Economia di guerra: Lada blocca la produzione di auto in Russia

«Non siamo assolutamente in un’economia di guerra, ma è bene prepararsi». Le parole di Mario Draghi, come le giri le giri, un po’ di inquietudine la trasmettono. Soprattutto se unite all’altra frase lapidaria: “Putin non vuole la pace”.

E non è stato per nulla rassicurante Emmanuel Macron, secondo il quale “saremo ancora più destabilizzati fra 12-18 mesi a causa di quello che non può essere seminato in questi giorni”.

Draghi, però – annota Il Messaggero –  non vuole alimentare preoccupazioni eccessive. In pratica tenta un po’ di nascondere la polvere sotto il tappeto. Se la situazione dovesse aggravarsi, dice il premier, occorrerà «importare da altri Paesi» come «Stati Uniti, Canada e Argentina». Non certo un dettaglio, visto che – spiega il premier italiano – tutto questo «genera la necessità di una riconsiderazione di tutto l’apparato regolatorio» che «è giustificata da questa situazione d’emergenza». Basti pensare, per esempio, agli Ogm visto che i tre Paesi in questione sono i principali produttori di organismi geneticamente modificati del mondo.

Sul fronte energia – continua il Messaggero – Draghi cita «quattro pilastri» per rispondere alla crisi in corso. Primo: la «diversificazione», innanzitutto «nei confronti di altri fornitori di gas rispetto alla Russia», ma anche nella «sostituzione di fonti fossili con rinnovabili». Secondo: introdurre un «tetto ai prezzi del gas». Terzo: come «staccare il mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato del gas». Quarto pilastro: la «tassazione degli extra profitti delle società elettriche», visto che «la Commissione stima che possa portare un gettito di circa 200 miliardi». Infine, «i bisogni finanziari della Ue» che «per rispettare gli obiettivi di clima, difesa ed energia sono molto grandi».

E se il quadro dovesse peggiorare ancora, ammonisce Draghi, «occorrerà una convincente risposta delle politiche di bilancio che non può venire dai bilanci nazionali» ma che deve essere «una risposta europea».

Per cogliere bene l’apparato regolatorio causato dalla situazione di emegenza basterà guardare quello che accade in Russia osservando il danno reale tra entrambi i lati. tra chi esporta e tra chi importa, ovvero la Russia. Il danno insiste in entrambi i lati

La guerra tra Russia e Ucraina miete un’altra vittima nel mondo dell’automotive. Nei primi giorni di marzo, lo storico marchio russo Lada è stato infatti costretto a sospendere ripetutamente le attività produttive all’interno degli stabilimenti di Izhevsk e Togliatti. E, con il proseguire del conflitto armato in Ucraina, le cose potrebbero addirittura peggiorare.

Tra i simboli dell’Unione Sovietica e capace di sopravvivere anche al crollo del Muro di Berlino, Lada potrebbe ora vivere le sue “ore più buie” proprio a causa dell’attacco ordinato da Putin nei confronti della vicina Ucraina. A differenza di quanto accadeva nella seconda metà del XX secolo, infatti, il produttore russo è sempre più dipendente dall’import di componentistica dall’estero e le crescenti limitazioni al commercio con i Paesi occidentali sta influenzando la sua capacità produttiva.

Così, dopo gli aumenti di benzina e diesel, gli automobilisti (russi in questo caso) si apprestano a pagare un conto ancora più salato a causa della guerra russo-ucraina.

Stando alle informazioni rilasciate dai portavoce di AvtoVAZ, gli impianti di Togliatti (dove, negli Anni ’70 dello scorso secolo venne realizzato il primo impianto di produzione Fiat in territorio sovietico) e di Izhevsk sono stati costretti a sospendere la produzione nei giorni del 3, 9, 10 e 11 marzo a causa della mancanza di componenti. Come fa notare il Wall Street Journal, che per primo ha dato la notizia del blocco produttivo in Russia, Lada importa il 20% della componentistica utilizzata per realizzare le sue auto dall’estero.

In particolare, la società madre AvtoVAZ importa parti meccaniche e componentistica elettronica (i famosi microchip) sviluppate in Romania da Renault e Dacia. Le sanzioni dei Paesi occidentali in seguito all’attacco russo in Ucraina hanno ora interrotto questi canali di approvvigionamento, prima rallentando la produzione di Lada e successivamente costringendo il marchio russo a fermare due dei suoi più grandi stabilimenti per alcuni giorni.

Secondo i portavoce di AvtoVAZ, le decine di migliaia di dipendenti impiegati a Togliatti e Izhevsk (solo nello stabilimento che una volta ospitava le linee di produzione Fiat sono impiegati 35 mila operai) riceveranno uno stipendio ridotto o saranno messi in stato di congedo. La situazione che si sta venendo a delineare non è ottimane neanche per il Gruppo Renault. I francesi, infatti, sono stati prima costretti a chiudere l’impianto alle porte di Mosca a fine febbraio e ora rischiano di perdere uno dei mercati esteri più importanti. La Russia, infatti, è il secondo bacino di mercato più grande dopo l’Europa e il protrarsi delle ostilità belliche potrebbe portare a perdite economiche di un certo rilievo.

La tre giorni di stop alla produzione, fanno notare gli esperti, potrebbe essere solamente un “antipasto” di un blocco molto più duraturo. E potenzialmente letale, per Lada. Nel caso in cui non dovesse esserci un allentamento delle sanzioni nelle prossime settimane – e tutto fa presupporre che ciò non avverrà – lo storico produttore auto russo potrebbe essere costretto non solo a sospendere la produzione, ma addirittura a chiudere gli impianti per giorni, se non settimane.

Ciò potrebbe costringere AvtoVAZ a rivedere i propri piani produttivi e attivare processi che le consentano di diventare via via più autonoma dai fornitori esteri. Come è semplice intuire, non si tratta di un’operazione immediata. Secondo un portavoce del produttore russo, infatti, potrebbero essere necessari mesi, se non anni, prima che Lada sia in grado di tornare alla “autosufficienza” di sovietica memoria e fare così a meno della componentistica che arriva dalle fabbriche rumene di Renault e Dacia. Nel frattempo, la produzione di nuovi veicoli andrebbe  decisamente a rilento.

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