Chissà che effetto fa sentire l’annuncio della propria morte, da ‘vivo’. E’ quanto capitato oggi ad Umberto Eco, il famoso scrittore e semiologo, di cui qualche appassionato killer multimediale, si è divertito ad annunciarne la scomparsa, con tanto di annuncio su Twitter. La notizia giunge dal fake di Andrea Camilleri (@CamilleriAnd) che scrive: “Mi telefona da Bompiani Elisabetta Sgarbi: è morto Umberto Eco. Sono sconvolto”. Su twitter si rincorrono le voci, ma presto viene segnalata la bufala. L’ennesima che riguarda Eco Chiamata in causa dal tweet del finto Camilleri, il direttore editoriale della Bombiani, Elisabetta Sgarbi, spiega all’Agi che finti annunci come questo sono tutt’altro che rari. “Notizie che toccano personalità evidentemente considerate dei punti di riferimento” dice, “Il giorno della morte di Andreotti (vera) è stata annunciata la morte di Cormac McCharty. L’importante – aggiunge – specialmente nei social networkè, credo, la quantità di ‘eco’ che il tweet può generare. La cosa che mi colpisce, di queste cose, è la plausibilità. E in effetti, lo dico con una certa, ovvia vertigine, la morteè, purtroppo, sempre plausibile e il suo annuncio sempre verosimile. Questo obbliga, chiunque abbia a cuore le persone di cui si annuncia la morte, a preoccuparsi di indagare se il tweet è vero o falso. Fortunatamente, tutto è facilmente verificabile, con la stessa velocità con cui la bugia si propaga. Ma c’è un momento, quello dell’incertezza, a dir poco disturbante”. Elisabetta Sgarbi conosce bene Umberto Eco e, pur senza averlo sentito, illustra la sua reazione: “Mi pare di vederlo, che ci sorride sopra, contento di poterle leggere, queste cose e di poter rassicurare gli altri”. – In quanto alla pubblicità che può venire a un autore da “notizie” del genere, o eventuali danni, la Sgarbi minimizza: “Non hanno alcuna influenza, credo. Poi – aggiunge – bisogna anche un po’ smitizzare questi social network che per una larga parte sono un recipiente di stupidaggini, dove le persone amano perdere il proprio tempo. Ecco, bisognerebbe interrogarsi sulla quantità di tempo dissipato in queste cose”. Il direttore editoriale della Bompiani ricorda poi casi eclatanti di ‘finte morti’ di grandi autori annunciate. “E’ un genere letterario, si potrebbe dire – spiega -. A parte D’Annunzio che mette in scena la propria morte, ricordo che Gillo Dorfles lesse un mattino i propri necrologi”, conclude.
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