Enrico Letta e il ripudio del renzismo

Enrico Letta Mentre è sicuro di vincere le suppletive di Roma Centro, il collegio lasciato vacante da Roberto Gualtieri e il candidato sarà un democratico doc, mai con esponenti non iscritti al partito del Nazareno.

Si pensa ad  Enrico Gasbarra, uomo di trafila con cambi di volto prima non  democristiano, poi  popolare, margheritino, infine dem, amico di Goffredo Bettini,  vicesindaco di Walter Veltroni,   deputato per due legislature e poi europarlamentare.

Repubblica suona la fanfara per  Enrico Letta che  ha stabilito una gerarchia nella coalizione di centrosinistra, a lungo immaginata a trazione Cinquestelle e adesso invece in capo al Pd, motore di quel campo largo che è la strada giusta.

 Letta ha riportato l’ordine in un partito dove  tante erano le divisioni interne e i continui riposizionamenti. Unico vero e solo comandamento è ripudiare  il loro passato renziano.  Fatto questo nel Partito democratico si può fare qualunque cosa: essere a favore dei grillini nel gruppo socialista europeo o no, essere proporzionalisti o no, essere per la marijuana e l’eutanasia o no, essere per Draghi al Quirinale o no, essere per elezioni anticipate o no.

In pratica Letta è diventato un ‘Coach’ che  durante l’assemblea dei sindaci democratici e progressisti  ha tranquillizzato  quei primi cittadini che anelano ad essere eletti in un Parlamento ristretto da un referendum appoggiato dal segretario che farà nuove liste e sostituzioni. Le correnti al momento sono silenti.

Stefano Bonaccini è fuori da ogni contesa, la  base riformista ha una funzione al momento indeterminata così come  le  simil-correnti di Serracchiani, Ascani, Delrio ed altre.  Il ministro del Lavoro,  Andrea Orlando, è una presenza sporadica nel proporre nuovi ingressi. ogni tanto fa salire a bordo qualcuno dei suoi.

Letta il soporifero ha addormentato il gioco e fino alla prima buriana non sapremo se la sua strategia al valium reggerà.

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