Pd si spacca sulle regole. Salta il voto in direzione

Congresso da tenersi a novembre. Ed assemblea nazionale il 14 settembre. Sono questi gli unici due punti indicati dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani, durante la direzione nazionale del partito, su cui sembra essersi trovato un accordo. Sul ruolo del segretario, del candidato premier, regole su primarie e congresso è divisione totale. Solo il rinvio del voto ha evitato al Pd una spaccatura con ricadute inevitabili sulla stabilità del governo. “Tagliamo la testa al toro – dice Epifani – anche se non mi spetta, la mia indicazione è di votare entro novembre”. E giù un applauso liberatorio. Si replica il bis quando si parla del 14 settembre come data per celebrare l’assemblea nazionale. Ma poi cala il gelo. Il congresso, per il segretario del Pd, deve partire dai circoli e dopo saranno formalizzate le candidature a segretario. Per Epifani quella del segretario Pd “deve essere una figura alta che si impegni prevalentemente nel partito”, quindi separata dalla figura del candidato premier. Diverse anche le primarie. Per il segretario-traghettatore il leader Pd va eletto da una platea ristretta mentre il candidato premier da primarie aperte. Anche per il ministro Dario Franceschini servono primarie aperte per il candidato premier, mentre il segretario va “eletto da aderenti nel modo più coinvolgente possibile”. Ma su queste indicazioni ono piovute le critiche dei renziani, del “giovane turco” Matteo Orfini e di Gianni Cuperlo, sostenitori della platea larga e di candidature presentate prima dell’inizio del percorso congressuale. “La proposta sulle regole avanzata da Epifani non va bene. In un momento difficilissimo per il Pd non possiamo chiuderci nelle nostre paure”, scrive Orfini su Twitter. Cuperlo dice “no alla presentazione delle candidature nazionali dopo i congressi regionali”, sì a un congresso che “sia aperto, inclusivo. Dobbiamo eleggere il segretario, se si cambiano le regole dobbiamo farlo insieme. Se non c’è accordo su ruolo segretario-premier decida il congresso”. Parole, quelle di Cuperlo, applaudite in platea dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha poi lasciato la Direzione senza fare commenti. La direzione del Pd si è così conclusa senza il voto sulla relazione del segretario.

 

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