Per sottrarsi al giogo dell’Europa occorre che nel nostro Paese ci sia un rilancio della politica, l’unica in grado di ridurre le spese di uno stato soffocato da un apparato pubblico elefantiaco ed inefficiente.Ma per tornare a fare politica, alla classe dirigente servono due peculiarità. L’una è una visione ben precisa di un modello di società. L’attuale classe politica che è al governo del Paese,sia quella liberale, quella riformista e quella centrista intendono insieme governare un Paese ingessato ed indietro di 25 anni, come ha ben detto il Governatore della Banca d’Italia, senza avere una visione chiara di un modello di società che possa essere al passo con i tempi e rilanciare di nuovo l’intero sistema Italia. L’obiettivo ideale sarebbe quello di costruire insieme un Paese più libero, più efficiente e più giusto, dove i privati siano incentivati a produrre ricchezza ed il pubblico sia al servizio dei cittadini curandone gli interessi in modo efficiente. Ma purtroppo l’Italia, oggi, è l’esatto contrario, dove il privato è totalmente scoraggiato a scommettere ed il pubblico è totalmente inefficiente. Bisogna, purtroppo,constatare con amarezza che i discorsi fin’ora ascoltati dalla maggioranza che sostiene il Governo,vanno in una direzione ormai conosciuta, cioè di non avere nessuna voglia di procedere a riforme radicali che finalmente liberino il Paese da quel corporativismo ormai obsoleto ed asfissiante che tende a difendere micro interessi di parte che in un’economia globalizzata non hanno alcuna ragione storica di esistere.Sembrano non volersi rendere conto che il nostro Paese è un malato allo stato terminale che si sta spegnendo lentamente sotto gli occhi di una classe politica inerte ed incapace di fare scelte coraggiose per il futuro. Appare evidente che la situazione drammatica dell’economia e del lavoro in Italia costituisca quasi una perenne giustificazione per difendere rendite di posizioni ormai indifendibili. Un esempio eclatante è quello di finanziare fino all’estremo la cassa integrazione senza metter mano ad una seria riforma del lavoro. Quello che ha minato e depresso l’economia e la società è stato il costante ricorso all’assistenzialismo fine a se stesso che ha finito per eliminare due fattori essenziali per l’economia e la società:il rischio e la responsabilità. Per decenni i politici hanno fatto a gara nel promettere tutele in cambio di voti, adesso, è naturale che chi ne ha beneficiato così a lungo non è tanto felice nel privarsene. L’esecutivo Letta ha il compito preciso di sopportare il peso del cambiamento e se non è sostenuto in modo unito e coeso dalla sua maggioranza non potrà affrontare con la convinzione necessaria lo scontro con quelle forze che di cambiamento non ne vogliono sapere. Per guarire il malato Italia occorre una politica coraggiosa che sappia cogliere i sintomi che stanno facendo morire poco alla volta il Paese, non a caso tante teste pensanti se ne vanno altrove e quelle che restano se potessero se ne andrebbero, perché hanno capito che la terra natale non sa riconoscere la qualità.
Tags Andrea Viscardi editoriale
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