Ancora alta la tensione in Egitto. Pugno di ferro dei militari che hanno occupato la tv annunciando che diffonderanno un comunicato dopo la scadenza dell’ultimatum al presidente Morsi. I ribelli hanno incontrato nel frattempo il rappresentante dell’opposizione Mohammed ElBaradei e altri esponenti religiosi e dei partiti islamici, fra cui i Fratelli Musulmani, mentre migliaia di manifestanti sono di nuovo in piazza Tahrir per chiedere le dimissioni del presidente islamista. Altre manifestazioni contro Morsi sono in corso ad Alessandria e a Port Said, mentre i sostenitori del capo dello Stato sono radunati sulla piazza Rabaa al Adawiya, sempre nella capitale. Se il presidente Morsi non accoglierà le richieste della popolazione entro il termine fissato, i militari hanno detto che imporranno una loro “Raod map”, che secondo la stampa egiziana prevederebbe un periodo di transizione sotto lo stretto controllo delle forze armate e la sospensione temporanea della Costituzione. Nel primo pomeriggio, anche il ministero degli Interni egiziano ha avvertito in un comunicato che risponderà con “fermezza” a qualsiasi atto di violenza.
Intanto le piazze egiziane sono stracolme di in attesa dell’ora X. Migliaia di persone sono in piazza Tahrir e davanti ai due palazzi presidenziali di Ittahadeya ed el Kobba. Migliaia anche davanti alla moschea di Rabaa el Adaweya a sostegno del presidente. Intanto canzoni patriottiche risuonano dalle basi militari al Cairo subito dopo lo scadere dell’ultimatum posto dai militari al presidente Mohamed Morsi per ritrovare una conciliazione con le forze di opposizione.
Morsi chiede governo di coalizione. Scaduto l’ultimatum, il presidente egiziano Mohammed Morsi ha lanciato un appello per la formazione di un governo di coalizione, mentre si attende un comunicato dei militari, che nel frattempo hanno preso il controllo della tv di Stato. Dalla sua pagina ufficiale di Facebook, Morsi, contestato duramente dall’opposizione laica, ha invitato a “formare un governo di coalizione e di consenso per organizzare le prossime elezioni legislative”.
Presidente Morsi sfida militari: “Resto al mio posto”. La situazione in Egitto è molto difficile e a 48 ore dalla scadenza dell’ultimatum al presidente Morsi, è lo stesso a scrivere ai militari di fare un passo indietro e di ritirare le sue richieste e, al contempo, ribadisce di non accettare diktat. Né all’interno né dall’esterno. Subito dopo si rivolge direttamente agli egiziani dalla Tv di Stato per ricordare che “le elezioni sono state libere e rappresentative della volontà popolare”, e soprattutto che lui è stato “il primo leader egiziano ad essere stato eletto democraticamente”. “Non farò nessun passo indietro”, dice il presidente che si dice pronto a proteggere la democrazia “a costo della sua vita”. “Non lasciatevi rubare la vostra rivoluzione”, ha detto Morsi che, pur ammettendo di “aver commesso degli errori”, invita gli egiziani a non attaccare le forze armate. Poi afferma la necessità che l’esercito torni alle sue “normali funzioni”. Morsi è sempre più solo e assediato dai manifestanti anche nel palazzo dove si è trasferito per evitare le contestazioni. I fratelli musulmani non hanno reagito ufficialmente alla dichiarazione dei militari ma più voci hanno ribadito che la legittimità del presidente non si tocca. Mentre il portavoce della Fratellanza Gehad el Haddad ha scrive in rete: “Il popolo egiziano non permetterà a nessuno di fare prepotenze alle loro scelte democratiche e rimarrà fermo davanti a chiunque minacci la legittimita”. Come negli scorsi due giorni anche oggi le piazze si sono divise fra pro e anti Morsi. In serata, poche ore prima che Morsi parlasse alla televisione, gli scontri nel quartiere di Giza, al Cairo, sono degenerati e hanno lasciato sul terreno sette morti e decine di feriti, molti dei quali gravi. Salgono a 23 i morti degli scontri.