La realtà, in tutte le sue multiformi sfaccettature, in questo momento storico ci offre soltanto due certezze: il virus che circola liberamente tra noi e bisogna, gioco forza, imparare a conviverci, le attività economiche non sopporterebbero un’ulteriore chiusura. Mettiamo da parte, s’intende con garbo, i giochetti di qualche virologo di turno, dei sociologi/filosofi a buon mercato. Deve essere la politica a guidare il Paese, riappropriandosi del suo ruolo ed agire pragmaticamente. Fino all’avvento del governo Draghi, l’esecutivo guidato da Conte portava avanti la politica del vecchio, rinviando il nuovo sine die. Buon senso e pragmatismo, un binomio da cui non si può prescindere. Né fanno bene al sistema le estremizzazioni, fra libertà e sicurezza. Nessuno può, oggi, stabilire quale sia la quota di libertà da sacrificare per sconfiggere il nemico invisibile. Le stesse forze politiche che al tempo degli attacchi terroristici posti in atto dall’Isis, si erano dette pronte a votare norme che temporaneamente sacrificassero la libertà sull’altare della sicurezza, oggi si trovano sul fronte opposto. Quando si parla di salute e di sopravvivenza economica e sociale, tutto deve essere ricondotto ad una dimensione realistica. Si parla in modo astratto della libertà dell’individuo, senza tener conto della libertà e dei diritti di chi, se la situazione dovesse sfuggire di mano, potrebbe ritrovarsi con le attività di nuovo chiuse, con il rischio concreto di non poter riaprire più. E’ necessario un equilibrio che persegua l’obiettivo di garantire la massima libertà possibile e che eviti di bloccare la ripartenza del Paese. Certo i vincoli non piacciono a nessuno, ma se dobbiamo necessariamente convivere con il virus, le eventuali norme che ne arginino le conseguenze, come ad esempio l’obbligatorietà del vaccino, almeno per alcune categorie di persone, possono servire, in futuro, ad evitare imposizioni più pesanti. Occorre discutere sulle soluzioni migliori da adottare, per far sì che le misure di contenimento non siano solo conseguenza del calcolo dei tamponi effettuati, ma siano proporzionate alle pressioni sugli ospedali e sulle terapie intensive. Spingere i cittadini a vaccinarsi per evitare ospedalizzazioni e decessi, non è limitare le libertà dell’individuo. Ricordiamoci che in un anno e mezzo, a causa della pandemia, ci sono stati 130mila morti. In questo momento non possiamo distrarci e consentire che il virus dilaghi in modo eccessivo. Su quale sia il miglior modo di convivere con il virus, senza bloccare di nuovo le attività economiche e commerciali, questo deve essere l’argomento su cui la politica dovrà confrontarsi con l’ausilio della comunità scientifica. Sarebbe un bene per la collettività, che tanto i paladini della libertà ad costo, tanto i guardiani del controllo sociale, guardassero con attenzione al Paese che è allo stremo e che ha bisogno di risollevarsi, senza il fantasma di nuove chiusure.
Andrea Viscardi