Draghi scopre i tamponi obbligatori. Green pass e variante Omicron

I nodi della questione della campagna vaccinale si focalizzano sulla diffusione delle nuove varianti e sulla durata dell’immunità. Il numero di dosi è fondamentale per avere certezza dell’efficacia del vaccino. Il caso del Regno Unito, ad esempio, ha posto l’accento sulla necessità di ragionare sulla risposta contro le varianti. Qui, infatti, c’è stata una vaccinazione di massa con una sola dose inizialmente, ma è stato dimostrato che con la doppia dose la protezione aumenta sensibilmente contro alcune varianti, come ad esempio quella indiana.

Ora che non ci sono più distinzioni di fascia di età o categorie per l’accesso alla vaccinazione, si discute di una possibile terza dose (eccezion fatta per Johnson & Johnson, l’unico vaccino che prevede una sola somministrazione).

Efficacia del vaccino sulle varianti

L’interrogativo principale riguarda la diffusione di nuove varianti e l’efficacia protettiva del vaccino contro di esse. Si parla dunque dell’utilità di un richiamo, con versioni identiche del vaccino o modificate, ossia studiate in modo specifico per combattere le varianti. Un vaccino, quindi, che usa le informazioni genetiche delle nuove varianti per la produzione della proteina spike che innesca la risposta immunitaria. Dei vaccini oggi somministrati, Moderna ha avviato una sperimentazione con un vaccino specifico per la variante beta B.1.351 (scoperta in Sud Africa), allo scopo di potenziare la risposta immunitaria contro le varianti.

La durata dell’immunità

L’altro nodo cruciale è ovviamente quello legato alla durata dell’immunità. Ad oggi, anche se la precisione assoluta non esiste, i dati empirici della Fase 3 evidenziano una protezione dal virus per 8-9 mesi. Questo è confermato dal fatto che le persone vaccinate 8-9 mesi fa sono ancora protette. Nel Regno Unito e in Israele, dove le vaccinazioni sono iniziate a dicembre, la protezione data dalle prime vaccinazioni è ancora valida. Lo “scudo” contro il Covid-19 dato dal vaccino, per analogia con gli altri vaccini, potrebbe anche durare un anno.

Ad oggi, però, non esiste alcun test che può accertare la durata della protezione, per nessun vaccino attualmente in somministrazione. Monitorando a livello globale le risposte immunitarie post vaccino, si può formulare un’ipotesi tra le più accreditate: i richiami saranno necessari, ma non è ancora definito come e quando andranno eseguiti. Gli studi scientifici ad oggi hanno prodotto dati eterogenei, ma evidenziano come l’immunità post infezione, sebbene vari da soggetto a soggetto, diminuisca nel tempo ma duri in generale almeno 6 mesi. Non si conosce neppure quale sia il livello di immunità in grado di proteggere da un eventuale nuovo contagio. Soprattutto se parliamo di varianti.

Uno studio recente ha osservato la presenza di cellule in grado di produrre anticorpi a distanza di circa un anno dalla negativizzazione. Ciò ci dice che l’immunità possa avere una durata lunga, proprio grazie al lavoro di queste cellule che producono gli anticorpi contro il Coronavirus.

Lo studio britannico

Nel Regno Unito è stato avviato uno studio di recente per capire se e quanto una terza dose di vaccino anti-Covid possa incrementare la risposta immunitaria, anche considerandone una diversa da quelle ricevute in precedenza, o combinando più vaccini. In tal senso, ad esempio, Pfizer, ha pre annunciato la somministrazione di una eventuale terza dose del suo vaccino anti-Covid combinato a quello contro lo pneumococco, nella fascia degli over 65.

Terza Dose: quale tipo di vaccino sarà?

L’eventuale terza dose sarà analoga alle precedenti o diversa? Questo è un altro interrogativo al quale si sta cercando di rispondere con dati scientifici alla mano, di studi e sperimentazioni. I richiami vaccinali, stando alle evidenze attuali, potranno essere di due tipologie: omologhi, cioè che agiscono contro lo stesso microrganismo (analogamente all’antitetanica, che si ripete ogni 10 anni), o eterologhi, come lo è, ad esempio, il vaccino anti influenzale, che ogni anno viene rimodulato e mirato per essere efficace contro un ceppo virale differente.

In sintesi: il richiamo omologo è quello che si dovrebbe fare nel caso in cui la risposta immunitaria andasse scemando al punto da esporre le persone a una nuova infezione contro le stesse varianti conosciute oggi. Il richiamo eterologo, invece, è quello che verrebbe fatto contro nuove possibili varianti Covid-19, che i vaccini disponibili oggi non riuscirebbero più a contrastare in maniera efficace e a neutralizzare.

Il Green pass a breve potrebbe diventare inutile, stando agli esperti del Covid, secondo cui se si dovesse scoprire che la variante Omicron buca i vaccini quel pezzo di carta si rivelerebbe di fatto inutile e da modificare o supportare con tamponi obbligatori. Ed ecco che si riaccende il dibattito sull’ipotesi del tampone Covid per entrare nei locali al chiuso, tipo discoteche, anche per i vaccinati, dopo le ipotesi fatte trapelare dal governo in vista del vertice di Palazzo Chigi del 23 dicembre. Un nuovo “pasticcio” di ordini e contrordini che finisce nel mirino dell’opposizione, mentre si sta aprendo anche il fronte scolastico con la richiesta dei sindaci di imporre il Green pass agli studenti.

“Apprendiamo dalla stampa l’ennesima giravolta del ‘governo dei migliori’: dopo averci detto che i tamponi erano inutili, pare che l’esecutivo stia studiando una norma per renderli necessari per partecipare a feste ed eventi pubblici” dichiara la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Non è la prima volta che la maggioranza contraddice se stessa, dimostrando di procedere a tentoni e di non avere in mente una reale strategia per affrontare il Covid. Fratelli d’Italia, che al contrario ha sempre considerato i test uno strumento valido per il contrasto della pandemia, ha da tempo chiesto che questi fossero gratuiti. E se è vero che sui tamponi il governo ha cambiato di nuovo idea, ribadiamo la nostra richiesta: se sono utili, allora siano anche gratis per tutti i cittadini”.

Anche sul Green pass la posizione di Fratelli d’Italia è stata sempre coerente. “Fdi lo ha sempre sostenuto: limita libertà, crea pericolose discriminazioni, danni a economia e non ferma contagi. Il fallimento del greenpass ora è sotto gli occhi di tutti, tranne quelli di un governo che continua a non ammettere i suoi errori”, scrive in un tweet la senatrice di Fdi, Daniela Santanché.

“Se viene fuori che la variante Omicron buca i vaccini è chiaro che questo green pass non è più valido. Oggi il green pass ha validità, tra 15 giorni potrebbe averne meno, tra un mese potrebbe essere ripensato. Se Omicron buca completamente il vaccino, siamo in presenza di un altro virus. Se ci buttiamo dalla barca, non è detto che ci salviamo e dovremo fare altre cose per salvarci”, ha detto a ‘Mezz’ora in +‘, Guido Rasi, già direttore dell’agenzia europea del farmaco (Ema) e oggi consulente del commissario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo. “La variante Omicron potrebbe sparigliare completamente le carte. Siamo vicini alla zona arancione? Temo di sì. L’occupazione dei posti ospedalieri sta continuando a salire, non c’è dubbio. Bisogna capire se è una progressione della variante Delta” o se dipende dalla variante Omicron. “E’ una corsa contro il tempo legata alla terza dose, è importante farla subito. La campagna vaccinale procede bene, la macchina è rodata”.

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