L’economia italiana si avvia ad evitare la recessione anche nel primo trimestre. Nel 2023 la crescita avrà una dinamica bassa, poco sopra o sotto il +0,6%, ma migliore del previsto. Lo prevede l’ufficio Studi di Confindustria.
“Il prezzo del gas – spiega – è molto più basso a inizio anno rispetto alle attese di fine 2022: una buona premessa per il primo trimestre, per i costi delle imprese e per il percorso di rientro dell’inflazione dal picco, iniziato a fine 2022″. Per il 2023 “c’è una generalizzata e importante revisione al rialzo rispetto alle stime post-estate, quando ci si aspettava una stagnazione o una moderata recessione”.
L’inflazione in Italia “continua a calare” (+10,1% a gennaio, +11,8% a ottobre), grazie alla minor variazione annua dei prezzi energetici (+43,1%, da +71,1%) ma la dinamica al netto di energia e alimentari e’ in salita (+4,6% da +4,2%), per la trasmissione dei rincari passati agli altri beni. Lo rileva Confindustria nella Congiuntura flash di febbraio. “Il prezzo del gas – sottolinea Confindustria – resta relativamente basso a febbraio (56 euro/mwh in media), ben sotto i livelli registrati in tutto il corso del 2022 (ma era a 14 euro nel 2019). Anche il prezzo del petrolio sembra essersi stabilizzato (83 dollari al barile), su valori poco superiori a quelli pre-crisi (64 dollari). Viceversa, rincarano a inizio 2023 le commodity non-energy (+3,4% da ottobre), soprattutto i metalli (+16,8%), mentre i prezzi alimentari continuano a scendere (-1,2%).
“La crescita del Pil italiano – osserva Confindustria – è prevista scendere da un eccellente +3,9% nel 2022 (per due terzi ‘gonfiato’ dal trascinamento dal 2021), a un valore molto piu’ basso nel 2023, ma decisamente migliore rispetto alle attese di pochi mesi fa. Nelle più recenti previsioni dei principali istituti, pur con delle differenze tra stime poco sopra o sotto il +0,6%, c’e’ una generalizzata e importante revisione al rialzo rispetto alle stime post-estate 2022, quando ci si aspettava una stagnazione o una moderata recessione, a causa del caro-energia. La variazione acquisita del Pil per il 2023, quindi, e’ risultata di +0,4% e non intorno allo zero come si pensava qualche mese fa. Gia’ questo fattore ‘aritmetico’ motiva una decisa revisione al rialzo della crescita annua del 2023”.
Secondo il Csc, “la maggior parte dei previsori, in realta’, ha alzato le stime prima che l’Istat pubblicasse il dato sul quarto trimestre (31 gennaio), perche’ si era gia’ convinta che l’inverno fosse stato di stagnazione invece che di caduta. Le diverse valutazioni sul quarto trimestre 2022, in effetti, sono state fino a gennaio il motivo principale nei divari tra i diversi previsori, ma questo fattore si sta riassorbendo nei round di aggiornamenti di febbraio, che chiaramente tengono conto del dato effettivo”.