Edifici energivori, l’Italia rischia di perdere l’ultima grande occasione per riqualificare il patrimonio edilizio

“La nuova direttiva Ue sulle case green e sulle prestazioni energetiche e degli edifici è ancora allo studio della Commissione ambiente del Parlamento di Strasburgo, ma il voto dovrebbe arrivare entro la prima settimana di febbraio giacché entro la metà di marzo si punta all’approvazione definitiva.

Intanto in Italia divampano già le polemiche in previsione di quello che sarà un orientamento logico e prevedibile della politica europea, tesa a favorire in ogni modo una riqualificazione energetica più accelerata e sistematica degli edifici.

Nell’attacco italico, portato avanti soprattutto dai partiti della destra, si è perso di vista lo scopo più importante della direttiva europea, che è quello di creare nuove opportunità per investire in abitazioni più efficienti e confortevoli, in grado di abbassare i consumi di energia e quindi le bollette.

“Si tratta di obiettivi – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi – che si potrebbero ottenere con un Piano Nazionale Edilizio incentrato su regole chiare e incentivi fiscali stabili nel tempo, anziché continuare a spendere miliardi di euro, come purtroppo ci si ostina ancora a fare, per tamponare il caro energia, con misure eccezionali e transitorie, che non risolvono i problemi in modo definitivo e che continuano a rendere il nostro paese energeticamente subalterno ora all’uno ora all’altro fornitore di turno”.

Considerando che gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico dell’Unione Europea e del 36% delle emissioni di gas serra legate all’energia, “sono tanti gli elementi in gioco – conclude il presidente Lombardi – che rendono la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano non più rimandabile e che giustificano ampiamente la direttiva UE sulle case green, che oggi l’Italia incomprensibilmente osteggia”.

Secondo la direttiva 2018/844/UE sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD – Energy Performance of Buildings Directive), ogni Paese dovrà definire propri standard minimi sull’efficienza energetica degli edifici entro il 2027, adottandoli a regime dal 2030.

In particolare, la bozza della direttiva parte del pacchetto “Fit for 55”, prevede che  gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E entro il gennaio 2030, e la classe D entro gennaio 2033. Con l’ambizioso obiettivo della classe A “zero emissioni” per tutti gli edifici entro il 2050 (le classi sono in tutto dieci: dalla più alta A4 alla più bassa G).

In Italia non sono in regola oltre 9 milioni di edifici su 12,2: vale a dire quasi 3 edifici su 4.

Il dato non sorprende: il 74% degli immobili in Italia è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica. E gli attestati di prestazione energetica, emessi nel 2020, si riferiscono nel 75,4% dei casi a immobili nelle classi più inquinanti, E, F, G. Quest’ultima, in particolare, incide per oltre un terzo (35,3%) sul consumo energetico, secondo il monitoraggio Enea-CTI.

“Le polemiche politiche essenzialmente dilatorie – è la conclusione dei presidente Lombardi – nascono dall’ineluttabile giro di vite che, nel lasso di un brevissimo periodo di tempo, imporrebbe ai contribuenti costose ristrutturazioni in un momento difficile per l’economia, svalutando nel contempo sensibilmente il valore degli immobili di classe energetica inferiore. La nostra proposta è quella di prorogare senza indugi il Superbonus 110% (con  sconto in fattura e cessione del credito pienamente operativi), usando in parte i Fondi del PNRR e i Fondi Strutturali per finanziare in parte tale misura, e successivamente individuare gli strumenti di sostegno economico con l’UE per il raggiungimento degli obiettivi energetici fissati”.

L’efficienza energetica dei fabbricati è una grande opportunità che insieme al SISMABONUS, permetterà il miglioramento degli edifici anche dal punto di vista sismico, rilanciando la vera ripresa del Paese e rendendolo energeticamente indipendente.

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