Quasi cinquantacinque milioni di iraniani da stamattina alle 8 sono chiamati a votare per il rinnovo del nuovo parlamento, il Majlis, e dell’Assemblea degli Esperti, l’organismo religioso cui spetta il compito di nominare la Guida Suprema. Per smentire i timori di astensionismo, la televisione iraniana ha deciso di mostrare le lunghe file ad alcuni seggi di Teheran sin dal primo mattino. Il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, è stato tra i primi a mettere la scheda nell’urna, quasi a volere dare il buon esempio. “Consiglio agli iraniani di votare presto e di scegliere i candidati in maniera saggia, una grossa partecipazione rappresenta una sconfitta per i nostri nemici”, ha detto l’ayatollah uscendo dal seggio. Anche il leader della lista dei riformisti-moderati, Mohammad Reza Aref, ha già votato. La speranza è quella di scalzare la maggioranza conservatrice-fondamentalista che ha controllato i 290 seggi del precedente Majilis.
Il voto – il primo dall’accordo tra Iran, Usa, Ue e Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul programma nucleare e la fine delle sanzioni – potrebbe contribuire e rafforzare, in caso di un’affermazione dei riformisti moderati, la politica di apertura al mondo perseguita dal presidente della Repubblica, Hassan Rohani. Molti candidati riformisti e moderati sono stati però esclusi dalla competizione elettorale dal Consiglio dei Guardiani, l’organismo composto da religiosi e giuristi islamici incaricato di controllare il Parlamento e la sua attività legislativa.
Difficile prevedere i risultati per il Parlamento: tradizionalmente, nella aree rurali le preferenze vanno ai conservatori, mentre nelle città vi è un voto più favorevole ai riformisti. Appare più scontata invece una maggioranza di tradizionalisti nell’Assemblea degli esperti: di 800 aspiranti per la corsa elettorale, ne sono stati ammessi solo 163 per 88 posti, per lo più di area conservatrice. In alcuni collegi si voterà per un unico candidato.