Enrico Letta e il variopinto accordo elettorale

Con la conferenza stampa nelle sale del Pd Luigi di Maio afferma: «Oggi sigliamo importante intesa con Partito Democratico per collegi uninominali» La variopinta macchina elettorale del Pd  di Enrico Letta con Fratoianni e Bonelli fa solo “un accordo elettorale, non di governo”, assegnando loro, insieme con Impegno civico di Di Maio e Tabacci, il 20 per cento dei collegi unininominali del Pd.

Un cocktail preparato con una  spruzzata di bianco centrista di Bruno Tabacci, un profondo rosso di Nicola Fratoianni, mischiato con  l’ambientalismo radicale di Angelo Bonelli, l’ex azzurro della Gelmini e Carfagna, il tutto shakerato con Carlo Calenda. Risultato, imbevibile.

Letta imbarca anche la sinistra radicale elettorale pur di fermare “le destre, impedire a Matteo Salvini e Giorgia Meloni in caso di vittoria di stravolgere la Costituzione”. Il tutto ricorda l’alleanza di Achille Occhetto che, benchè gioiosa, fu azzerata da Silvio Berlusconi.

Alleanza creata per combattere il ‘nemico’ della destra contro la quale viene lanciato ‘l’allarme’

Un’impostazione di aprioristica, dichiarata delegittimazione dell’avversario politico, trattato ogni volta alla stregua del nemico e contro il quale la sinistra lancia quello che lo stesso Letta chiama “allarme”.

Come è  possibile mettere d’accordo  il programma sottoscritto con Calenda di abbassare le tasse con la linea opposta non solo di Fratoianni ma anche di Roberto Speranza di Articolo Uno? Come conciliare il posizionamento occidentale, gli attacchi alle “destre” definite dallo stesso Calenda “orbaniane e filoputiniane” con Fratoianni che si è sempre espresso contro l’invio delle armi all’Ucraina?

Matteo Renzi mette subito il dito nella piaga e attacca il Pd: “Come si fa a promettere la riduzione delle tasse se poi per prima cosa Letta propone la patrimoniale?”.

Duro affondo di Giorgia Meloni: “Un carrozzone. Un accordo senza alcuna visione comune non + un accordo per governare 5 anni una Nazione. ‘Per salvare la Costituzione’ dicono, a me sembra solo per garantirsi le poltrone. Non fatevi fregare”. Meloni, in un’intervista al canale Usa Fox, dice che potrebbe essere lei la “prima premier donna” in Italia.

Il centrodestra preferisce parlare del programma che sta perfezionando in 15 punti, dal titolo “Italia domani“. Berlusconi propone una flat tax per tutti al 23 per cento, Salvini osserva che intanto si potrebbero “detassare subito premi ai lavoratori, straordinari, aumenti di stipendio”. Visioni opposte quelle tra un centrodestra compatto e un centrosinistra che gli opposti però li ha anche al suo stesso interno. Pur di battere “le destre”, senza mai nominare la parola centro.

Il Pd dovrebbe presentarsi nel 58 per cento dei collegi uninominali, il 24 per cento dovrebbe andare a Calenda e +Europa, il 14 ai Verdi e Sinistra Italiana , il 4 per cento a Impegno civico di Di Maio e Tabacci. Sarà d’accordo Calenda  che fino a ieri sera taceva e l’altro ieri ha bombardato via Twitter la possibile intesa, poi raggiunta dal Pd,  anche con Fratoianni  e Bonelli?

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