È tutto vero, Zanetti si ritira!

In un mondo del calcio sempre più privo di valori e dominato  da soldi, gelatine, soubrette e veline, le bandiere sono ormai una razza in via di estinzione. E una nuova bandiera è pronta ad ammainarsi. Stiamo parlando di Javier Adelmar Zanetti, 41 anni di cui 19 anni vissuti con addosso una sola maglia: quella dell’Inter. Sembrava che questo giorno non sarebbe mai arrivato per un uomo dal fisico indistruttibile, per uno che in campo, ancora oggi, corre come e più di un ragazzino. Ma il giorno tanto temuto dai tifosi interisti è arrivato e la conferma è arrivata dallo stesso Zanetti che a “La Nacion”, giornale di casa, al quale Pupi, come è chiamato affettuosamente da compagni e tifosi, ha detto: <<Mi ritiro perché ho sentito che era arrivato il momento. Perchè il calcio mi ha dato tantissimo e mi sono goduto ogni momento. Perchè dopo l’infortunio mi ero riproposto di dimostrare che sarei potuto tornare ed essere ancora competitivo. E l’ho fatto. Mi sento completo e realizzato. Ritirarmi a 41 anni sentendomi ancora bene e in forma non ha prezzo. Per me, è un immenso valore, e ora è il momento giusto. Lo faccio all’Inter, a casa mia. È un sogno e un orgoglio>>. Inter e Zanetti, quindi, un binomio solido e storico nato in una calda giornata di agosto del 1995 alla terrazza Martini. Doveva essere il giorno di Rambert, l’uomo più atteso, ma fu il giorno di quel ragazzino sbarbato e pettinato con la riga che, arrivato quasi nell’anonimato, diventerà leggenda nerazzurra. Da allora più di 600 partite condite da 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe Italiane, 1 Coppa Uefa, 1 Champions League e 1 Mondiale per club. Ma soprattutto mai una parola e un capello fuoriposto, mai un comportamento fuori dalle righe. Una volta sola una reazione rabbiosa, era la finale di Coppa Uefa del 1997, quando Hodgson lo sostituì. Era ancora un ragazzino ma con la maturità del grande uomo, due minuti dopo, chiese scusa al suo tecnico davanti a tutti. Un uomo, un calciatore che di lacrime per i colori nerazzurri ne ha versate tante, di dolore negli anni bui, come nella semifinale di Champions persa col Milan, come il 5 maggio, ma anche di gioia per i tanti titoli vinti, una su tutte la Champions del 2010. Una carriera incredibile che neanche un terribile infortunio, l’unico della sua carriera, è riuscita a spezzare. Che neanche le sirene del Real Madrid riuscirono a deviare, sempre e solo nerazzurro. Troppo forte il legame, quasi viscerale con un presidente e una squadra dove si è sentito da subito a casa, che la vicenda Calciopoli ha rinsaldato ancora di più dando una nuova luce ad alcune sconfitte, accrescendo l’orgoglio di aver scelto a vita quei due colori. Troppo forte la voglia e l’orgoglio, lo ripetiamo, di vedersi accostare a un uomo come Giacinto Facchetti, cui Zanetti ha sempre detto di guardare con ammirazione. Ma adesso è arrivato il momento di dare basta, stop. Lasciare il campo e rappresentare l’Inter in un’altra veste, in giacca e cravatta. Forse i tifosi dell’Inter non si abitueranno mai, ma forse neanche il calcio italiano a cui un grande calciatore come Zanetti, un capitano esemplare, una bandiera e un uomo integerrimo e leale come il capitano dell’Inter mancherà sicuramente tanto. Ciao Pupi! Mancherai, all’Inter, all’Italia, al calcio!

Sebastiano Borzellino

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