Una nuova epidemia si sta drammaticamente diffondendo rapidamente in Guinea Equatoriale, causata dal virus di Marburg. Si tratta una malattia altamente contagiosa e letale, con i sintomi del tutto simili a quelli dell’Ebola. Ma perché spaventa così tanto la comunità scientifica internazionale? E, soprattutto, quali sono i sintomi e come può essere riconosciuta e prevenuta?
Nelle ultime settimane, nove persone sono morte e sedici sono state infettate, mentre le autorità del paese africano stanno cercando di contenere la diffusione della malattia. Il virus di Marburg è stato identificato per la prima volta nel 1973 ed è trasmesso agli esseri umani dai pipistrelli della frutta. Si diffonde attraverso i fluidi corporei oppure con il contatto con materiali e superfici infette.
Ma la cosa più impressionante è che ha un tasso di mortalità che può arrivare all’88%. Un livello altissimo che spaventa al solo pensiero.
I sintomi della malattia includono forti mal di testa, febbre, diarrea, mal di stomaco e sanguinamento dalle gengive, dal naso, dagli occhi e dalla vie uterine. I pazienti che lo hanno contratto diventano estremamente pallidi e sembrano “fantasmi” a causa dei loro volti inespressivi e degli occhi infossati.
La situazione della Guinea Equatoriale ha spinto i paesi vicini, come il Camerun e il Gabon, a imporre restrizioni sulle loro frontiere per evitare che la malattia si diffonda ulteriormente. È intervenuta anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha inviato esperti nelle aree locali per aiutare a testare e rintracciare i contatti e a mettere in campo ulteriori misure di contenimento.
Al momento, non esistono vaccini o trattamenti antivirali approvati per curare la malattia. Tuttavia, esistono alcune terapie farmacologiche che possono aiutare sintomi specifici, migliorando la sopravvivenza di chi purtroppo la ha contratta. Tuttavia, la malattia causata dal virus di Marburg rimane una minaccia per la salute pubblica, richiedendo una cooperazione internazionale per prevenire la sua diffusione su scala globale.