Egitto nel caos, oltre 600 morti. Oggi ‘giorno della rabbia’

E’ un nuovo “Giorno della rabbia” per l’Egitto, che conta i morti della feroce repressione scatenata dai militari e si prepara ad altre battaglie tra le forze di sicurezza e i militanti islamisti in vista della preghiera del venerdi’ nelle moschee. L’ultimo bilancio ufficiale delle vittime delle ultime 48 ore di scontri e’ di 623 morti; oltre 4.000 secondo i Fratelli Musulmani, che hanno scelto per questo venerdi’ lo stesso nome dato a quel 28 novembre 2011 in cui la “rabbia” di piazza Tahrir travolse Hosni Mubarak e la sua cerchia.

Il luogo epicentro della protesta -piazza Rabaa, dove sorge la moschea Al-Adawiya- e’ oggi diverso ma, nonostante la devastazione che l’ha colpita, questa resta il punto di riferimento simbolico di un movimento che la mano durissima dei militari non riesce a far sparire dalla scena politica.
La politica stessa, dal canto suo, sembra avere pochissimi margini per esercitare una mediazione tra le parti, dopo il sangue degli ultimi due giorni. E, nonostante gli appelli delle cancellerie occidentali (ieri anche il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, aveva convocato l’ambasciatore egiziano per esprimergli la “preoccupazione” della Farnesina e chiedere la revoca dello stato di emergenza), l’uomo forte del Paese, il generale Abdulfattah Al-Sisi, capo delle Forze armate e regista della destituzione dalla presidenza della Repubblica di Mohamed Morsi, non vuole recedere da un confronto di natura militare con coloro che vengono definiti “terroristi”.

Il governo avrebbe autorizzato la polizia a sparare chiunque attacchi i luoghi pubblici. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunitosi nella notte su richiesta del premier turco, Recep Tayyp Erdogan, ha invitato le parti a mostrare moderazione ma coloro in grado di esercitare una maggiore pressione sul Cairo, in realta’ non vanno oltre le dichiarazioni di condanna. “Deploriamo la violenza contro i civili, sosteniamo i diritti universali e basilari alla dignita’ umana, incluso il diritto a una protesta pacifica”, ha detto ieri Barack Obama, interrompendo brevemente le proprie vacanze estive. Il presidente americano ha annunciato che gli Stati Uniti hanno annullato le esercitazioni militari congiunte con l’Egitto previste per il prossimo mese e che Washington potrebbe troncare la cooperazione militare ma in realta’ e’ stato Chuck Hagel, il capo del Pentagono, a rassicurare al telefono Al-Sisi che per adesso tale collaborazione e’ confermata, cosi’ come resta intatto, per il momento, l’aiuto finanziario di circa 1,5 miliardi di dollari che ogni anno Washington eroga al Cairo, e destinato in gran parte al settore militare egiziano.

(fonte Agi)

 

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