Elezioni Gran Bretagna 2017

Urne aperte domani,  8 giugno,  in Gran Bretagna per le elezioni legislative anticipate, terzo grande appuntamento elettorale in Europa nel 2017 dopo il terremoto causato il 23 giugno 2016 dal referendum sulla Brexit. Come è già accaduto per il voto in Olanda e in Francia, anche le elezioni britanniche travalicano la sfera dell’interesse politico nazionale e si trasformano in un test elettorale fondamentale per il destino dell’Unione Europea.

In Gran Bretagna la sfida è tra i conservatori del premier Theresa May e i laburisti di Jeremy Corbyn. La posizione del nuovo governo sulla Brexit sarà decisiva per l’esito dei negoziati con Bruxelles per l’uscita del Regno Unito dall’Ue.

I primi exit poll sono previsti per le 22 ore locali (le 23 in Italia), anche se saranno dati da prendere con tutte le accortezze del caso viste le più o meno recenti polemiche sull’attendibilità dei sondaggi all’uscita del seggio elettorale e a quanto pare la tendenza degli elettori – in Gran Bretagna – a essere ‘reticenti’, o meglio a non dichiarare il voto dato ai Tories (i conservatori).

Detto questo, per i primi risultati nelle prime contee bisognerà aspettare le 2-3 del mattino, mentre intorno alle 7-8 del mattino saranno diffusi i primi risultati definitivi, ma solo nel caso in cui la premier Theresa May risulti vincitrice con un grande distacco. Nell’ipotesi – meno accreditata secondo gli ultimi sondaggi – di un testa a testa, dovremo aspettare la tarda mattinata di venerdì 9 giugno o il primo pomeriggio.

Un sondaggio condotto da YouGov a quattro giorni dal voto dà i conservatori al 42% e i laburisti al 38%. Secondo le stime dell’istituto, i Tories della May avrebbero 305 seggi a Westminster, il Labour di Jeremy Corbin si fermerebbe a 268 seggi. Ma la vera sorpresa potrebbe arrivare da una possibile alleanza tra i laburisti e gli scozzesi dello Scottish National Party di Nicola Sturgeon, che la settimana scorsa ha aperto all’ipotesi di un’intesa non organica ma di programma con il partito di Corbin. Secondo il sondaggio di YouGov, lo Snp al momento ha il 4% dei consensi, tutti concentrati ovviamente in Scozia, il che grazie al sistema elettorale britannico gli consentirebbe di portare ai Comuni 42 deputati, che sommati ai 268 del Labour aprirebbe lo spazio per una possibile maggioranza. Venerdì scorso la ‘first minister’ scozzese aveva detto di essere pronta a fare un’alleanza ‘punto su punto’ con i laburisti in caso di ‘hung parliament’, ovvero di un Parlamento senza una chiara maggioranza. Secondo il sondaggio i Liberal Democratici, con il 9%, otterrebbero 13 seggi.

E a poche ore dall’attentato a Londra, nella campagna elettorale non può che fare irruzione il problema della sicurezza. La Gran Bretagna si divide, i leader si attaccano senza esclusione di colpi. Theresa May si pone come la soluzione della fermezza contro la minaccia del fondamentalismo, Jeremy Corbyn le rinfaccia sei anni da ministro dell’Interno in cui ha tagliato, e poi ancora tagliato, i fondi e i posti di lavoro. Altro che riconferma, il Labour chiede le dimissioni immediate.

Oltre alla politica interna, le elezioni britanniche sono importanti perché dopo l’8 giugno Bruxelles saprà se dovrà vedersela con l’idea di ‘hard Brexit’ del premier, o con processo di leave più soft del leader laburista. Anche qui la consultazione elettorale può riservare delle enormi sorprese. Il premier May, un mese e mezzo fa, ha lanciato il ‘voto lampo’, chiedendo al paese un sostegno forte al suo governo, davanti alle divisioni del Parlamento sull’attivazione dell’articolo 50 e sulle modalità del negoziato con Bruxelles. Ma la leader conservatrice si trova ora, piuttosto inaspettatamente, a fronteggiare la rimonta (nei sondaggi) di Corbyn, che il 18 aprile, giorno della convocazione delle elezioni, sembrava politicamente morto.

 

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