Draghi positivo al Covid, saltano le missioni all’estero

La sua agenda era fitta di impegni istituzionali dentro e fuori Italia, ma Mario Draghi è stato costretto cancellare le pagine relative agli ultimi giorni. Il Presidente del Consiglio è infatti risultato positivo al Covid-19, ma asintomatico.

Le missioni imminenti in Africa sono però troppo importanti per essere annullate, rendendo necessario un cambio in corsa. A rappresentare il Governo italiano all’estero saranno due ministri. Mentre il premier dovrà rimanere isolato nella sua abitazione di campagna a Città della Pieve (Perugia), dove aveva raggiunto la famiglia nei giorni scorsi per trascorrere le festività pasquali.

A guidare la delegazione italiana nelle missioni istituzionali nella Repubblica d’Angola e nella Repubblica del Congo, previste per mercoledì 20 e giovedì 21 aprile, saranno i ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani. La conferma è arrivata direttamente da fonti dell’Esecutivo.

Resta ancora da definire invece la tappa in Mozambico. Il motivo dei viaggi rientra nel “tour del gas” organizzato da Palazzo Chigi in Africa e riguarda la firma di nuovi contratti d’acquisto. Dai tre Paesi africani l’Italia punta a ottenere circa il 50% dell’energia attualmente garantita da Putin entro il 2023.

L’entrata in vigore del decreto firmato da Vladimir Putin, che impone ai ‘Paesi ostili’ il pagamento del gas russo in rubli, ha fatto scattare l’allarme forniture in molti Paesi. Tra questi, l’Italia è in prima linea. Il 43% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia. L’intento del Governo è di scacciare lo spettro del blocco degli approvvigionamenti, e per farlo avrebbe preparato un “piano di emergenza”.

Si tratta di un programma in tre fasi che viene revisionato e valutato costantemente da un gruppo di esperti. Le ultime decisioni del Cremlino, però, rischiano di far scattare il passaggio alla fase d’allarme successiva. E, dall’altro lato della barricata, impone a Putin di evitare l’effetto boomerang nei confronti delle casse russe.

Come riporta il Corriere della Sera, il 26 febbraio l’amministrazione Draghi ha attivato lo “stato di preallarme” relativo alla crisi energetica. Si tratta del primo di tre step di pericolosità crescente previsti dal cosiddetto Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale. Al momento l’Italia si troverebbe, per l’appunto, in preallarme (“early warning”). Se però le cose dovessero peggiorare, seguirebbe la fase di allarme vero e proprio (“warning”) e, ancora oltre, l’ultimo gradino di piena emergenza (“emergency”).

Finora lo stato di preallarme non ha avuto alcun effetto sulla quotidianità dei cittadini e delle imprese per quanto riguarda l’energia. La principale caratteristica dell’”early warning” è che il settore del gas (trasporto, distribuzione, stoccaggi, vendita) continui a operare a condizioni di mercato, seppur in allerta.

Le possibili contromisure, in caso di complicanze, prevedono un aumento delle importazioni di gas, la riduzione di domanda interna di gas attraverso lo stop dei contratti “interrompibili” di natura commerciale e l’utilizzo di combustibili alternativi negli impianti industriali.

Nel caso in cui l’emergenza si aggravi, il sistema prevede il passaggio da preallarme ad allarme. La fase 2 scatta infatti con l’interruzione o la riduzione degli approvvigionamenti di gas e consente al ministero dello Sviluppo Economico di chiedere a Snam di ridurre le forniture destinate agli operatori di energia. Uno scenario critico che però si è imposto all’orizzonte dopo il diktat di Putin sul pagamento in rubli. Le contromisure ripercorrono le linee guida dello step precedente, dall’aumento delle importazioni all’uso di combustibili alternativi nelle industrie.

E arriviamo al temuto terzo step. L’emergenza scatta in caso di “un’alterazione significativa dell’approvvigionamento o interruzione delle forniture”. Uno scenario estremo, dove le condizioni di mercato sono sospese e il governo è libero di adottare misure più drastiche.

Tra queste spiccano il tetto all’utilizzo di gas per produrre energia elettrica che non sia destinata alla domanda interna, l’introduzione di soglie massime di temperatura per il riscaldamento in casa, il ricorso agli stoccaggi strategici e la richiesta di intervento di altri Paesi Ue.

Occorre però precisare che il Governo ha per il momento smentito una discussione su questo tema all’ordine del giorno.

Al centro della questione c’è l’ordine imposto da Putin a Gazprom e Banca centrale russa di studiare il modo per far pagare in rubli il gas venduto alle controparti occidentali. L’intento di Mosca è chiaro: aggirare le sanzioni imposte dall’Unione europea. La guerra in Ucraina ha però rivelato che nel mondo non ci sono soltanto Paesi ostili alla Russia. Tra questi molti sono acquirenti di gas russo, forti di contratti con termini e condizioni che prevedono pagamenti esclusivamente in euro o in dollari.

La mossa di Putin si rivelerebbe in poco tempo uno spiacevole boomerang economico. Da una parte i Paesi europei si troverebbero senza gas, ma dall’altra la Russia rinuncerebbe agli ingenti incassi garantiti dalla vendita di metano. Il presidente russo avrebbe però elaborato – anch’egli – un piano per evitare questo cortocircuito.

Tramite un decreto, il Cremlino imporrebbe una via alternativa che non altera i termini dei contratti. I grandi operatori occidentali, ad esempio Eni e Total, continuerebbero a inoltrare i loro pagamenti in euro o dollari alla banca russa Gazprombank. Quest’ultima provvederebbe a cambiare la valuta in rubli e a trasferirla nuovamente alle compagnie acquirenti, mettendole così in grado di girare i rubli alla società venditrice Gazprom.

Entro l’inverno bisognerà riempire gli stoccaggi per far fronte ai mesi freddi e, nell’arco di due o tre anni, liberarsi della dipendenza dalla Russia. Non solo: i piani dell’Esecutivo prevedono anche una spinta e una semplificazione per le energie rinnovabili.

Nei giorni scorsi, come detto, Draghi si era recato in Algeria per firmare il primo (e più importante) accordo con uno dei principali fornitori del combustibile attraverso il gasdotto Transmed. L’intesa assicura un pacchetto di 9 miliardi di metri cubi di forniture aggiuntive.

Un altro contratto, da 3 miliardi di metri cubi in più di Gnl, è stato sottoscritto dall’Eni in Egitto. La mossa ha però alimentato tensioni all’interno della maggioranza, per via della vicenda dell’omicidio di Giulio Regeni e del relativo “ostruzionismo” opposto dal governo egiziano.

In un’intervista al Corriere della Sera, il premier ha affermato: “Non vogliamo più dipendere dal gas russo, perché la dipendenza economica non deve diventare sudditanza politica. Bisogna diversificare le fonti di energia e trovare nuovi fornitori”.

Sebbene asintomatico, Mario Draghi è naturalmente finito al centro del dibattito per via delle sue condizioni. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, intervistato da Rai Radio 1, il premier potrebbe essere stato infettato dalla variante Omicron 3.

Il Presidente del Consiglio dovrà ora passare 7 giorni in isolamento. Pregliasco non ha risparmiato i suoi consigli a Draghi: “Dovrebbe prendere degli antinfiammatori due volte al giorno, anche se è asintomatico. Il vaccino è efficace sulle forme gravi, mentre la copertura ha qualche riduzione nell’arco dei mesi tanto che neanche la guarigione garantisce protezione a vita”.

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