Con le votazioni del 25 settembre 2022, i riflettori si sono accesi non solo sui partiti del centrodestra che hanno vinto e che quindi formeranno il nuovo Governo, ma anche su chi rimane fuori dal Parlamento, per via delle soglie di sbarramento non raggiunte dai propri partiti.
Tra questi ci sono Luigi Di Maio, Emma Bonino (da anni tra i protagonisti della politica italiana), Gianluigi Paragone, Monica Cirinnà, Simone Pillon, Vittorio Sgarbi, Mara Carfagna, Luigi De Magistris ed Emanuele Fiano.
Con lo scioglimento delle Camere, si apre il capitolo sul cosiddetto vitalizio che nel 2012 è stato modificato, diventando da retributivo a contributivo: oggi viene calcolato sulla base di contributi versati e lo si ottiene a partire dai 65 anni, nel momento in cui si va in pensione.
Se in passato, quindi, i parlamentari – a prescindere dall’età anagrafica – percepivano una pensione fin da subito finito il mandato, oggi percepiscono un importo calcolato sui contributi effettivamente versati.
Fino alla XIII legislatura il vitalizio poteva variare dal 25% all’85,5% dell’indennità parlamentare lorda.
Dalla XV legislatura l’importo è stato ridotto, con una forbice che andava dal 24% all’80% dell’indennità parlamentare raggiunta, con 30 anni di mandato parlamentare.
Dalla XVI legislatura e fino al 31 dicembre 2011, il vitalizio è stato ridotto ulteriormente, con la base di calcolo compresa tra il 20% e il 60% dell’indennità parlamentare, raggiungibile con 15 anni di mandato parlamentare.
Dal 2012, il vitalizio viene calcolato sulla base del 33% dell’indennità parlamentare lorda: l’8,8% è a carico del parlamentare, il 24,2% resta a carico dell’Assemblea Elettiva. Nel 2019, infine, è stato disposto il ricalcolo retroattivo con il sistema contributivo anche per gli anni di mandato fino al 31 dicembre 2011.
Stando ai calcoli, la risposta è sì: la legislatura appena finita permette infatti “per un soffio” a senatori e parlamentari di ottenere un vitalizio proporzionato ai contributi versati, in quanto la regola generale prevede la maturazione della quota dopo 4 anni, 6 mesi e un giorno dall’inizio della legislatura.
Questo perché, nonostante le elezioni del 25 settembre (che in quanto a cybersecurity sono state a prova di hacker), le nuove camere si insedieranno solo a partire dal 15 ottobre: esattamente 21 giorni dopo la data utile per ottenere il vitalizio.