Anche Dagospia ha rivelato la longa manus di Paolo Gentiloni, e non solo, per le nomine in posti chiave del Paese che devono essere fatte stretto giro. Come già rivelato dal nostro giornale, sottolineando il pressing del commissario Ue per la nomina a capo del Demanio della cognata Alessandra Dal Verme, c’è lo zampino del commissario europeo agli Affari Economici anche in una serie di incarichi al governo ed enti statali di primo piano. Non solo, anche il segretario del Pd Enrico Letta pare abbia suggerito alcuni nomi per dei posti chiave. Il premier Mario Draghi, che in molti dicono non abbia mandato giù alcune nomine calate dall’alto, ha imbarcato come capo gabinetto Antonio Funiciello, sul quale ha fatto da garante proprio Paolo Gentiloni. Come riporta Dagospia Funiciello ha ottime conoscenze. Una di queste è l’avvocato Valentina Canalini, biondissima partner dello studio Gatti Pavesi.
Esperta di reti, energia e infrastrutture, la Canalini lavora con Sofia Gentiloni Silveri (nipote di Paolo Gentiloni). Competenze che potrebbero essere molto utili all’interno della famigerata e misteriosa “Transizione ecologica” che l’Italia dovrebbe compiere non si sa quando, non si sa dove.
E’ quello che probabilmente ha pensato Funiciello quando ha presentato l’avvenente avvocato al ministro Roberto Cingolani, piovuto a Roma da Genova senza avere molta cognizione delle liturgie della capitale. Questo “famo network”, soprattutto se a vantaggio del dante-causa Gentiloni che ha ben sparpagliato le sue pedine, prosegue Dagospia, non è piaciuto granché a Mario Draghi, che ha giudicato inopportuna l’intraprendenza di Funiciello.
Come sottosegretario alla presidenza del Consiglio Draghi ha preso Roberto Garofoli uomo di Letta, che pare stia facendo pressing per nomine importanti che dovranno essere fatte ad aprile. In questo mesi infatti si apre il turbolento valzer di incarichi di primo piano nelle società di Stato. Sta per partire il nuovo giro di giostra per le nomine alla guida delle partecipate pubbliche. In scadenza ci sono 510 poltrone in 90 controllate dal ministero dell’Economia, tra cui pesi massimi come Cassa depositi e prestiti, Fs, Invitalia e Saipem. Si rimetterà in moto dunque quel complesso gioco di equilibri tra istanze politiche e necessità di mantenere elevato il livello del management in cui dovrà cimentarsi per la prima volta il governo Draghi.
E Mario Draghi, investito da più parti dai ‘consigli’, per usare eufemismo, di altri esponenti politici in pieno stile manuale Cencelli, si sia già pentito di aver accettato l’incarico di presidente del Consiglio.