Elisa Di Francisca, la confessione: “Sopravvissuta alla violenza”

Dietro alla campionessa, c’è una donna che ha saputo lottare e scegliere con il medesimo coraggio che abbiamo imparato ad apprezzare ed ammirare in pedana. Perché Elisa Di Francisca nel suo personale e irripetibile 8 marzo ha deciso di spezzare quella protezione di riservatezza, per condividere il dolore nelle parole di u racconto strutturato, argomentato e lacerante: è il suo libro, ma anche la testimonianza di quanto possa nuocere non denunciare, non interrompere un rapporto violento.

Il suo libro ha un titolo forse riduttivo: “Confessioni di una campionessa imperfetta”, ed è una vita – quella di Elisa –  proiettata in avanti ma con il bagaglio di quanto accumulato e da elaborare, di cui anticipa alcuni terribili passaggi in un’intervista a La Repubblica:

“Sono sopravvissuta alla violenza maschile. Forse lui mi avrebbe sfigurata, forse sarei finita nel lungo elenco delle donne vittime di un rapporto sbagliato. Invece sono qui, perché ho detto basta, grazie anche a una madre che mi è stata vicina, non solo quando lui con un pugno mi ha spaccato il labbro”.

Parole indigeste, le sue, destinate a far discutere e che dimostrano quanto possa rivelarsi generalizzato e senza alcuna differenza sociale, culturale ed economica la violenza di genere. Un male radicato, profondamente malsano e obbrobrioso ma che diviene cronaca quotidiana nei volti, nelle storie, nel dolore che accompagna le vittime e le loro famiglie, senza fine pena. Anche oggi, anche nel 2021.

“C’è stato un momento in cui ho avuto il rigetto degli uomini, almeno di quelli che capitavano a me, così è stato normale avere una relazione con Claudia, una mia compagna di squadra. Nel senso che eravamo molto intime, pensavamo allo stesso modo, avevamo una sensibilità comune e c’è stata una pulsione fisica. Le ho sempre detto: a me piacciono gli uomini, ma se proprio dovessi baciare una donna quella saresti tu. È iniziata così, è durata un anno, lei voleva discrezione, io la provocavo davanti a tutti: dai, amore, sali, che ti aspetto in camera. La seduzione mi piace. Per me era un’esperienza nuova, per lei no, tanto che voleva farmi cambiare idea sugli uomini. Intanto c’è chi mi faceva domande sceme: ma tu per strada chi guardi? Io guardo tutti, perché penso che tutto abbia qualcosa da darmi”.

Di un suo possibile ritorno alle Olimpiadi si è parlato e molto, ma Elisa ha escluso la sua partecipazione ai Giochi di Tokyo:

“Mi sarebbe piaciuto far vedere a mio figlio, che ha tre anni e mezzo, la mamma in pedana. Ma sono incinta di Brando. E tutta questa incertezza sui giochi mi ha scombussolata, come l’anno senza gare. Io non voglio stare sul filo, l’idea di vivere un’Olimpiade segregata, con la paura di prendere il virus, non fa per me, anche perché sono claustrofobica”.

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