Elezioni regionali, comunali e referendum

Prime elezioni italiane dell’era post-Covid. Gli italiani sono chiamati a votare per rinnovare la guida di 7 Regioni e quasi mille Comuni, per il referendum confermativo della riforma sul taglio del numero dei parlamentari e per le suppletive di due collegi uninominali in Sardegna e Veneto.

Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’election day.

QUANDO SI VOTA – Per assicurare il distanziamento sociale le operazioni di voto si svolgeranno in due giornate: domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15.

CHI E’ CHIAMATO A VOTARE – Per il Referendum sono chiamati alle urne 46.415.806 elettori, in un totale di 61.622 sezioni. Per le elezioni suppletive del Senato gli aventi diritto al voto sono 427.824 per la Sardegna (Collegio uninominale 03 Sassari) in 581 sezioni e 326.475 per il Veneto (Collegio uninominale 09 Villafranca di Verona) in 393 sezioni. Le elezioni regionali (in Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia) interesseranno 18.471.692 elettori e un totale di 22.061 sezioni. Le elezioni amministrative si svolgeranno, invece, in 957 comuni, di cui 608 nelle regioni a statuto ordinario e 349 nelle regioni a statuto speciale: per un totale di 5.703.817 elettori alle urne e 6.756 sezioni. I seggi aprono alle 7 alle 23, lunedì dalle 7 alle 15. Alla chiusura dei seggi seguiranno gli scrutini delle suppletive, del referendum e delle regionali. Gli scrutini delle elezioni amministrative cominceranno alle ore 9 di martedì 22 settembre.

IL QUESITO REFERENDARIO, NON C’E’ IL QUORUM – Il quesito stampato sulla scheda è: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?”. Per la validità del referendum costituzionale confermativo, a differenza che per il referendum abrogativo, non è previsto dalla legge un quorum di validità; non si richiede, cioè, che alla votazione partecipi la maggioranza degli aventi diritto al voto e l’esito referendario è comunque valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori.

GLI SFIDANTI NELLE REGIONI – Complessivamente sono 35 gli aspiranti governatori per 6 Regioni (in Valle d’Aosta l’elezione del presidente è indiretta). In Liguria l’uscente Giovanni Toti è insidiato da Ferruccio Sansa, frutto dell’intesa Pd-M5S. In Veneto a sfidare Luca Zaia sono Arturo Lorenzoni (sostenuto da una coalizione di centrosinistra) e Enrico Cappelletti (M5S). In Toscana Eugenio Giani (sostenuto da Pd, Iv e La Sinistra) sfida la leghista Susanna Ceccardi mentre il Movimento schiera Irene Galletti. Nelle Marche la contesa è tra Maurizio Mangialardi (sostenuto da Pd e Iv e ex CinqueStelle) e il meloniano Francesco Acquaroli con il pentastellato Gianluca Mercorelli come outsider. In Puglia l’uscente Michele Emiliano se la vedrà con Raffaele Fitto con le variabili Antonella Laricchia (M5S) e Ivan Scalfarotto (Iv) che, per l’ex pm, rischiano di essere decisive. In Campania a sfidare De Luca sono l’azzurro Stefano Caldoro e la dimaiana Valeria Ciarambino. In Valle d’Aosta in campo ci sono 12 liste e quasi 400 candidati per circa 100.000 elettori.

LA POSTA IN PALIO – Il centrodestra unito, i partiti che compongono la maggioranza no. Un dato che fotografa quella che, per la maggioranza, è una partita in salita. Pd, M5S e Iv non corrono assieme in nessuna Regione. Laddove, come in Liguria, Dem e Movimento sono riusciti a trovare un accordo i renziani si sono sfilati, a testimonianza del fatto che il centrosinistra a “tre gambe” è poco più che un’utopia. E Nicola Zingaretti, consapevole della posta in gioco sottolinea un unico dato: “il Pd è la vera alternativa alle destre”. Il voto è comunque destinato ad avere ripercussioni nazionali. A rischiare, forse, non è tanto il governo ma la stabilità della maggioranza e quella interna ai partiti. Il Pd è chiamato a tre sfide cruciali: in Toscana, Marche e Puglia. In tutte e tre le Regioni i sondaggi, al momento, non sono rassicuranti e per i Dem diventa fondamentale conquistarne almeno due su tre. E Matteo Salvini, già da giorni, è in campagna elettorale. “Pd, M5S e Renzi litigano su tutto, dal 22 settembre qualcosa cambierà anche a Roma” , avverte il leader leghista. “Il voto sarà un giudizio anche su Conte e la maggioranza”, gli fa eco Maria Stella Gelmini.

LE NORME COVID – Il decreto di indizione del voto ha sottolineato la necessità di garantire il diritto di voto anche per quanti sono sottoposti a terapia anti-Covid o in quarantena. Ecco quindi che nelle strutture sanitarie con almeno 100 e fino a 199 posti-letto, che ospitano reparti Covid, verranno costituite sezioni elettorali ospedaliere. Esse saranno abilitate alla raccolta del voto domiciliare degli elettori sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario per il Coronavirus. Queste persone dovranno far pervenire – tra il decimo ed il quinto giorno precedente le consultazione – al sindaco del Comune di residenza una dichiarazione che attesta la volonta’ di esprimere il voto presso il proprio domicilio ed un certificato che indichi la condizione di contagiato. Il voto verra’ raccolto “durante le ore in cui e’ aperta la votazione. Viene assicurata, con ogni mezzo idoneo, la liberta’ e la segretezza del voto nel rispetto delle esigenze connesse alle condizioni di salute dell’elettore”.

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