Per dare forma al desiderio di un Draghi al centro della politica italiana si è costituito un Movimento Spontaneo di cittadini favorevoli alla transizione verso un governo guidato dall’ex governatore di Bankitalia, passo che dovrebbe preludere a un’elezione a Presidente della Repubblica. ‘Ci appelliamo a tutti i cittadini italiani per chiedere a Mario Draghi di guidare il Paese e a tutti i gruppi politici di lavorare con lui per 18 mesi per poi andare al voto’, si legge nella lettera d’intenti del Movimento.
‘In questo momento di grave crisi ma di grande opportunità, l’Italia ha bisogno di essere guidata da un uomo di governo preparato sotto il profilo finanziario ed economico, con una grandissima esperienza alle spalle, rispettato ed ascoltato da tutti e in tutto il mondo’, si legge nel messaggio del Movimento presieduto dall’imprenditore Stefano Cautero.
Draghi viene definito come un ‘uomo credibile’ che potrebbe prendersi la responsabilità di assumere ‘scelte forti per il bene del Paese’.
A sostenere il raggruppamento pro-Draghi ci sarebbero solo semplici cittadini, nessuna ‘figura politica rodata o di spicco’.
Infine, l’appello a tutto il popolo italiano affinché si unisca a noi in grande numero per chiedere a Mario Draghi di assumere un impegno per il Suo e per il nostro Paese. 18 mesi alla guida del governo per uscire dall’emergenza sanitaria e avviare la ripresa del Paese, per poi essere proposto e votato da tutti alla Presidenza della Repubblica allo scadere del mandato dell’attuale Presidente Sergio Mattarella.
In realtà con la crisi che ha portato alla formazione del governo Draghi si fa sempre più incerta la corsa per scegliere il successore di Sergio Mattarella al Quirinale. La speranza della vecchia maggioranza di centrosinistra che sosteneva il Conte 2 (Pd-M5S-Leu) era quella di poter eleggere tramite un accordo al proprio interno il nuovo capo dello Stato (il mandato di Mattarella scade il 3 febbraio 2022). Ma, prima la rottura con Italia Viva, poi l’espulsione dal M5S di 15 senatori e 21 deputati, hanno reso i numeri del centrosinistra non più autosufficienti.
Il 3 gennaio 2022 il presidente della Camera convocherà i 630 deputati, i 321 senatori e i 58 delegati regionali. Ricordiamo che nelle prime tre sedute servono i due terzi dell’assemblea (673 voti) per eleggere il capo dello Stato, dal quarto scrutinio in poi si scende alla maggioranza assoluta (505).
Il calcolo della suddivisione tra le coalizioni dei delegati regionali è abbastanza facile, visto che da qui alla primavera del 2022 non ci saranno nuove elezioni regionali, a parte quella della Calabria. Al centrosinistra dovrebbero andare 26 delegati regionali, 32 al centrodestra.
La maggioranza di centrosinistra che ha sostenuto il governo Conte (M5S, Pd e Leu, più altri alleati minori) ha prima perso il sostegno di una quarantina di parlamentari di Italia Viva. Poi, dopo il via libera al governo Draghi, ha visto l’espulsione di 36 parlamentari del M5S che non hanno votato la fiducia all’ex governatore della Bce. Al momento, la pattuglia di grandi elettori del centrosinistra si ferma a quota 459, vale a dire 46 in meno della quota minima (505) che servirebbe per eleggere il capo dello Stato dal quarto scrutinio.
Il centrodestra (Lega, FdI, Fi e alleati minori), allo stato attuale ha 437 grandi elettori. E diventa decisiva quella pattuglia di 112 grandi elettori (da Italia Viva a +Europa, passando per la zona grigia del gruppo misto) che non possono essere immediatamente ricondotti né all’alleanza M5S-Pd-Leu né a quella Lega-FdI-Fi.
Alla luce di questo scenario, nei giorni scorsi era circolata l’ipotesi che i partiti potessero chiedere a Mattarella la disponibilità a un bis a tempo, un po’ quello che era successo con Giorgio Napolitano nel 2013. In sostanza, Mattarella verrebbe rieletto a inizio 2022, per poi dimettersi nella primavera del 2023, dopo l’elezione del nuovo parlamento. Con un nuovo parlamento ci sarebbero nuovi equilibri. E non è escluso che Mario Draghi, finito il suo lavoro a Palazzo Chigi, possa essere in grado di riconfermare l’ampia maggioranza che lo ha voluto premier anche per la corsa al Quirinale.
Per Massimo Cacciari l‘ipotesi più probabile è che Draghi diventi presidente della Repubblica l’anno prossimo e quindi elezioni subito dopo, nella primavera del 2022. Il governo sembra proprio confezionato per arrivare a questo obiettivo. Se avessero voluto un esecutivo fino al 2023 avrebbero messo solo tecnici, ma se Draghi va al Quirinale tutti questi politici come trovano l’accordo senza l’ex presidente della Bce nel 2022? Poi la politica italiana è l’irrazionale puro e tutto può accadere, ma l’ipotesi più probabile è Draghi Capo dello Stato ed elezioni politiche nella primavera del 2022.