‘Questo G7 è stato veramente un successo, i paesi hanno riaffermato piena e grande coesione, grande unità di vedute in particolare per la guerra in Ucraina. Il G7 ha detto che è pronto a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, abbiamo anche riaffermato il nostro impegno sul fronte delle sanzioni, che è essenziale per portare la Russia al tavolo dei negoziati. Tutti i leader concordano sulla necessità di limitare i nostri finanziamenti alla Russia e che occorre rimuovere la causa principale di questa inflazione. Abbiamo dato mandato ai ministri di lavorare con urgenza a un tetto ai prezzi del gas, la Commissione ha detto poi che accelererà il suo lavoro su questo. E’ una decisione che accogliamo con favore’, afferma il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sulla conclusione del Vertice G7 di Elmau. Il nostro premier ha poi chiarito che il presidente russo Vladimir Putin non sarà presente al G20: ‘E’ stato importante vedersi perché siamo riusciti a concordare una linea comune, l’Italia sta già aiutando l’Indonesia ma occorre che tutti siano vicini al Presidente per renderlo un successo. Alla luce degli eventi questo non è scontato. Il presidente Widodo esclude la presenza di Putin, che non verrà’. Mario Draghi ha assunto nel corso del G7 una reale posizione di guida, annotando una grande coesione che ci fa andare avanti sul tetto al prezzo del gas. Tra Mario Draghi e Giuseppe Conte c’è stata una pace fatta e in giornata torneranno a sentirsi e l’incontro, previsto inizialmente nel pomeriggio di oggi, è slittato a lunedì. Molti, dentro e fuori il Movimento 5 Stelle, sono pronti a scommettere che l’aria di crisi tornerà a ripresentarsi, visto che tra i pentastellati la frattura si fa ogni giorno più profonda. C’è chi insiste sulla necessità di sostenere l’esecutivo, chi invece spinge per la rottura. In pratica la navigazione del governo Draghi resta turbolenta. Se è sventato il rischio dello strappo con i Cinque stelle, si aprono due nuovi fronti caldi: la realizzazione del termovalorizzatore nella città di Roma e lo stop ai fondi per il Superbonus 110. La data da sottolineare è sempre il 4 luglio prossimo. Lunedì mattina approda nell’Aula di Montecitorio, per la discussione generale, il Dl Aiuti: un pacchetto da 6,8 miliardi di euro che ha nel bonus da 200 euro la misura cardine. I partiti di maggioranza cercano di piazzare le bandierine, il Decreto Aiuti va convertito in legge entro il 16 luglio e dovrà essere esaminato anche dal Senato. Una corsa a ostacoli dove il rischio di uno scivolone per l’esecutivo Draghi è molto alto. La minaccia arriva dal fronte contiano e il premier Draghi dovrà affidarsi alla diplomazia per controllare le potenziali tentazioni kamikaze dei pentastellati visto che minacciano di alzare le barricate. Per ora le minacce risultano controllate ma resta l’ostacolo principale del voto in Aula. La fiducia, per ora, Mario Draghi la valuta al Senato come extrema ratio. Nella congiunta della commissione Bilancio e Finanze della Camera, l’emendamento M5S al Dl aiuti che puntava a bloccare la costruzione termovalorizzatore è stato bocciato. Passa, invece, l’emendamento, presentato dal centrodestra, che introduce una stretta al reddito di cittadinanza: il rifiuto di un’offerta di lavoro congrua determinerà la perdita del sussidio. L’altro ostacolo, contenuto nel Decreto aiuti, è lo stop al rifinanziamento del Superbonus: M5s e centrodestra spingono per il rifinanziamento. Per ora l’esecutivo non cede. Un esponente del governo spiega: ‘Non ci saranno passi indietro su Superbonus e termovalorizzatore’. Da Palazzo Chigi non temono imboscate anche se i contiani mettono pressione. Draghi è fermo sul no e per ora concede solo un ampliamento della platea di soggetti autorizzati alla cessione dei crediti. Una piccola concessione. Che però non chiude il dossier.
Andrea Viscardi