French Presidentilal candidates posters with the picture of Socialist candidate Benoit Hamon, top left, and Conservative Presidential candidate Francois Fillon are overlaid in Paris, France, Monday, March 27, 2017. The first French presidential ballot will take place on April 23 and the two top candidates go into a runoff on May 7. (AP Photo/Francois Mori)

Elezioni e presidenzialismo

Si torna a parlare di presidenzialismo. Una delle coalizioni lo presenta tra i primi punti del suo programma in vista del voto ormai imminente.

Ne esistono almeno tre varianti, molto diverse fra loro.

La prima è quella degli Stati Uniti e di gran parte dei paesi del continente americano. Il presidente è eletto direttamente ed è il capo del governo; il potere legislativo è affidato al Parlamento eletto in modo separato, anche cronologicamente. Nessun paese europeo adotta questo sistema. Questo tipo di presidenzialismo ha vari difetti; il principale è che risulta profondamente divisivo, determina un’accentuata polarizzazione, può portare – come vediamo appunto negli Usa –sull’orlo di una crisi istituzionale sistemica.

In Europa alcuni paesi di media dimensione (Austria, Portogallo, Irlanda) eleggono direttamente il presidente della Repubblica, ma il governo si forma su base parlamentare, e i poteri presidenziali sono simili a quelli previsti dalla Costituzione italiana.

L’unica eccezione è costituita dalla Francia nella quale vige il cosiddetto semipresidenzialismo; il Presidente, eletto direttamente, presiede il consiglio dei Ministri e ha rilevanti poteri politici. Anche in Francia, tuttavia, il governo deve avere il consenso della maggioranza in Parlamento, per cui si sono verificati in passato diversi casi di “coabitazione” tra un presidente di sinistra e una maggioranza di destra o viceversa. Anche Macron, dopo le ultime elezioni, deve cercare, per governare, di avere il consenso degli altri gruppi.

E’ chiaro che l’elezione popolare del Capo dello Stato, di per sé, non è antidemocratica.

Tuttavia, gli equilibri istituzionali sono molto delicati, in genere, e in particolare oggi in presenza di una crisi della democrazia ormai diffusa ovunque. Prima di introdurre l’elezione popolare, bisogna quindi valutare molto bene non solo se con essa si intende solo modificare il modo di elezione, ma anche una riforma complessiva che elimini il carattere parlamentare del nostro sistema; e in ogni caso le conseguenze sulle attuali configurazioni dei poteri presidenziali.

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