La Sicilia, laboratorio da più di mezzo secolo dei futuri equilibri nazionali, può proiettare i suoi effetti sulla prossima campagna elettorale nazionale. Ci sono politici siciliani che non si sono rivolti la parola per anni, perché divisi e contrapposti su qualunque argomento. Adesso invece si ritrovano insieme nelle coalizioni che vogliono vincere le elezioni regionali, costi quel che costi. Vale per il candidato di destra, Nello Musumeci, e per quello del centro sinistra, Fabrizio Micari.
L’importante è tenere ai bordi del campo dell’Assemblea regionale siciliana, il parlamento dell’isola, gli uomini dei 5 Stelle guidati da Giancarlo Cancelleri o quelli della Sinistra di Claudio Fava. La partita è dunque fondamentale per il centrodestra.
Nello Musumeci, il candidato, viene presentato come figura credibile perché, pur avendo ricoperto a lungo incarichi nella pubblica amministrazione e godendo di una rete di potere consolidata negli enti pubblici catanesi, non è mai stato colpito da alcun procedimento penale. Caratteristica che viene venduta come valore aggiunto: dovrebbe essere il minimo per qualunque candidato, solo che in Sicilia non è la normalità: ‘Basta ma di che cosa parli, Cancelleri? Io non so come è fatto un avviso di garanzia, voi non avete mai governato in Sicilia e già avete cinque indagati. Ma come mi vuoi insegnare?’.
È un fiume in piena Nello Musumeci che rispedisce al mittente le accuse di immoralità dell’avversario grillino, Giancarlo Cancelleri, in un comizio applauditissimo a poche giorni dal voto siciliano del 5 novembre: ‘Queste mani hanno gestito oltre 930 miliardi di denaro pubblico e io non sono mai stato sfiorato da un avviso di garanzia’, incalza il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Sicilia, ‘ma quale onestà, Cancelleri, non avete mai governato e avete già 5 deputati rinviati a giudizio, ma che volete insegnare? Mia sorella vive con una pensione sociale, tua sorella l’hai fatta deputata con 60 voti’.
La forza di Musumeci, comunque, dipenderà dal risultato del suo partito personale e per la sua storia politica legata alla destra radicale.
Il vero quesito che circola in questi giorni è il chiedersi dove andranno i voti di Pietro Grasso in Sicilia. Luigi Di Maio accarezza la possibilità che la decisione del Presidente del Senato, presa alla vigilia del voto siciliano, possa trasformarsi in un prezioso assist per i grillini e che i consensi personali del palermitano Presidente del Senato confluiscano nel M5s.
In realtà l’assist potrebbe essere indirizzato verso Claudio Fava. Il quale non ha la possibilità di vincere la partita, ma di segnare qualche goal e portarsi avanti alle prossime elezioni politiche di primavera. L’ex Procuratore nazionale antimafia, ricordano infatti gli scettici, ha flirtato negli ultimi tempi con i big del Mdp, ed è quindi naturale che i consensi, se ci fossero, andrebbero da quella parte.
Ma chiedersi dove finiranno i consensi di Pietro Grasso è solo un esercizio accademico. Inoltre i sondaggisti prevedono che metà degli aventi diritto al voto non andranno alle urne.
Moreno Manzi