Se ricordate il generale Paolo Riccò lo scorso 25 aprile abbandonò la cerimonia della festa della Liberazione a Viterbo perché in dissenso con gli attacchi dell’Anpi. Per questo motivo il ministra della Difesa Elisabetta Trenta aprì un istruttoria. Questo non piacque né alla base né ai vertici della Forze Armate.
Quel giorno, a Viterbo il rappresentante dell’Associazione nazionale partigiani, Enrico Mezzetti, nel mezzo delle celebrazioni per il 25 aprile iniziò a fare propaganda politica, attaccando Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. In consecutio temporum attaccò l’esercito, attribuendo ai militari italiani ipotetici crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale. Infine, la partecipazione alle missioni internazionali e l’operato del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, offendendo, in questo modo, la memoria dei nostri caduti all’estero. Partì poi il canto ‘Bella ciao’. A questo punto il generale Paolo Riccò, comandante dell’Aviazione dell’esercito e le associazioni combattentistiche e d’arma, fu offeso per l’atteggiamento e le parole vergognose nei confronti di chi indossa una divisa, diede l’ordine di rompere le righe, andando via con i soldati. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, a seguito di questa vicenda aprì un istruttoria. Sui social fu creato un gruppo, con quasi 5000 iscritti, denominato ‘Io sto con il generale Paolo Riccò’.
Il tenente Alessandro Scano, del reggimento Lanceri di Montebello, ferito nel 1993 nei combattimenti di Mogadiscio, non usò mezzi termini sulla vicenda del generale Riccò e si chiese quale sia stata ‘l’opportunità, data la gravità e la risonanza mediatica, di verifiche e accertamenti che sono legittimi e previsti dalla legge. Ma anche circa l’opportunità da parte di esponenti dell’attuale governo di pubblicare i propri giudizi sui social’. Ricordando il curriculum di Riccò, specifica: ‘Per noi, la sofferenza e il valore sul campo, non hanno colore. Chiariscano i politici, nei loro ambiti parlamentari e non nelle cerimonie ufficiali, le loro differenze e soprattutto le loro contraddizioni senza riversare la loro bile ideologica su di noi, sulle nostre famiglie e, peggio, sui nostri caduti’. E conclude: ‘Noi siamo già tutti con Paolo Riccò’.
Dal canto suo il ministro, nel corso di un anno, ha fatto molte promesse, mantenendone poche, a partire da quelle sul riordino delle carriere. Basti pensare che un delegato Cocer, nel silenzio più assoluto della Difesa, ha fatto 40 giorni di sciopero della fame per avere le rassicurazioni del caso dal premier Giuseppe Conte.
I militari non ne possono più dell’agire dei 5 stelle. Tutto passa per la piattaforma Rousseau e la ministra non ha, né ieri né oggi, un suo vero potere decisionale. Sono poi infuriati, i militari, per i recenti attacchi al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che vede crescere i cui consensi anche in ambito Forze armate.
Il generale di brigata in ausiliaria Vincenzo Liguori scrisse su Facebook, dopo che la Trenta cancellò un suo commento: ‘Lei parla tanto di trasparenza, ma applica la censura nella peggiore forma di bolscevica memoria! Il mio pensiero non offendeva nessuno ed era riferito agli aspetti tecnici delle procedure di accertamento da lei poste in essere e reclamizzate. La sua reazione avvilisce qualsiasi tentativo di dialogo, riducendolo al mero o ti schieri con e mi ossequi o ti cancello! Questa non è democrazia’.
La nave Open Arms con 147 migranti a bordo è arrivata a Lampedusa. Diverse motovedette della capitaneria di porto stanno monitorando i movimenti dell’imbarcazione. L’ingresso è stato possibile grazie al Tar del Lazio che ha accolto il ricorso dell’Ong catalana. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini non ci sta: ‘Assurdo’. Ed è scontro con la Trenta, che non ha firmato il secondo divieto d’ingresso disposto dal Viminale dopo la sentenza del Tar.
E’ il caso di chiedersi se nascerà un gruppo tra i militari ‘Io sto con Matteo Salvini…’.
Cocis