Il nervosismo del Presidente del Consiglio si era già avvertito nell’intervista rilasciata a Pasqua al Corriere della Sera:” Non sono stanco e non ho intenzione di abbandonare il mio incarico. Ho intenzione di governare secondo il mandato che il Presidente della Repubblica mi ha affidato. Questo è decisivo”. Il conflitto bellico ucraino ha messo in secondo piano la situazione politica in Italia, ma sulle questioni di governo sta per iniziare il giro di boa. Draghi non si vuol assolutamente rassegnare alla prospettiva che l’ultimo scorcio di legislatura diventi una lunga ed estenuante campagna elettorale e in tal senso cerca di mandare messaggi chiari alle forze politiche che sostengono la maggioranza di governo. Ma i destinatari dei messaggi sembrano indifferenti e continuano con i soliti giochi di posizione. Ma il programma di governo va portato a compimento. L’idea che le tensioni internazionali dovute alla guerra in corso tra Russia e Ucraina possano nascondere tutte le tensioni interne e che nessuno nella maggioranza abbia voglia di rompere, è vissuto nel governo come una scusante dietro alla quale si cela la volontà di non adempiere in modo trasparente agli impegni assunti. Il Premier considera normali certe dinamiche partitiche e fa finta di nulla ma il suo obiettivo è quello di tenere la barra dritta e puntare al pacchetto di riforme ancora da realizzare e varare la legge di bilancio. Ma il galleggiamento delle forze politiche e la loro costante ricerca dei distinguo, che è fisiologica in vista delle politiche del prossimo anno, stanno mettendo Draghi alle strette. Cercherà di richiamare l’attenzione sui temi controversi e innalzare barriere ‘invalicabili’: fa parte del suo dna di banchiere. A giugno ci sarà il test delle amministrative il cui risultato porterà con sé altri scossoni nella maggioranza. Già Salvini e Conte sono presi da patemi d’animo che per certi versi li accomuna. Il primo teme il sorpasso della Meloni, ormai scontato, almeno secondo i sondaggi. Il secondo appare un pesce fuor d’acqua che deve fare i conti con Di Maio che di fatto è il vero leader dei 5 Stelle e decide le candidature; per non parlare della sua ‘avversione’ verso Draghi, mai nascosta nemmeno durante le elezioni del Presidente della Repubblica. L’uno e l’altro potrebbero essere tentati di provare ad anticipare le elezioni ad ottobre per non arrivare logorati alla primavera del prossimo anno. In tal caso il Pd di Enrico Letta potrebbe approfittare per spingere verso elezioni autunnali. Del resto il Pd dopo aver gestito la pandemia e la guerra con Salvini e Berlusconi, varasse con loro anche l’ultima finanziaria, su cosa costruirebbe la sua campagna elettorale per fronteggiare la Meloni? Il rischio imminente è che tra la competizione fratricida del centrodestra e un centrosinistra ormai dissolto, ci ritroveremo un governo in balia delle onde. Certo Draghi consiglia ai partiti che sostengono la maggioranza di presentarsi ai propri elettori con i successi ottenuti nonostante una situazione difficile; ma se il consiglio verrà disatteso, il governo non potrà restare alla finestra ad aspettare la propria fine. Il giro di boa è iniziato.
Andrea Viscardi