Draghi ottiene la fiducia ma il governo cade: “Game over”, cosa succede ora e quando si vota

Decisivi i no del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, il premier Draghi è pronto a dimettersi nuovamente. Possibili elezioni il 2 ottobre

La mozione Casini, che sostanzialmente prevedeva la fiducia incondizionata al premier Mario Draghi, passa solamente con 95 sì e 38 no. Una fiducia che non basta a far proseguire l’avventura di Draghi a capo del governo, poiché il premier cercava il sostegno di tutta la maggioranza. Lega e Forza Italia, oltre a Fratelli d’Italia, hanno votato no. Stessa scelta da parte del Movimento 5 Stelle, anche se alcuni senatori sono rimasti in aula senza votare per garantire il numero legale.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi si è recato a Palazzo Madama dove ha fatto il suo discorso davanti alle senatrici e ai senatori. “Le comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto dovuta” ha esordito il premier nel suo discorso. Il premier ha ricordato che il presidente della Repubblica Mattarella gli affidò la guida del governo per affrontare le “tre emergenze che l’Italia aveva davanti: pandemica, economica e sociale. Un governo di alto profilo che non debba identificarsi a nessuna linea politica. Tutti i principali partiti con una sola eccezione decisero di rispondere positivamente.”

Il presidente del Consiglio dimissionario ha sottolineato che un premier che non si è mai presentato agli elettori debba avere in Parlamento il sostegno più ampio possibile soprattutto in emergenza dove il governo deve prendere decisioni importanti. Il premier ha riconosciuto che le forze politiche per il bene dei cittadini hanno saputo mettere da parte le loro battaglie politiche riuscendo a superare la fase più acuta della pandemia e dare slancio alla ripresa economica.

Draghi ha elencato tutte le riforme e i successi che in questi mesi il suo governo è riuscito a conseguire, compresi gli obiettivi imposti dal Pnrr. Il premier ha lodato anche l’unità dei partiti di maggioranza e anche dell’opposizione nel sostegno all’Ucraina. Inoltre, ha sottolineato che l‘Italia deve avere un ruolo guida a livello internazionale e del G7. Draghi ha anche mostrato gli obiettivi di questo governo a livello energetico per accelerare l’indipendenza energetica dell’Italia.

“Il merito di questi risultati è stato vostro mettendo da parte le differenze e con il rispetto reciproco” dice Draghi rivolgendosi ai senatori. “Mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano” dichiara fervente il premier suscitando un caloroso e sentito applauso da parte dell’Aula relativamente a quello che il popolo italiano ha fatto per i profughi ucraini. “L’Italia è forte quando sa essere unita” ha continuato. Ma purtroppo “le forze politiche hanno mostrato un crescendo di distinguo” ha poi annunciato.

“Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito” per questo “il voto di giovedì ha certificato la fine del patto di fiducia”. Per Draghi è un gesto che non è possibile ignorare perché equivarrebbe ignorare il Parlamento, ha detto. “Non è possibile minimizzarlo perché viene da mesi di strappi e ultimatum, l’unica strada se vogliamo ancora restare insieme è ricostruire da capo questo patto con coraggio altruismo credibilità. A chiederlo sono gli italiani.“

“La mobilitazione dei territori di questi giorni è senza precedenti ed è impossibile da ignorare” ha dichiarato il premier. “Un sostegno immeritato ma per il quale sono enormemente grato. Due appelli mi hanno colpito: quello di circa duemila sindaci e quello del personale sanitario.” Draghi poi ha continuato dicendo che ci sono sfide che necessitano un governo capace per affrontare tutti gli obiettivi che l’Italia ha da raggiungere.

L’ex presidente della Bce è pronto a ripresentarsi dal presidente Mattarella per presentare nuovamente le dimissioni. Si parla già di possibili elezioni il 2 ottobre.

“Draghi andrà alla Camera solo per dimettersi. Game over”, riferiscono fonti di governo il premier annuncerà le proprie dimissioni per poi salire al Quirinale e riferire al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Draghi ha ottenuto la fiducia, è vero, ma di fatto la larghissima maggioranza politica che lo ha sostenuto finora non esiste più. Nel corso di una giornata che via via si è arricchita di colpi di scena, è venuto a mancare il sostegno di Forza Italia e Lega, che hanno lasciato l’aula durante il voto.

Oltre a quello di Fratelli d’Italia, da sempre all’opposizione, e del Movimento 5 Stelle, che ha aperto la crisi la scorsa settimana non votando il decreto Aiuti.

Cosa succede ora? A quanto pare il premier ha preferito prendersi qualche ora di riflessione dopo una giornata convulsa, cominciata con le comunicazioni al Senato. Dal mancato applauso degli esponenti della Lega è partita un’escalation che ha portato il partito di Salvini a mettere di fronte a Draghi una scelta precisa: ok alla fiducia, ma solo con una nuova maggioranza senza 5 Stelle.

Una richiesta sostenuta, a sorpresa, anche da Forza Italia. Non senza tensioni, però, come dimostra l’addio stizzito al partito di Maria Stella Gelmini.

Colpo di teatro di Silvio Berlusconi. Mercoledì 20 luglio, nel corso della cena a Villa Grande, l’ex premier si sarebbe già proiettato verso il voto anticipato. Davanti ai vertici del centrodestra, il leader di Fi avrebbe tirato fuori un documento già pronto: ecco i 20 punti del nostro programma per le elezioni, avrebbe detto, squadernando i fogli davanti agli ospiti.

Tra i presenti, oltre al leader della Lega Matteo Salvini, accompagnato dalla fidanzata Francesca, Lorenzo Cesa dell’Udc, Maurizio Lupi di Nci e Gianni Letta, habitué a Villa Grande in questi giorni di crisi di governo.

Altri vertici sono in programma nei prossimi giorni, a quanto si apprende il centrodestra tornerà a vedersi in formato completo, probabilmente già nelle prossime ore con la leader di Fdi, Giorgia Meloni. Voglio fare una bella foto, tutti insieme anche con lei… avrebbe detto il Cav.

Quindi le ipotesi sono per le probabili dimissioni di Draghi, che questa volta verranno accettate da Mattarella, con elezioni anticipate. Ci sono giù due date in ballo: 25 settembre e 2 ottobre, con la seconda favorita. La campagna elettorale, di fatto, è già cominciata oggi con le prime dichiarazioni dei capi partito.

Letta parla di “giorno di follia”, Salvini dice ai suoi che la campagna elettorale è cominciata, accusando Pd e 5 Stelle della fine del governo Draghi. Per Matteo Renzi, invece, “nulla sarà come prima”.

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