“Un rapporto formidabile, quello presentato lunedì scorso da Mario Draghi. Fornisce una diagnosi severa ma che secondo noi è accurata. E formula proposte concrete di riforme strutturali che sarebbero molto utili per l’Europa”, ha affermato la presidente della Bce, Christine Lagarde nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo. “E anche per noi – ha aggiunto – per ottenere migliori risultati nella politica monetaria”.
Lagarde ha citato tra le altre cose la necessità di completare l’Unione dei mercati dei capitali. La Banca Centrale Europea ha tagliato nuovamente i tassi di interesse ma ha messo in guardia dalle continue pressioni sui prezzi e non ha dato alcuna indicazione sul percorso da seguire in Eurozona.
La Bce ha ridotto di un quarto di punto il tasso di riferimento sui depositi, portandolo al 3,5%, come previsto. Si è trattato del secondo taglio, dopo quello di giugno, dopo un ciclo record di rialzi iniziato a metà del 2022, per contenere l’impennata dei prezzi al consumo.
Rinnovarsi o perire. Il messaggio lanciato all’Europa dall’ex premier ed ex Presidente della Bce, Mario Draghi, con il suo piano sulla competitività è chiarissimo. O il Vecchio continente si sveglia e realizza riforme radicali e investimenti di almeno 800 miliardi di euro o non c’è speranza: se manca una terapia d’urto, il rischio che corre la Ue non è solo il declino ma la dissoluzione. Come aveva avvertito solo qualche giorno prima il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le sfide epocali che l’Europa ha di fronte – dalla transizione energetica a quella digitale, dalla sicurezza alla crisi demografica – sono talmente grandi che nessun Paese può farcela da sola. Ecco perché sono urgenti riforme radicali, anche decise a maggioranza per dribblare l’immobilismo, e investimenti colossali, una specie di doppio piano Marshall.