In collaborazione con la Galleria d’arte Maggiore di Bologna l’Estorick Collection of Modern Art di Londra espone Giorgio de Chirico in “Myth and Mistery”. Gli enigmi di Giorgio de Chirico sfidano quindi la razionale Inghilterra e la chiamano a confrontarsi con l’astratta Metafisica, esplorando quel mondo magico e misterioso di rinnovamento dell’Arte di De Chirico fatta attraverso l’eredità classica. I riflettori sono accesi sullo scultore con sue opere alte pochissimi centimetri come ad esempio “Gli archeologi”, o di grandezza naturale come “Ettore ed Andromaca” , oppure monumentali come “Il Grande Metafisico”. Questo fornisce anche una chiave di lettura più completa dei dipinti presenti anch’essi nell’esposizione come, ad esempio, la serie di disegni risalenti al 1928. Nella sua pittura si sente sempre una originale interpretazione della classicità di gusto rinascimentale. De Chirico si interessa originariamente alla scultura in terracotta continuando a dipingere contemporaneamente opere di atmosfera metafisica e di impianto tradizionale. I colori che usa di più sono il cobalto, l’oltremare, il vermiglio nelle tonalità squillanti, e svariate tonalità di verde. Ritornando poi ad i suoi temi metafisici De Chirico si dedica alla pratica della scultura in bronzo. De Chirico conobbe il pittore futurista Carlo Carrà ed iniziò il percorso di perfezionamento della pittura metafisica. Le opere sono caratterizzate dalla ricorrenza di architetture essenziali, proposte in prospettive non realistiche ed immerse in un clima magico e misterioso, contraddistine dall’assenza di figure umane. In quel periodo compare il tema archeologico, vero omaggio omaggio alla classicità reinventata in modo inquietante e ne è esempio Ettore e Andromaca. “Non si deve commettere l’errore di pensare che la scultura sia di secondaria importanza nell’opera di de Chirico, perché questa, invece, gioca un ruolo di peso ed è presente in tutto il suo lavoro, compresa la pittura”, sottolinea Franco Calarota, che ha curato la mostra londinese. Statue o frammenti di statue sono infatti assiduamente presenti nei suoi dipinti, siano queste ricordi del passato o trasposizioni nel futuro. Gli stessi manichini, simboli di uomini senza voce e senza volto, diventati gli idoli del mondo metafisico dell’artista, mostrano continuamente la sua riflessione sullo spazio tridimensionale”. De Chirico è convinto che il suo compito sia quello di frugare quello che è dentro la materia, sia esso argilla o marmo. Sempre affascinato dalla scultura, al punto da scriverne un breve saggio, in realtà l’artista comincia a scolpire solo alla fine degli anni ’60 producendo piccoli bronzi, alcuni dei quali presenti nell’esposizione dell’Estorick Collection, che sembrano dar vita a quelle misteriose figure che popolano i suoi dipinti. De Chirico ha trasportato nell’arte la metafisica inventandole uno spazio proprio e l’esposizione di Canonbury Square dimostra come abbia ridisegnato l’iconografia europea del XX secolo attraverso magia e mistero.
Roberto Cristiano
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