Elezioni Regionali 2024 Sardegna, testa a testa Truzzu-Todde

Secondo le direttive della Regione le operazioni sono partite dalla conta dei voti per i candidati presidente. Ci vorranno ore dunque prima che la Sardegna sappia chi dovrà guidarla per i prossimi cinque anni tra Truzzu (centrodestra), Todde (Campo largo), Soru (Coalizione sarda) e Chessa (Sardigna R-esiste).

Sono stati 758.252 i votanti (affluenza del 52,4%) che si sono presentati ai seggi tra le 6.30 e le 22. Dopo la conta dei voti ricevuti dai quattro candidati a prendere il posto di Christian Solinas si passerà al conteggio dei voti di lista e infine le preferenze ricevute dai consiglieri. Non si escludono problemi durante gli scrutini perché la legge elettorale in vigore in Sardegna permette di esprimere la doppia preferenza di genere (due candidati di sesso diverso, ma della stessa lista) e c’è anche la possibilità del voto disgiunto (indicando un candidato consigliere di una lista e il presidente sostenuto da un’altra coalizione).

L’affluenza alle Regionali 2024 della Sardegna si è attestata dunque al 52,4%. Su 1.447.753 aventi diritto sono stati 758.252 i cittadini che si sono recati alle urne. Cinque anni fa il dato fu del 53,74%.

In Sardegna un’elezione sul filo del rasoio. Qualche settimana fa il centro-destra sembrava avere davanti un successo sicuro a discesa che nel finale si è trasformata in una salita.  La candidata Pd-5 Stelle Todde nelle prime battute è in vantaggio, e   lo è anche a Cagliari dove è sindaco Truzzu, l’aspirante Governatore sostenuto da Meloni. Truzzu è stato fortemente voluto dalla premier al punto da ingaggiare un braccio di ferro con Salvini per scalzare l’ex presidente Solinas e lanciare un suo uomo. Il voto sardo  non si limiterà ad avere delle conseguenze locali ma nazionali.

‘Gavetta nelle organizzazioni universitarie, 5 anni da consigliere in Circoscrizione, 5 da consigliere regionale, 5 da sindaco, vicecoordinatore regionale del Pdl. Prima di fare politica ha lavorato per 10 anni, energia e comunicazioni, e ha fatto volontariato. Alla fine Truzzu, classe 1972, un mandato da sindaco di Cagliari cominciato nel 2019, ce l’ha fatta: ha prevalso sull’avversario interno di coalizione,  il sardo leghista Christian Solinas, e si è  imposto nella sfida con il centrosinistra, diviso tra Todde e Soru.

Decisivo nella sua storia politica il legame con Giorgia Meloni: ‘Conosco da 20 anni Truzzu – ha raccontato la premier nel comizio di chiusura a Cagliari – non perché ci andavo in discoteca, ma perché è da vent’anni che fa politica. E io voglio gente che sappia di che si sta parlando. Di improvvisati ne abbiamo già visti’.

Militanza politica e amicizia risalgono ai tempi in cui le percentuali di Fratelli d’Italia erano sotto il 5%. Truzzu è stato l’ultimo dirigente cittadino del Fuan, poi è entrato in associazioni legate ad Alleanza nazionale. Negli stessi anni Meloni inizia a farsi strada per poi raggiungere i vertici di Azione studentesca. Un’amicizia consolidata con la festa nazionale di Atreju. Già nel 2019 Meloni aveva proposto il nome di Truzzu per la Regione ma aveva dovuto cedere alla Lega che al tempo aveva i numeri più pesanti nella coalizione. Truzzu  però scelto per la corsa a sindaco di Cagliari e riuscì a prevalere. Passati cinque anni e per una sfida elettorale delicata nell’anno delle elezioni europee, Meloni non ha mai avuto dubbi: ha  imposto Truzzu rischiando la rottura con l’alleato Matteo Salvini che voleva la riconferma per Solinas. I risultati delle urne le hanno dato ragione.

C’è un episodio imbarazzante nella storia di Truzzu: è la foto con la scritta ‘Trux’ sul braccio diffusa sui social e diventata un caso. Risale ai giorni del 2016 in cui l’ex calciatore Paolo Di Canio fu sospeso da Sky per il suo tatuaggio ‘Dux’ sul braccio. Quello di Truzzu era però una scritta col pennarello fatta in segno di solidarietà e diffusa sui sui social con la scritta ‘contro ogni ipocrisia Je suis Paolo Di Canio’. Una parodia ha ridimensionato di recente Truzzu. Meglio: ‘Una goliardata’. Antifascista? ‘Non mi definisco anti in nessun caso. Non sono neppure anti comunista. Faccio politica ‘per’, non anti’.

La posta in gioco è piuttosto alta  ed  è la prima volta che la destra si presenta unita dopo un anno di governo. Non era successo la scorsa volta quando la vittoria di Solinas fu un mix di maggioranza e opposizione: Salvini, infatti, era nel Conte I ma non FdI e Forza Italia. Inoltre, è stata la stessa premier a dare una ribalta nazionale al voto chiudendo la campagna elettorale a Cagliari e lanciando la sua sfida politica, il premierato. Probabile che un’eventuale sconfitta sarebbe una battuta d’arresto e aprirebbe nuove riflessioni su come impostare la campagna per le europee e se sia o no il caso di una candidatura personale di Meloni.

Salvini  combatte nell’elezione per tenere le posizioni e non scivolare nei consensi. C’è da dire che dalle ultime battaglie è uscito sconfitto nella coalizione: non solo il candidato in Sardegna ma pure sul terzo mandato per i Governatori. Il dato dell’isola è messo nel conto.

Per la sinistra il quadro è diverso. E’ vero, è un test dell’alleanza Pd-5 Stelle ma già il fatto di essere in competizione è un risultato. Insomma, Schlein rischia – certo – ma meno della sua avversaria Meloni. I conti per la leader Pd si faranno solo alle europee quando si vedrà dove si è fermata l’asticella Pd se sopra o sotto il 20% fissato dal partito. E lo stesso può dirsi per Conte, alleato dei Dem in questa battaglia – e pure alle prossime regionali in Abruzzo del 10 marzo – ma competitore nella corsa per le europee dove si vota con il proporzionale. E dove la gara per sorpassare la Schlein è accesa.

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