‘Sui migranti numeri preoccupanti ma primi risultati. C’è un dato innegabile sui migranti: dall’inizio dell’anno al 28 agosto si è registrato un aumento del 103% degli arrivi via mare rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano al termine del Cdm e della riunione del Cisr. Questi arrivi – ha spiegato Mantovano – sono determinati da fattori precisi come l’aumento delle crisi dei paesi di provenienza. Il Sudan, da solo, ha prodotto l’arrivo di 800 mila persone e ci auguriamo che questo non accada con il Niger. I numeri vanno letti e la lettura dei numeri – che sono oggettivamente preoccupanti – non può però non far vedere la dinamica degli arrivi stessi che ha conosciuto un picco nel mese di maggio e poi un abbassamento. In particolare la Tunisia a maggio, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ha registrato +1008%, oggi +386%, in Libia era +167, ora +13 per cento. A ciascuna delle componenti di queste cifre corrisponde una tragedia, però sottolineano che il lavoro in corso da parte del governo italiano comincia a ottenere i primi risultati.’
‘Ci sarà un confronto permanente col governo e proseguiremo su questa strada anche se i numeri (degli sbarchi, ndr) sono ancora molto importanti anche riguardo all’accoglienza’, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi nella conferenza stampa che ha fatto seguito al Consiglio dei Ministri: “L’accoglienza, voglio dirlo, sta reggendo” anche grazie alla “collaborazione che i territori ci stanno dando non senza difficoltà di cui ci stiamo facendo carico e ci faremo carico in maniera crescente”.
“L’Italia sta subendo una pressione migratoria come non si vedeva da molti anni a questa parte, anche a seguito degli avvenimenti, recenti e meno recenti, nel Sahel, con quantità di arrivi imponenti. È difficile spiegare all’opinione pubblica quello a cui assiste e lo capisco bene. I dati dicono che c’è un forte aumento rispetto all’anno precedente anche se, leggendo attentamente questi numeri, si assiste ad un rallentamento dell’aumento dei flussi migratori. Gli aiuti promessi a Tunisi da Italia ed Europa non sono mai stati stanziati e Bruxelles non ha fin qui mosso un dito. Tuttavia la direzione è quella giusta e nonostante gli sbarchi siano in forte aumento» (113mila a ieri) bisogna continuare sulla strada degli «accordi con i Paesi del Nord Africa, di partenza e transito dei flussi». Ma bisogna anche stringere le maglie, dare segnali chiari ai trafficanti» e garantire «un coordinamento maggiore tra noi nell’attività di contrasto ai flussi illegali di migranti».
L’ultima frase è un segnale a molti ministri accusati – riferiscono voci di Palazzo Chigi – di non coordinare il proprio operato contribuendo così all’involuzione del già delicato settore immigrazione. Anche per questo la Meloni dopo Consiglio dei Ministri ha convocato Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica formato dai principali ministri e dai responsabili dell’intelligence. Al centro dell’incontro la delicata questione Tunisia dove nulla procede come previsto. Numeri e fatti lo dicono chiaramente. Ieri l’intelligence segnalava il recupero di una cinquantina di motori sequestrati dalla Guardia Nazionale Marittima di Tunisi ai trafficanti di uomini. Intanto però il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi se la vedeva con gli arrivi di ben 63 barchini partiti dal Nord Africa e con la cifra record di oltre 3mila sbarchi in 24 ore. Una situazione da incubo che oltre alle proteste strumentali dei sindaci Pd, improvvisamente sensibili all’impatto dei migranti sul territorio, deve tener conto del disagio di alcuni primi cittadini non proprio di sinistra. Primo fra tutti Matteo Dipiazza, il sindaco di Trieste che – complice il moltiplicarsi degli arrivi dalla rotta balcanica – si è ritrovato con 500 disperati accampati nelle strade e ha dovuto implorare l’intervento del Viminale per vederne trasferiti 200.
La situazione più ingestibile resta, però, quella tunisina. Per capire perchè nonostante l’impegno della Meloni, di Piantedosi e del ministro degli esteri Antonio Tajani – tutti reduci da Tunisi – la situazione resti ingestibile basta seguire i soldi. I 105 milioni di euro promessi dalla Ue e sottoscritti dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen – sbarcata a Tunisi il 16 giugno con Giorgia Meloni e il premier olandese Mark Rutte – non sono mai arrivati a destinazione. Ma tra i fondi mai stanziati ci sono anche i 100 milioni destinati garantiti dal nostro Ministero degli Esteri. Le conseguenze a catena di questi ritardi sono devastanti. «Le casse del presidente Kais Saied sono vuote e quindi in mancanza dei fondi promessi Tunisi ritarda i pagamenti degli stipendi alle Forze di sicurezza. Tutto ciò – spiegano a Il Giornale le fonti di Palazzo Chigi – provoca forti pressioni interne che hanno come naturale conseguenza la riduzione degli impegni assunti per bloccare le partenze». Questo complica ovviamente anche l’operato della nostra intelligence che rischia di perdere credibilità nei confronti degli interlocutori tunisini. Ancor più gravi sono le conseguenze dell’inazione europea. Gli impegni assunti da von der Leyen erano garantiti dalla presenza di Giorgia Meloni. Il loro mancato rispetto rischia di rendere poco credibile il nostro paese e ridimensionare la disponibilità alla collaborazione di una personaggio problematico e suscettibile come Kais Saied. Anche perchè il mancato rispetto degli impegni europei rischia di rendere sempre più improbabile il via libera al prestito da un miliardo e 900 milioni di dollari del Fondo Monetario Internazionale. Un prestito da cui dipende il salvataggio economico del paese. «É inutile – aggiunge la fonte de Il Giornale – pretendere da Kais Saied riforme e azioni concrete se non gli si danno i soldi per realizzarle». Considerazioni amare, ma reali che contribuiscono ad alimentare l’ira di una Meloni consapevole di come tutto ciò allontani l’unico sviluppo capace di bloccare le partenze. In assenza di fondi e garanzie sarà inutile, infatti, confidare in una richiesta sottoscritta dallo stesso Kais Saied che permetta ad Italia ed Europa di operare direttamente sulle coste tunisine bloccando alla fonte.