Dati dei telefoni utilizzati da Donald Trump e JD Vance nel mirino di hacker cinesi, che si ritiene si siano ‘infiltrati’ nelle reti di comunicazione americane.
Lo affermando fonti del New York Times, precisando che si indaga per stabilire eventualmente quali dati possono essere stati prelevati o monitorati. La campagna di Trump è stata messa a conoscenza in settimana che il tycoon, candidato repubblicano alla presidenza, e il suo running mate sono fra le persone, interne al governo ed esterne, i cui numeri di telefono sono stati presi di mira tramite ‘l’intrusione’ nei sistemi Verizon. Secondo le fonti del giornale, tra gli obiettivi ci sarebbero anche democratici e forse componenti dello staff della campagna di Kamala Harris. Anche la Cnn cita due fonti secondo cui hacker legati al governo cinese hanno preso di mira le comunicazioni telefoniche di Trump e Vance nell’ambito di un’operazione molto più ampia. E, una delle fonti della rete americana, afferma che hacker cinesi hanno preso di mira anche funzionari di alto grado dell’Amministrazione Biden.
Lo scontro politico degli ultimi giorni tra Harris e Trump verte sull’economia e sull’inflazione: con il secondo che ovviamente mette in luce le politiche economiche sbagliate dal suo punto di vista dell’amministrazione Biden.
‘’Donald Trump corre per diventare un tiranno americano e non capisce questo paese, l’unica candidato da votare è Kamala Harris”. Queste le parole del cantautore Bruce Springsteen, ma i giovani musicisti americani stanno con il tycoon. Da Kanye West alla rapper Sexxy Red, così come i due rapper Wocka Flocka e Kodak Black: l’ultimo ha pubblicato un album che rappresenta un elogio nei confronti del candidato repubblicano. Tra i musicisti e sostenitori del tycoon figurano anche artisti country come Jason Aldean, Billy Ray Cyrus e il cantautore Kid Rock.
«Tutti gli elettori di Joe Biden lascino il mio concerto!», questa è una frase pronunciata da Wocka Flocka sul palco durante un suo concerto. Inoltre, dopo l’attentato subito da Donald Trump a luglio, il rapper giamaicano aveva postato su X una frase d’incoraggiamento verso il candidato repubblicano: “Mi sembra che Trump sia stato incastrato…proteggete il nostro presidente”. Secondo il rapper statunitense Lil Pump, Trump «è il più grande presidente americano di tutti i tempi». Tempo fa, attraverso un video su Instagram, Pump aveva inviato un messaggio a Kamala Harris: “Abbiamo visto il pasticcio che tu e Biden avete creato negli ultimi tre anni. E l’unica persona che può ripulirlo è Donald Trump, tesoro!”. Anche il famoso rapper Kanye West conferma il suo supporto al businessman americano. “Sempre per Trump, ovviamente”, ha chiosato West alle domande dei giornalisti sulle sue intenzioni di voto. Alla lista si aggiunge anche la rapper Sexxy Red, che a ottobre 2023 disse: “Abbiamo bisogno che torni in carica”.
Anche Jason Aldean, cantante country e sostenitore di Donald Trump non ha risparmiato il suo appoggio alla causa repubblicana, infatti dopo l’attentato subito dall’ex-presidente pubblicò sui social una foto del tycoon sanguinante, scrivendo: “Ecco come appare un guerriero, questo è il mio ragazzo”. La cantante Azealia Banks ha confermato che l’avrebbe votato durante un’intervista al The Standard un anno fa. “Quanti fallimenti ha attraversato? Quante mogli? Quanti programmi televisivi? Davvero, niente può abbatterlo”, ha spiegato l’artista americana. Kid Rock ha definito Donald Trump come uno dei suoi “migliori amici” e che quindi “combatterà” per lui.
Kamala Harris e Donald Trump sono alla conquista degli elettori incerti, cercando di rosicchiare punti percentuali di vantaggio in una corsa alla Casa Bianca in stallo da settimane. I sondaggi mostrano che la vicepresidente sta ottenendo risultati inferiori rispetto al previsto nell’elettorato democratico tradizionale.
Per quanto sia proprio contro gli ispanici che si concentra la retorica, spesso condita di fake news, dell’ex presidente, Harris non è riuscita a fermare l’emorragia di elettori latinoamericani dal fronte democratico a quello repubblicano. I dati dell’ultimo sondaggio del New York Times/Siena College mostrano che Harris sta ottenendo risultati inferiori ad altri candidati democratici del recente passato tra l’elettorato latinoamericano
Le due icone della musica reggaeton Anuel AA e Justin Quiles, si trovavano sul palco di Johnstown per la campagna di Donald Trump a Johnstown, quando il candidato ha deciso di presentarli come «due fantastiche leggende della musica portoricana» e che quindi ogni portoricano voterà per lui alle prossime elezioni. Altro che razzista, Donald Trump sembra godere di popolarità in generale, i democratici dovrebbero iniziare a farsene una ragione.
Ad altri candidati democratici del recente passato tra l’elettorato latinoamericano, guadagnando attualmente solo il 56 per cento della popolazione rispetto al 37 percento di Trump. Un margine di appena 19 punti quando quello Biden nel 2020 era di 26 punti e quello di Hillary Clinton era di 39 punti nel 2016. Un fenomeno che, secondo un sondaggio pubblicato dal New York Times, si spiega con il fatto 67% degli intervistati ritiene che Trump non si riferisse a loro quando parlava di immigrati.
Il sostegno alle politiche di immigrazione più aggressive di Trump è sorprendente proprio tra gli ispanici: più di un terzo degli intervistati ha affermato di sostenere la costruzione del muro lungo il confine tra Stati Uniti e Messico e la deportazione di immigrati privi di documenti. Si tratta perlopiù di latinoamericani nati negli Stati Uniti. I risultati suggeriscono inoltre che Trump sta conquistando una parte piccola ma significativa degli elettori che nel 2020 avevano votato per Biden: il 9% ha dichiarato che quest’anno voterebbe per Trump.
Il Times sottolinea che dalle elezioni che hanno portato Barack Obama al potere con il 70% del voto dei latini, quel sostegno si è eroso e proprio a opera di Trump. E mentre Harris ha grandi vantaggi con le donne, in particolare di colore, deve lottare per guadagnarsi la fiducia degli elettori maschi neri, un numero crescente dei quali propende verso il repubblicano che a luglio ha accusato l’avversaria – prima vicepresidente nera e sud asiatica della nazione – di essere “diventata nera” per convenienza.