Elezioni, i partiti che rischiano di essere esclusi

Molti schieramenti politici non riusciranno ad adempiere a un obbligo di legge, e per questo non potranno candidarsi alle elezioni anticipate

C’è ancora poco tempo per siglare le alleanze in vista delle elezioni anticipate del 25 settembre. Il gioco delle coalizioni non serve solo a garantire l’ingresso in Parlamento ai partiti che da soli sarebbero votati da percentuali irrisorie di elettori, ma anche a superare uno scoglio legale che riguarda la stessa candidatura delle liste. E per cui molti schieramenti rischiano di dover abbandonare la corsa alle urne ancora prima dell’inizio effettivo della campagna elettorale. Si tratta della raccolta firme.

Raccolta firme da parte dei partiti in vista delle elezioni: cosa dice la legge

La legge prevede che i partiti presentino una lista di candidati sottoscritta dagli elettori, da consegnare entro tra il 21 e il 22 agosto alla cancelleria della Corte d’appello. Ma il grande numero di firme necessarie per presentarsi alle elezioni politiche potrebbe rappresentare un grosso ostacolo per i partiti più piccoli e appena nati. Le firme richieste sono infatti almeno 1.500 e non più di 2 mila per ogni collegio plurinominale. In caso di scioglimento anticipato delle Camere basta però la metà.

Con la riforma elettorale del 2020 che ha ridotto i collegi della Camera e del Senato, passati rispettivamente a quota 49 e 26, sarà dunque necessario avere oltre 56 mila firme. In realtà si ipotizza che gli elettori che firmeranno per il Senato siano gli stessi che firmeranno per la Camera, e dunque le persone da intercettare dovranno essere almeno 36.750. Un numero molto alto da raggiungere in poche settimane.

Perché alcuni partiti sono esentati dalla raccolta delle oltre 36 mila firme

Tuttavia la norma si applica solo ad alcuni schieramenti. Sono infatti esentati dalla raccolta delle firme degli elettori tutti i partiti e i gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in entrambe le Camere all’inizio della legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi.

Con il recente decreto Elezioni è passato un emendamento che ha esteso l’esenzione anche per i partiti costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere entro il 31 dicembre 2021 o quelli che hanno presentato candidature con un proprio simbolo alle ultime elezioni della Camera dei Deputati o alle ultime elezioni dei membri del Parlamento Europeo.

Tuttavia l’allargamento della platea riguarda solo i partiti che hanno ottenuto almeno un seggio assegnato con il sistema proporzionale o che hanno concorso alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione avendo conseguito, sul piano nazionale, un numero di voti validi superiore all’1% del totale.

Quali partiti non sono tenuti a presentare la lista delle firme degli elettori

Ma come si traduce tutto questo nella realtà? Anzitutto i partiti maggiori – e altri più piccoli la cui presenza è però ben consolidata in Parlamento – non avranno l’obbligo di presentare le firme di 36 mila elettori alla Corte d’appello. Si tratta delle seguenti formazioni.

+Europa.

Fratelli d’Italia.

Forza Italia.

Italia Viva.

Lega.

Liberi e Uguali.

Movimento 5 Stelle.

PD.

Grazie a dei cavilli legali anche il neonato partito di Luigi Di Maio sarà esentato dalla raccolta firme. Impegno Civico, ospitando al suo interno Centro Democratico di Bruno Tabacci, potrà presentarsi tranquillamente alle urne. Qua tutto quello che c’è da sapere sulla raccolta firme.

Non è ancora chiara la posizione di Carlo Calenda e del suo Azione. Presentandosi nella coalizione del PD insieme a +Europa, infatti, il partito centrista non avrebbe dovuto presentare la lista di sottoscrizioni. Se non andrà a buon fine neanche il matrimonio con Matteo Renzi e Italia Viva, i moderati dell’ex numero uno del Mise dovranno scendere in piazza.

Anche se dai vertici del partito assicurano che l’elezione del loro leader come europarlamentare, in quota PD ma con lo slogan “Siamo europei”, dovrebbe bastare per l’esenzione. Lo avrebbe confermato, con un parere scritto, anche il professor Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale.

Quali partiti rischiano di non potersi presentare alle elezioni del 25 settembre

Ci sono diversi partiti che rischiano di non potersi presentare alle elezioni, perché potrebbero non riuscire a raccogliere abbastanza firme in così poco tempo. Tra gli altri ci potrebbero essere questi esclusi celebri, anche tra i parlamentari uscenti.

ItalExit, di Gianluigi Paragone, che si presenterà in coalizione con gli altri ex pentastellati di Alternativa.

Italia Sovrana e Popolare, che raggruppa Ancora Italia, Azione Civile, Comitato No Draghi, Italia Unita, Partito Comunista, Riconquistare l’Italia, Rinascita Repubblicana.

Unione Popolare guidata da Luigi De Magistris, che raggruppa Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e diversi partiti locali di sinistra.

Vita, con il Movimento 3V e la deputata no vax Sara Cunial.

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