Dura tre ore piene la discussione della segreteria del Pd, convocata alla sede nazionale da Enrico Letta. Una segreteria allargata ai tre capigruppo e al tesoriere, con l’obiettivo di raccordare l’attività di partito con l’opposizione parlamentare. I due percorsi, è la sintesi della riunione, devono procedere contestualmente e anche il dibattito congressuale dovrà legarsi all’agenda nel Paese e in Parlamento. A marzo, ci sarà il congresso.
Per i dem, le priorità del governo sono difficili da identificare: “La presidente del Consiglio ci ha detto chi è ma non cosa intende fare”, è la valutazione. “Sul contante l’impressione è che la premier abbia voluto dare un contentino alla Lega: ok alla soglia alta ma in cambio niente quota 101, niente flat tax modello Carroccio, niente accondiscendenza verso le mille promesse elettorali irrealizzabili. Semplicemente per un motivo: le risorse non ci sono”, sottolineano fonti del Nazareno.
Intanto però, in vista del congresso di marzo, che dovrebbe segnare l’addio di Letta al partito, il segretario pesantemente sconfitto alle elezioni dal centrodestra e alle prese con un partito che rischia di essere cannibalizzato dal M5S, secondo indiscrezioni Enrico Letta starebbe pensando a un ritorno in Francia, dove si era autoesiliato all’università “Sciences Po”.
Il segretario del Pd, secondo Dagospia, sembra non avere scelta: «Per lui non resta che il buen retiro parigino: vorrebbe tornare a fare il preside della scuola Affari internazionali dell’università Sciences Po».
Ma non sarà facile neanche lì. Secondo l’informatissimo sito, il suo ritorno a Parigi troverebbe resistenze da parte delle autorità accademiche che lo dovrebbero accogliere da perdente…