Secondo alcuni organi di stampa, il governo avrebbe tolto 200 milioni alla disabilità, per dirottare il denaro altrove. Vediamo di fare chiarezza
Si sta parecchio parlando in queste ore dei fondi alla disabilità, e di ciò che ha detto il premier Draghi in proposito. Secondo alcuni organi di stampa, il governo avrebbe tolto 200 milioni alla disabilità, per dirottare il denaro altrove. Vediamo di fare chiarezza.
Le parole di Draghi alla Conferenza nazionale sulle disabilità
Intervenendo alla Conferenza nazionale sulle disabilità, Draghi ha detto che la pandemia ha reso ancora più urgente agire in questo settore, perché la crisi sanitaria ha “acuito le debolezze del sistema di sostegno per le persone non autosufficienti”.
Le restrizioni sono state “necessarie” per frenare il contagio, “a beneficio soprattutto dei più vulnerabili”, ma hanno reso più difficile mettere in atto politiche di inclusione, in particolare in ambito scolastico. E ha sottolineato che “la tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità è una priorità assoluta per questo Governo”.
Il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, prevede oltre 6 miliardi di euro per le persone con disabilità. Obiettivo è migliorare l’accessibilità ai trasporti e ai luoghi della cultura e abbattere le barriere architettoniche che impediscono alle persone con disabilità di usufruire dei servizi come tutti gli altri cittadini. Ma anche potenziare l’assistenza di comunità, l’assistenza domiciliare, la telemedicina, per prevenire l’istituzionalizzazione.
Che fine fanno i 200 milioni previsti
Riguardo ai presunti tagli alla disabilità, “non è così”. La cifra di 200 milioni di cui si parla “rimane nell’ambito delle disabilità e quindi non c’è da preoccuparsi, e se necessario naturalmente si farà di più, perché la volontà del governo è molto chiara su questo. Nonostante le difficoltà, il Governo si è mosso con determinazione per aiutare le persone con disabilità durante l’emergenza”.
Non dimentichiamo a questo proposito che il governo italiano è stato il primo in Europa dopo anni a rendere effettiva la cosiddetta Disability Card, una speciale carta consente l’accesso gratuito o a prezzi particolarmente agevolati per tutta una serie di disabilità.
“L’andamento della pandemia ci impone di mantenere alta l’attenzione su questo tipo di assistenza e in generale. Ma dobbiamo andare oltre la gestione della crisi e progettare interventi di lungo periodo, per migliorare in modo permanente la vita delle persone con disabilità in Italia”. Per questo il governo si impegna “a garantire tutte le cure necessarie in un contesto autonomo e socialmente adeguato, per combattere la marginalizzazione”.
Il Senato potrebbe procedere a una rapida approvazione della legge delega, questo almeno quanto si aspetta il premier. La delega, approvata dalla Camera e attualmente in discussione al Senato, segna un passaggio decisivo per raggiungere gli obiettivi di potenziamento dell’assistenza, l’abbattimento delle barriere architettoniche e costruire percorsi personalizzati. “La sua approvazione è tra i traguardi che con la Commissione Europea ci siamo impegnati a raggiungere entro la fine dell’anno, nel processo del Pnrr, e confido che sarà raggiunto” ha chiarito il capo del governo.
L’esecutivo – ha concluso Draghi – vuol fare in modo che le persone con disabilità abbiano servizi efficienti, spazi pubblici ospitali, un’assistenza adeguata ai loro bisogni. “Dobbiamo accogliere la loro legittima aspettativa di vivere pienamente la propria vita, i propri sogni, le proprie speranze. E dobbiamo accompagnare le loro famiglie in questo percorso, perché sia il più semplice e condiviso possibile. Perché i diritti e l’aspirazione di tutti i cittadini abbiano uguale valore e uguale dignità”.
In occasione dell’ultima audizione del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiard presso il Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, sono emersi dati utili per capire di cosa stiamo parlando quando parliamo di disabilità.
Secondo i dati disponibili aggiornati al 2019, in Italia le persone con disabilità, cioè che soffrono a causa di problemi di salute, di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali, sono 3 milioni e 150 mila, pari al 5,2% della popolazione.
Gli anziani sono i più colpiti: quasi 1 milione e mezzo di ultra 75enni, pari al 22% della popolazione in quella fascia di età. Ben 1 milione di questi sono donne.
Come chiarisce anche il portale dedicato Disabili.com, la “geografia della disabilità” vede al primo posto le Isole, con una prevalenza del 6,5%, contro il 4,5% del Nord Ovest. Le Regioni nelle quali il fenomeno è più diffuso sono l’Umbria e la Sardegna, rispettivamente il 6,9% e il 7,9% della popolazione. Lombardia e Trentino Alto Adige sono, invece, le Regioni con la prevalenza più bassa: il 4,1% e 3,8% rispettivamente.
Il 29% delle persone con disabilità vive sola, il 27,4% con il coniuge, il 16,2% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 9% con uno o entrambi i genitori, il restante 11% si trova in altre tipologie di nucleo familiare.
Un aspetto che incide parecchio sulla condizione di disabile è quali limitazioni esistono a provvedere alla cura di sé, come lavarsi, vestirsi, mangiare da soli, o a svolgere le attività domestiche quotidiane.
Nella popolazione con più di 15 anni, il 2% ha gravi limitazioni nella vista, il 4,1% nell’udito e il 7,2% nel camminare. E proprio i dati sulla mobilità sono durissimi: solo il 14,4% delle persone con disabilità si sposta con mezzi pubblici urbani, contro il 25,5% del resto della popolazione.
Differenze che come ovvio variano molto con l’età. Tra gli individui di età compresa tra i 15 e i 44 anni, utilizza il trasporto urbano il 26,3% di coloro che soffrono di limitazioni e il 29,6% di coloro che non ne soffrono. Se guardiamo agli ultra 75enni le percentuali sono 7,2%e 24,6%.
Riguardo alla scuola, nell’anno scolastico 2019/2020 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane sono quasi 300 mila, oltre 13 mila studenti in più rispetto all’anno precedente. Questi alunni sono stati presi in carico da circa 176 mila insegnanti di sostegno, 1,7 per ogni insegnante, ma il 37% di questi non ha una formazione specifica per farlo.
La situazione è estremamente complessa al Sud: il rapporto alunno/assistente lì è pari a 5,5, con punte massime in Campania e in Molise, con oltre 13 alunni per insegnante di sostegno. La presenza di assistenti aumenta nelle regioni del Centro e del Nord (4,4) raggiungendo i livelli più alti nella Provincia Autonoma di Trento, in Lombardia e nelle Marche, con un rapporto che non supera la soglia di 3,1 alunni per assistente.