draghi si presenta ieri  in Senato per fare il punto sui temi che affronterà con i leader dei Paesi membri, tra i quali Covid-19,  la produzione dei vaccini, la politica industriale e mercato unico, digitalizzazione, rapporti con la Russia e situazione geopolitica nel Mediterraneo.

Draghi premette l’importanza del passaggio in Parlamento prima di un vertice di rilievo internazionale in quanto “le comunicazioni alle Camere consentono un pieno coinvolgimento del Parlamento” e annuncia inoltre la presenza per una parte del Consiglio europeo del presidente degli Stati Uniti a dimostrazione di una nuova linfa nei rapporti oltreoceano: “Prima di tutto vorrei esprimere forte soddisfazione per la partecipazione del presidente degli Usa Biden a un segmento del Consiglio “, presenza che “conferma la volontà di imprimere un forte slancio alle relazioni con l’Ue”, ha detto il premier.

Accanto a lui in Aula, per il governo, i ministri della Pubblica amministrazione Renato Brunetta quello dell’Innovazione tecnologica Vittorio Colao, il responsabile dei Rapporti con il Parlamento Federico D’incà, la ministra degli Interni Luciana Lamorgese e quello dell’Agricoltura Stefano Patuanelli.

Come primo punto del suo discorso Mario Draghi affronta il quadro epidemiologico in Italia e la risposta vaccinale al Covid-19: “A un anno di distanza dobbiamo fare tutto il possibile per la soluzione della crisi. Sappiamo come farlo, abbiamo 4 vaccini  sicuri e efficaci, ad aprile arriva anche Johnson & Johnson. L’obiettivo è vaccinare quante più persone possibile nel più breve tempo possibile”, ha detto il presidente del Consiglio, con l’intenzione di trasmettere un “messaggio di fiducia a tutti voi e agli italiani”.

“Siamo già all’opera per compensare il ritardo di questi mesi. L’accelerazione della campagna vaccinale è già visibile nei dati. Nelle prime tre settimane di marzo la media delle somministrazioni è stata pari a 170mila dosi al giorno, più del doppio della media dei due mesi precedenti. Il nostro obiettivo è portare il ritmo a mezzo milione al giorno” ha detto Draghi confermando ancora una volta l’obiettivo delle 500mila somministrazioni quotidiane.

“Se paragonate al resto d’Europa, le cose qui già ora vanno abbastanza bene – ha affermato ancora. Per vaccini fatti, l’Italia è seconda dopo la Spagna, ma per i noti motivi l’Unione Europea si colloca dietro molti altri Paesi”.

E ha esortato a prendere esempio dalla Gran Bretagna: “Nel Regno Unito, giusto per fare un esempio, la campagna vaccinale procede più rapidamente, anche se bisogna dire che le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi in numero sono paragonabili a quelle dell’Italia. Però vediamo cosa abbiamo da imparare da quell’esperienza e anche da quella di altri Paesi”.

Sul tema delle vaccinazioni il presidente del Consiglio ha poi criticato le Regioni: “Le differenze tra le Regioni nella somministrazioni delle dosi sono difficili da accettare. Le Regioni seguano le priorità del piano nazionale”.

“Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale. Dobbiamo essere uniti nell’uscita dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo, insieme, nei mesi precedenti”, è il richiamo espresso da Draghi.

Sul piano europeo il presidente del Consiglio ha illustrato il progetto della Commissione del certificato verde digitale, per permettere ai cittadini vaccinati di tornare a viaggiare tra Stati membri sottolineando come “la libertà di movimento deve andare di pari passo con la garanzia della salute“. E ha inoltre delineato la situazione dell’Ue sul fronte vaccinale.

“La pandemia rende evidente l’opportunità di investire sulla capacità produttiva di vaccini in Europa” sostiene Draghi per il quale diventa fondamentale, “ricostruire una filiera che non sia vulnerabile agli choc e alle decisioni che avvengono all’esterno”, aggiungendo inoltre: “Si parla molto di autonomia strategica, in riferimento alla sicurezza e al mercato unico, ma la prima autonomia strategica oggi è quella dei vaccini”.

“Finora Covax ha assicurato quasi 30 milioni di dosi, il nostro auspicio è rendere sempre più efficace questo meccanismo” ha spiegato ancora Draghi.

“Sulla campagna vaccinale è necessario rafforzare la credibilità dell’Ue e Covax è lo strumento migliore per farlo. Gli Stati aderenti includono Stati Uniti e Cina – ha aggiunto – L’Unione Europea vi partecipa in modo cospicuo: la Commissione Europea ha infatti impegnato un miliardo di euro. L’Italia è stata tra i primi Paesi a contribuirvi nel 2020, con 86 milioni di euro. Il grande merito di Covax è garantire la distribuzione dei vaccini secondo le effettive necessità dei Paesi riceventi, e non in base all’interesse politico o economico o geopolitico dei donatori”.

Se da una parte le energie sono concentrato sull’azione di contrasto all’epidemia, lo sguardo del premier è rivolto al futuro anche a breve termine: “Mentre stiamo vaccinando è bene cominciare a pianificare le aperture” parole che hanno strappato l’applauso del Senato.

“Noi stiamo guardando attentamente i dati sui contagi, ma insomma se la situazione epidemiologica lo consentirà la scuola aprirà in primis, anche nelle zone rosse alla fine delle misure restrittive in vigore, già dopo Pasqua, speriamo” ha detto Draghi.

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