Enrico Letta e l’idea ‘spot’ di dare il voto ai sedicenni

Enrico Letta durante l’assemblea nazionale del Pd che lo ha eletto segretario rilancia l’idea, non nuova, di dare il voto ai sedicenni, non tenendo conto dell’effetto a cascata  su tutte quelle norme, dal civile al penale, passando per il lavoro e per il banale conseguimento della patente, che regolano diritti e doveri dei cittadini.

Partiamo dall’articolo 48 della Costituzione che per individuare l’elettorato attivo fa riferimento a tutti i cittadini che hanno raggiunto la maggiore età. E così rinvia alla disciplina della maggiore età che si trova nel codice civile.

Si può modificare la maggiore età che oggi è fissata a 18 anni intervenendo sull’articolo 2 del codice civile. Oppure cambiare la disposizione costituzionale stabilendo un’età specifica col quale si assume la capacità elettorale. In questo secondo caso ci potrebbe essere il rischio di una irragionevolenza per la maturità ordinaria per acquisire il potere di autodeterminarsi in qualsiasi altro settore.

Ci sarebbe sicuramente una disarmonia, che potrebbe giungere a essere una diversità irragionevole della disciplina. Perché una volta che qualcosa è stabilito dalla Costituzione non si può dichiarare incostituzionale. Si potrebbe conseguirne una dichiarazione di incostituzionalità dell’articolo 2 del codice civile sulla maggiore età.

Si potrebbe lasciare immutata la Costituzione e decidere di intervenire sul codice civile avendo però chiare tutte le conseguenze a cascata che potrebbero sopraggiungere. Perché il mutamento non è mai un mutamento singolo, ma deve essere coordinato e di sistema.

Pensiamo al diritto penale: oggi al di sotto dei 14 anni non si è imputabili in maniera assoluta. Mentre tra i 14 e i 17 anni la maturità non si presume, ma deve essere provata di volta in volta. Dunque c’è una fascia di protezione ulteriore data sia per la responsabilità sia per il giudice, il tribunale dei minori, che ne valuta il comportamento. È inevitabile quindi che se si abbassasse a 16 anni la maggiore età, dovrebbe essere abbassata anche l’età in cui si assume la piena responsabilità penale.

Ci potrebbero essere effetti per l’età matrimoniale, che ora è prevista per i 18 anni e può essere abbassata solo se c’è un’autorizzazione specifica da parte del tribunale. Cambierebbe tutto l’assetto. Ma anche norme di contorno come quelle di carattere previdenziale. Per esempio fino a quale età si può godere degli assegni familiari. Ma pensiamo anche più banalmente al conseguimento della patente di guida. Insomma, se si vuole procedere in questo senso c’è bisogno di un intervento che armonizzi l’intero sistema.

L’idea di estendere il diritto di voto a partire dai 16 anni. era stata presentata nel 2007 da Walter Veltroni quando era alla guida del Pd. Negli ultimi anni, quando hanno iniziato ad acquistare sempre più rilevanza i movimenti ambientalisti giovanili, Letta aveva riproposto la questione, affermando che fosse un modo per far capire ai ragazzi nelle piazze che la classe dirigente li stesse prendendo sul serio

Quando nel 2019 Letta aveva rilanciato il voto ai sedicenni, l’idea era stata accolta con favore sia da Nicola Zingaretti che da Luigi i Maio e Giuseppe Conte. Ma anche alcuni esponenti della Lega si erano detti d’accordo, in primis il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che aveva ricordato di essere stato il primo firmatario di una proposta di legge di questo tipo alcuni anni prima. Nel 2015 infatti la Lega aveva presentato una proposta di legge costituzionale per estendere il diritto di elettorato attivo ai sedicenni sia per quanto riguarda la Camera che il Senato.

Si proponeva quindi di modificare gli articoli 48 e 58 della Costituzione. Per allargare il diritto di voto ai sedicenni, infatti, c’è bisogno di attivare la cosiddetta procedura rafforzata, proprio in quanto si va a modificare la legge fondamentale. Due anni più tardi, nel 2017 un’altra proposta di legge costituzionale è stata presentata per iniziativa del deputato Toninelli: il contenuto è rimasto lo stesso, con la modifica degli articolo 48 e 58, ma si parla anche di estendere “l’elettorato attivo a sedici anni al di là della sede delle tradizionali elezioni politiche – ambito al quale si fermano altri progetti di legge simili – imponendolo, attraverso adeguamento legislativo, nelle regioni, nelle città metropolitane, nei comuni ma anche e soprattutto in tutte le forme di consultazione popolare, comprese le consultazioni referendarie di ogni tipo e le altre forme di consultazione in cui è richiesta la partecipazione dei cittadini”. E infine nel 2018 il presidente del PSI, il senatore Riccardo Nencini, aveva presentato un disegno di legge a Palazzo Madama per estendere il diritto di voto ai sedicenni almeno per le elezioni amministrative.

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