Egitto: media egiziani accusano giovane ricercatore Zaki di difendere i diritti degli omosessuali

Il sito egiziano “Sada online” titola oggi sul caso di Patrick George Zaki, il ricercatore dell’universita’ di Bologna arrestato dalle autorita’ del Cairo, sostenendo che “il nuovo giorno rivela la verita’ su di lui ovvero che e’ omosessuale”. Si legge nell’articolo che “numerosi attivisti hanno iniziato una campagna sui social media contro l’Egitto, sullo sfondo delle accuse di arresto di Patrick George Zaki, all’aeroporto del Cairo, al suo ritorno dall’Italia. Secondo i media italiani, George e’ un attivista e ricercatore gay. Secondo i quotidiani italiani, George e’ attivo nell’iniziativa egiziana per i diritti umani, gestita dall’attivista Hossam Bahgat, uno dei fondatori di ‘Mada Masr'”. Il caso di Zaki ricorda da vicino quello di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato morto alcuni giorni dopo in un sobborgo della capitale egiziana con evidenti segni di torture sul corpo. Secondo quanto riferisce l’organizzazione non governativa dell’Egypt Initiative for Personal Rights (Eipr), dopo l’arresto il giovane ha trascorso 24 ore in custodia cautelare senza essere autorizzato a comunicare con famiglia o legali, dopo il suo arresto all’aeroporto del Cairo avvenuto il 7 febbraio. Zaki e’ stato inoltre trattenuto in uno degli uffici della Sicurezza nazionale al Cairo prima di essere trasferito nella citta’ di Mansoura, citta’ sul Delta del Nilo, dove sarebbe stato sottoposto a torture tra cui l’elettroshock. Zaki frequenta l’Universita’ di Bologna dall’agosto 2019 e stava tornando in Egitto per una breve visita alla famiglia. Il giovane e’ il sesto membro del personale dell’Eipr ad essere arrestato dall’ottobre 2019.

Secondo l’Eipr, il suo arresto fa parte di una campagna in corso da parte dei servizi di sicurezza egiziani che in questi ultimi mesi ha portato all’arresto di migliaia di persone, in gran parte attivisti anti-governativi. Ieri il ministero dell’Interno egiziano ha confermato l’arresto del giovane ricercatore. In una nota, il ministero dell’Interno egiziano ha voluto precisare, rispondendo all’ondata di critiche da parte di politici e della societa’ civile italiana, che il giovane e’ cittadino egiziano d e’ stato arrestato su mandato della Procura ed e’ stato portato davanti al pubblico ministero che ha deciso di porlo in regime di detenzione preventiva per 15 giorni in attesa dei risultati delle indagini. Per le autorita’ egiziane il giovane e’ stato arrestato per fatti risalenti al 2019 e lo vedono accusato di: incitamento a sovvertire il sistema politico promuovendo pensieri che mirano a cambiare i principi costituzionali; diffondere false notizie intese a minare l’ordine sociale e il caos, incitando le proteste non autorizzate con l’obiettivo di indebolire il prestigio dello Stato; gestire e utilizzare un account Facebook con lo scopo di disturbare l’ordine pubblico, mettendo in pericolo la sicurezza della societa’ e dei cittadini, promuovendo attacchi di terrorismo e violenza.

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