Dopo una nottata di calma apparente, per il terzo giorno consecutivo, all’alba sono ripresi gli scontri ad il Cairo. Centinaia di manifestanti, sparpagliati in tanti gruppi, hanno ingaggiato scontri con la polizia in assetto anti-sommossa. Il bilancio degli scontri avvenuti in questi giorni, tra le forze dell’ordine e manifestanti ha portato alla morte di 40 persone e oltre 1.700 feriti. A diffondere la notizia, una fonte dell’obitorio del Cairo, che ha però chiesto l’anonimato. “Stiamo cercando auto e di bare, perché non ne abbiamo abbastanza”, ha aggiunto un’altra fonte mentre un medico, Mona Mina, ha riferito di aver visto almeno 15 vittime uccise con colpi d’arma da fuoco.
Gli scontri, ancora in corso a piazza Tahrir, nella capitale egiziana, avvengono a una settimana dalle elezioni legislative, in programma il 28 novembre, le prime dalla caduta del presidente Hosni Moubarak, cacciato da una rivolta popolare.
Nelle prime ore della mattina era stato annunciato un accordo per una tregua, raggiunto con la polizia dall’imam della grande moschea di Omar Makram (dietro piazza Tahrir), sulla base – a quanto sembra – della riconsegna di un ufficiale e quattro agenti di polizia presi in ostaggio ieri sera dai manifestanti.
Tuttavia poco dopo l’avvenuta riconsegna, la polizia è nuovamente intervenuta pesantemente per sgomberare parte della piazza, dove è stata nuovamente installata una tenda. In conseguenza della chiusura del grande snodo stradale al centro della città, il traffico automobilistico è molto difficile perché è necessario utilizzare percorsi alternativi in strade meno agevoli. In un’improvvisata conferenza stampa in piazza Tahrir il generale Said Abbas, assistente del comandante militare della regione, ha voluto rassicurare che il sit in è un diritto garantito, a condizione che non venga danneggiato l’interesse pubblico. L’ufficiale ha anche affermato che sulla piazza non sono presenti agenti di polizia né militari ma un servizio d’ordine è stato organizzato per proteggere la zona dei ministeri, specie quello dell’interno. Ha quindi detto di aver chiesto ai manifestanti se sentivano la necessità che l’esercito predisponesse servizi per garantire la loro sicurezza.
Intanto l’ Ue è intervenuta, invitando le parti coinvolte negli scontri alla “calma e alla moderazione” senza, tuttavia, “puntare l’indice contro nessuno”. La Ue riconosce che la transizione è un processo difficile, ma l’ordine va mantenuto “nel pieno rispetto dei diritti umani ed accogliendo le aspirazioni democratiche dei cittadini”. Nel frattempo si augura che le elezioni possono tenersi nel pieno rispetto degli standard internazionali e democratici. Allo scopo, la Ue ha messo a disposizione osservatori e finanziamenti.